Afghanistan, soluzione “all’italiana” per i danni collaterali
20 Marzo 2010
Nonostante gli sforzi e la messa a punto di regole ad hoc per evitarli, i “danni collaterali” continuano ad essere protagonisti del conflitti afghano. Protagonisti soprattutto sul piano mediatico dal momento che ogni vittima civile provocata per errore dalle forze alleate ha una visibilità e una eco cento volte maggiore dei morti ammazzati dai talebani o volontariamente o perché, barbaramente, usano i civili come scudi umani. Poco importa ai media e all’opinione pubblica che le vittime civili colpite per errore in Afghanistan siano ben poche rispetto a tutti i conflitti precedenti grazie anche a una tecnologia eccellente ma purtroppo non ancora capace di azzerare ogni margine di errore, specie in un conflitto nel quale miliziani senza uniforme si mischiano alla popolazione.
L’ultimo caso risale al 20 febbraio quando nella provincia di Oruzgan le forze speciali statunitensi hanno indirizzato i cacciabombardieri su un convoglio di tre veicoli. A bordo si sospettava la presenza di talebani in fuga dalla vicina Marjah, città investita dall’offensiva alleata, invece si trattativa di un nucleo famigliare proveniente da quella città e in fuga dalla guerra. Il bilancio è stato di 27 civili morti e 12 feriti. Nelle ore successive si è ripetuto il solito copione ormai più volte replicato. Proteste del governo afghano e del presidente Hamid Karzai per il quale le vittime civili “sono un ostacolo enorme per una efficace lotta al terrore”. Scuse del generale Stanley McChrystal che “eserciterà ogni sforzo per evitare che in futuro si ripetano simili incidenti”. I velivoli restano però insostituibili per colpire i talebani, fornire appoggio alle pattuglie alleate e ridurre di fatto i caduti tra le truppe della coalizione e afghane.
Anche per questo suscitano perplessità le dichiarazioni del ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa, che in un’intervista ha ribadito la soluzione italiana, anzi “all’italiana”, al problema dei danni collaterali. Il ministro ha spiegato a SkyTg24 che i cacciabombardieri dell’Aeronautica militare italiana (quattro Amx Acol basati a Herat) per volontà politica non sono dotati di bombe. “Se non possono sganciare bombe non possono commettere errori”. “Non voglio fare il primo della classe – ha aggiunto – anzi forse sono ingeneroso verso altre nazioni che si sono comportate diversamente: quando ho autorizzato l’invio dei Tornado, aerei bombardieri ma che hanno anche una funzione di monitorare il territorio, ho dato disposizione, consultandomi prima con i capi militari italiani, che non avessero l’armamento delle bombe”.
Chiaro no? I cacciabombardieri senza le bombe non fanno male a nessuno, né ai civili né ai talebani. Se tutti i Paesi della Nato che impiegano i jet per lanciare bombe (di solito in testa ai talebani, solo a volte e per errore sui civili) applicassero le stesse limitazioni ai loro velivoli vi sarebbero forse meno danni collaterali ma gli insorti avrebbero buon gioco a muoversi a loro piacimento sul vasto territorio impossibile da presidiare con truppe a terra. Se i velivoli americani, britannici, canadesi, olandesi, francesi, danesi e norvegesi non sganciassero bombe i miliziani potrebbero occupare città e villaggi e infliggere un maggior numero di perdite alle truppe alleate e ai civili. Lo sanno bene anche i soldati italiani considerato che i cacciabombardieri alleati intervengono spesso a dare una mano alle nostre colonne cadute in imboscate nell’ovest afghano. Per non parlare dei nostri acquisitori di obiettivi che nel settore di Surobi, a est di Kabul, in molte occasioni hanno guidato i jet alleati sulle postazioni talebane situate a volte vicino a centri abitati.
Oltre all’Italia solo la Germania schiera aerei da combattimento in Afghanistan privi di bombe, così non sbagliano a impiegarle. Berlino però è finita ugualmente nell’occhio del ciclone, con tanto i dimissioni di vertici militari e di un ministro, per la strage di civili di Kunduz, provocata l’anno scorso da aerei statunitensi chiamati a bombardare dal contingente tedesco. E poi giova ricordare che costruire, mantenere, aggiornare e impiegare i jet da combattimento costa molti soldi. Schierarli in guerra disarmati solo per consentire all’Aeronautica di mostrare le sue insegne nei cieli afghani significa coprirsi di ridicolo agli occhi degli alleati oltre a rendere i velivoli inutili ma ugualmente molto costosi per il contribuente. Visto che il ministro La Russa ha capito che l’impiego più efficace e sicuro dei cacciabombardieri è senza le bombe poteva farci risparmiare un sacco di soldi rinunciando all’aggiornamento degli Amx alla versione Acol, al programma di mezza vita dei bombardieri Tornado (MLU) e soprattutto evitando di acquistare i nuovi F-35 del programma Joint Strike Fighter. Cacciabombardieri avveniristici e invisibili ai radar che ci costeranno miliardi di euro ma che a noi non serviranno mai. Inspiegabilmente, sono stati progettati per imbarcare e sganciare bombe.