Afghanistan. La Russa e Petraeus: “Nessuna exit strategy”

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Afghanistan. La Russa e Petraeus: “Nessuna exit strategy”

16 Ottobre 2010

Non esiste alcuna exit-strategy dall’Afghanistan ma obiettivi che possono essere raggiunti non solo con soldati-combat ma anche con addestratori in grado di terminare la transizione e consegnare al governo e all’esercito afghano l’intero territorio. Lo ha sottolineato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo il quale parlare di exit-strategy vuol dire "dare un vantaggio ai terroristi".

L’impegno del governo italiano nel seguire fino in fondo la strategia dell’Isaf, La Russa lo ha confermato al generale Davide Petraeus nel corso del colloquio avuto a Milano al comando della Prima Regione Aerea. "Non mi piace – ha spiegato La Russa – parlare di exit strategy. Non mi piace parlare di date, preferisco parlare degli obiettivi. Il nostro è quello di riconsegnare al governo e all’esercito afghani il territorio in modo che possano da soli proseguire nell’azione di contrasto del terrorismo e avviare una fase di normalizzazione".

La Russa non ha voluto dare date però ha confermato che il 2011 può essere un anno decisivo perché il Piano di ricostruzione territoriale nella zona Ovest sta proseguendo: "Penso che entro la fine del 2011 già diversi distretti della zona ovest potranno essere consegnati. Herat, per esempio, è già una zona che potrebbe essere pronta". Proprio su questo aspetto il generale Petraeus ha confermato la validità dell’intervento italiano definendolo un esempio: "È un privilegio essere comandante di uomini e donne italiani in uniforme. Si tratta di persone estremamente professionali, capaci e coraggiose".

Il ministro della Difesa ha anche confermato al comandante dell’Isaaf che entro la fine dell’anno i soldati italiani saliranno a 4 mila e che c’è disponibilità per i primi mesi del 2011 per un ulteriore incremento che "sarà comunque deciso dal presidente Berlusconi per quanto riguarda un ulteriore numero di addestratori. Alla fine di quest’anno ne avremo quasi 500, nel 2011 potrebbero salire anche oltre i 600".

Nulla di nuovo invece sugli armamenti degli aerei. Dopo l’uccisione dei quattro alpini La Russa aveva avanzato l’idea di armarli con bombe: "Non ne abbiamo parlato. La Nato e l’Isaaf prevedono, anzi auspicano, che ogni mezzo abbia un armamento completo, quindi si tratta più di una nostra valutazione che faremo da qui a Lisbona". Nel colloquio David Petraeus e La Russa hanno parlato anche della trattativa tra il governo Karzai e i talebani, supportata dalla Nato: "Noi – ha spiegato il generale americano – supportiamo questa iniziativa perchè sappiamo che la riconciliazione è fondamentale ma i talebani devono rispettare le condizioni che molto chiaramente ha posto Karzai: devono deporre le armi, cessare le violenze, tagliare i legami con Al Qaida, allontanarsi dal terrorismo internazionale ed accettare la costituzione afgana".

La missione – nonostante un sondaggio negli Usa dica che solo il 37% degli americani sostiene la guerra, mentre il 52% si dice convinto che l’Afghanistan si è ormai trasformato in un nuovo Vietnam – ha sempre un unico obiettivo: fare tutto il possibile ha spiegato Petraeus "affinché quel paese non sia più il santuario dei talebani".