Afghanistan, per le donne sono tornati i tempi bui dei Talebani

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Afghanistan, per le donne sono tornati i tempi bui dei Talebani

31 Marzo 2009

Il primo giorno della Conferenza internazionale per l’Afghanistan all’Aja, sulla politica mirata a sostenere lo sviluppo e la riconciliazione nel Paese, è stato marcato da un’aspra polemica. Proprio nel giorno in cui l’Afghanistan si trova al centro delle attenzioni internazionali, il presidente Hamid Karzai è finito sulle prime pagine dei giornali per le durissime critiche alla legge da lui sottoscritta che autorizza, tra l’altro, lo stupro del marito nei confronti della moglie.

Nonostante il testo finale del documento non sia ancora stato reso pubblico, la legge ha già suscitato le prime reazioni internazionali. Fonti legate all’Onu, vari attivisti per i diritti umani e alcune deputate afghane hanno denunciato che la nuova legge sul diritto di famiglia impone alle donne di chiedere al marito il permesso per uscire di casa, anche solo per andare al lavoro, studiare o recarsi dal medico. Per di più l’articolo 132 del documento legalizza lo stupro nell’ambito del matrimonio dato che la moglie non potrà rifiutarsi di aver rapporti coniugali con il marito. Per l’esattezza il testo recita come segue: “Le donne sono obbligate a obbedire alle richieste sessuali del marito” e “gli uomini devono poter mantenere relazioni sessuali con la propria moglie almeno una volta ogni quattro notti, a meno che non siano malate”.

Un documento informativo preparato dal “United Nation Development Fund for Women” rivela inoltre che la nuova legge affida la custodia dei figli solo al padre e ai nonni maschi. Provvedimenti chiaramente in contrasto con la garanzia di parità di diritti fra i sessi contenuta nella costituzione afghana e in diversi trattati internazionali cui ha aderito il governo di Kabul. “La situazione è peggio di quando eravamo sotto i talebani”, commenta con amarezza la senatrice afghana Humaira Namati.

La costituzione afghana e i vari accordi internazionali sottoscritti dall’Afghanistan impongono e garantiscono la parità di diritti alla donna. Allo stesso tempo, però, la stessa Carta permette alla comunità Sciita – che rappresenta circa il 10 per cento della popolazione – di avere un diritto di famiglia diverso da quello approvato a livello nazionale e basato sulla giurisprudenza tradizionale Sciita. 

Il quotidiano britannico The Guardian ha accusato duramente il presidente Karzai di cercar di conquistare la simpatia dei settori conservatori, in particolare quella delle minoranze hazara e sciita, e assicurarsi così il loro consenso alle elezioni presidenziali di agosto. In gioco, infatti, ci sarebbero le prossime votazioni che si prevedono particolarmente combattute a causa del calo dei consensi dell’attuale presidente.

La deputata Shinkai Zahine Karokhail ha denunciato che la legge è stata approvata con tempi rapidissimi e praticamente senza dibattito. “Volevano passarla come fosse un negoziato segreto – ha spiegato – c’erano molte cose che volevamo cambiare, ma non volevano discuterne perché Karzai vuole compiacere gli sciiti”. Altre esponenti politiche come Shukria Barakzai, molto più pragmaticamente sottolineano come il seppur limitato dibattito abbia permesso di migliorare la situazione delle minorenni, innalzando l’età minima per il matrimonio delle donne da 9 a 16 anni ed eliminando completamente le previsioni che permettono i matrimoni temporanei. “Sicuramente la norma non è perfetta al 100 per cento – ha dichiarato – ma in confronto con la bozza precedente è un grande passo perché prima il diritto di famiglia veniva fondato sul diritto consuetudinario”.

Messo alle strette dalle diverse organizzazioni di attivisti per i diritti umani, il ministero della Giustizia ha confermato che Karzai ha firmato la legge a marzo, ma ha tenuto a sottolineare che il testo non verrà pubblicato fino a quando non verranno risolti alcuni “problemi tecnici”. Una forma, forse, per guadagnare tempo e cercare di rimediare una manovra politica azzardata e rischiosa, specialmente quando molti paesi stanno discutendo l’invio di nuovi contingenti per le elezioni e la ricostruzione democratica del Paese.  

Il deputato Ustad Mohammad Akbari, leader del partito della minoranza Hazara, ha difeso e confermato il sostegno della sua comunità alla legge. “Uomini e donne hanno gli stessi diritti sotto l’Islam, ma vi sono differenze nel modo in cui Dio li ha creati”. Per Akbari la sua tesi sarebbe dimostrata dal fatto che “gli uomini sono più forti e le donne un po’ più deboli. Persino in Occidente non vedi donne lavorare come pompieri!”. Un’affermazione che, se si fosse mai preso la briga di fare un giro in Occidente, forse non sarebbe stata così scontata.

Il deputato sostiene la norma perché la legge prevede che la moglie possa rifiutare al marito rapporti sessuali “se è malata o se ha un’altra ragionevole scusa”. E poi, aggiunge Akbari, “la donna può uscire di casa senza permesso in caso di emergenza”. Una grande concessione, verrebbe da dire.

La vicenda sta diventando sempre più imbarazzante per le forze internazionali che sostengono il governo Karzai. Oggi stesso, in un incontro con la stampa prima dell’avvio dei lavori della Conferenza Onu all’Aja, la commissaria Ue alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner ha annunciato lo stanziamento da parte della Comunità europea di altri 60 milioni di euro per lo sviluppo dell’Afghanistan, in aggiunta ai 700 milioni già previsti per il periodo 2007-2010. Il segretario di Stato Hillary Clinton aveva parlato invece della necessità di riconciliazione con la parte moderata dei talebani. “Ai talebani che rompono con l’estremismo va offerto un’onorevole forma di riconciliazione”, ha detto la Clinton parlando alla Conferenza internazionale.

Appena arrivato al World Forum dell’Aja, il presidente Karzai,aveva espresso la sua soddisfazione per l’iniziativa affermando: “È importante che il mondo guardi all’Afghanistan”. Una frase molto appropriata se consideriamo che, dopo l’infuriare della polemica, gli occhi sono ora più che mai puntati sui futuri passi che farà l’Afghanistan. Ma al centro del mirino c’è lo stesso Karzai che, negli ultimi tempi, sta diventando sempre più impopolare tanto in casa come all’estero. La nuova legge sul diritto di famiglia costituirebbe quindi l’ultimo tentativo di accaparrarsi i voti del potente consiglio dei chierici sciiti.

Per il momento la comunità internazionale ha deciso di tacere e di non commentare la questione. Un diplomatico occidentale a Kabul, ripreso dal The Guardian, sottolinea quanto è difficile che la norma venga cambiata, specialmente perché “rischia di diventare un’accusa contro la cultura afghana”. Per Soraya Sobhrang, capo della Commissione Indipendente sui Diritti Umani in Afghanistan, il silenzio occidentale è “disastroso per i diritti delle donne afghane”. Secondo la sua esperienza, è grazie alla mobilitazione della comunità internazionale sui diritti delle donne che nel Paese si è aperto il dibattito. “Adesso che ci sono le elezioni e che c’è meno attenzione internazionale è troppo tardi per cambiare la legge”, ha concluso Sobhrang.

In Italia ci sono già state le prime ripercussioni alla notizia e, da più fronti, si chiede al ministro degli Esteri Frattini di intervenire di concerto con la comunità internazionale. La replica del titolare della Farnesina non si è fatta aspettare: "Abbiamo detto a Kabul pubblicamente che questa legge sulle donne deve essere modificata o che comunque ci aspettiamo un segnale chiaro che smentisca che una legge del genere non avrà mai la luce". "Non possiamo neanche immaginare – ha proseguito – che mentre facciamo enormi sforzi per l’Afghanistan si passi un provvedimento che mortifica il ruolo delle donne".

Nel frattempo, secondo alcune indiscrezioni, nella capitale girano voci che la comunità internazionale si sarebbe irritata alla notizia dell’approvazione della legge per mano di Karzai, e c’è chi da Kabul assicura che le ambasciate sono già pronte a intervenire appena la legge sarà definitivamente pubblicata.