Afghanistan, il contingente italiano cambia volto
07 Aprile 2008
Al summit NATO di Bucarest, timidi segnali di risveglio sono giunti anche
dall’Italia. Per quanto il governo Prodi abbia confermato l’intenzione di non
rafforzare il contingente impegnato in Afghanistan, dalla Romania è venuta
l’ufficializzazione della sua riorganizzazione sul campo. A Kabul verrà ridotto
il numero di soldati, con la conseguente rinuncia al comando a rotazione della
capitale con Francia e Turchia, per rafforzare i presidi di Herat e Farah.
I
1.250 soldati attualmente di stanza a Kabul saranno ridotti a circa 500 entro
la fine dell’estate, quando terminerà il turno di comando della capitale
affidato alla Brigata Taurinense. Allo stesso tempo, ci sarà la trasformazione
del comando della regione ovest in una struttura di comando di livello brigata
– la prima unità ad avere questa responsabilità è la Brigata Friuli – e la
sostituzione dell’attuale forza di reazione rapida italo-spagnola con un
battaglione di manovra – inizialmente su base 66° reggimento di fanteria
aeromobile Trieste – in modo da portare la componente operativa dagli attuali
200 uomini scarsi a oltre 700.
In questo modo la nostra presenza militare ad Herat verrà rafforzata e
diventerà molto più organica e omogenea. Finora i soldati italiani, se si
eccettua la forza di reazione rapida e le forze speciali, hanno operato in
questo settore con compiti semplicemente logistici, di supporto e assistenza
senza una struttura di comando in grado di pianificare operazioni più
complesse. L’utilizzo di un comando di livello brigata ampiamente rodato permetterà
di aumentare significativamente le nostre capacità di pianificazione e,
l’impiego di un battaglione di manovra, quelle operative. Se poi dalle urne
dovesse uscire un nuovo governo di centro-destra, il contingente di stanza ad Herat
potrebbe essere ulteriormente rafforzato, magari con forze fresche provenienti
dal Libano, dove la presenza italiana (2.500 soldati) è sproporzionata rispetto
al mandato della missione Unifil.