Afghanistan. Un clima di violenze accompagna l’apertura dei seggi
20 Agosto 2009
di redazione
Seggi aperti in Afghanistan. Tra violenze e paura la gente si è messa in coda per eleggere il nuovo presidente del Paese.
Hamid Karzai è stato uno dei primi a votare, in una nazione dilaniata da violenze, tensioni e accuse, perché con le prime schede compilate arrivano anche i primi razzi dai mujaheddin: quattro le vittime, tra cui anche un bambino, e numerosi feriti. I seggi di Kandahar e Kunduz sono stati presi di mira nella speranza che la paura sia più forte della voglia di democrazia. E per ora forse è così, visto che l’affluenza alle urne è minore rispetto alle attese.
Scontri a fuoco si sono verificati anche a Kabul, dove i talebani hanno cercato di portare a termine un attacco suicida, asserragliandosi in un edificio non lontano dal commissariato di polizia dell’8/o distretto. Zabib Mujahid, portavoce del gruppo terroristico, ha sostenuto che "cinque kamikaze con giubbetti pieni di esplosivo sono entrati oggi in città. Uno di essi si è fatto esplodere davanti al commissariato, causando la morte di 20 agenti". Questa notizia non è però stata confermata da fonti ufficiali.
Nelle scorse settimane i talebani avevano lanciato una campagna di boicottaggio del voto denunciando che esso fa parte di "un’enorme frode orchestrata dagli Stati Uniti". Hanno minacciato la popolazione ("a chi vota taglieremo orecchie e dita") e dimostrato che sono ben preparati alla guerra con continui attacchi e violenze.
Questa è la terza volta dal 2001 che gli afghani sono chiamati alle urne dopo le presidenziali del 2004 e le legislative del 2005. I seggi sono stati aperti alle 7 (4:30 italiane). Ed è proprio nella zona dei nostri militari, quella di Herat, che già dalle prime ore dell’alba si sono formate lunghe code. Sui 1.014 seggi elettorali previsti in tutta la regione.