Afghanistan. Karzai: “Piano di Obama è proprio ciò che speravamo”

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Afghanistan. Karzai: “Piano di Obama è proprio ciò che speravamo”

28 Marzo 2009

"La nuova strategia di Washington per Afghanistan e Pakistan è esattamente ciò che il popolo afgano sperava". Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Hamid Karzai, all’indomani dell’annuncio del presidente americano Barack Obama con il quale ha avuto un colloquio telefonico.

Karzai ha quindi chiesto alle Nazioni Unite di rimuovere dalla black list i nomi dei leader talebani che non sono schierati con al Qaeda, che non sono collegati con la rete terroristica e che "hanno bisogno – ha detto Karzai – di pace nelle loro terre".

"Apprezziamo in particolare la volontà di rafforzare le istituzioni civili e militari del Paese. Confermiamo il nostro impegno nella lotta alla corruzione". Obama ha deciso il dispiegamento di altri quattromila uomini nel Paese, oltre ai 17 mila già in partenza per lo scacchiere afghano: in agosto, quando nel Paese si terranno le elezioni presidenziali, il contingente Usa dovrebbe così poter contare su circa 60 mila unità.

Karzai, che ha accolto con favore anche l’intenzione statunitense di includere l’Iran nel processo di stabilizzazione della regione, ha poi incoraggiato gli Usa ad avviare un dialogo con i leader talebani moderati. "Lo proponiamo da tempo", ha spiegato, chiedendo contestualmente all’Onu di rimuovere dalla lista nera i capi talebani che non sono collegati ad al-Qaida. Il piano dell’amministrazione Usa incassa dunque il parere positivo di Karzai, dopo quello espresso ieri dal presidente pachistano, Asif Ali Zardari, che ha accolto con favore il "rafforzamento della democrazia" in Pakistan, attraverso lo stanziamento di 1,5 miliardi di dollari annuali.

Sul campo resta alta la tensione: nelle ultime 24 ore le truppe Usa e quelle afghane hanno ucciso 19 ribelli in due distinte operazioni, mentre le forze di sicurezza assieme agli uomini delle forze speciali italiane hanno catturato un capo talebano, nell’area di Shindand, sospettato di aver organizzato e partecipato all’attentato di ieri con un’autobomba contro una pattuglia di alpini. L’uomo, di cui non è stato reso noto il nome, sarebbe un leader talebano della provincia di Farah, confinante con quella di Shindand dove ieri mattina sono stati attaccati gli italiani: solo la pronta reazione del conducente di uno dei quattro blindati Lince ha evitato che il mezzo venisse investito in pieno dall’esplosione.

Nessun soldato è così rimasto ferito, mentre il veicolo è andato praticamente distrutto. Gli scontri proseguono anche lungo il confine pachistano: almeno 26 ribelli sono stati uccisi oggi dai bombardamenti dell’esercito di Islamabad nel distretto di Mohmand, nel nordovest del Paese. Nell’area, le forze pachistane sono impegnate a combattere i gruppi di talebani e di ribelli islamici legati ad al-Qaida.