Agenzia Nucleare, i “duri” del Pd stroncano il candidato Veronesi
01 Agosto 2010
In questi giorni politicamente così agitati che il Direttore Generale della RAI ha deciso di richiamare in pista dalle ferie i responsabili dei maggiori talk-shows per essere pronti all’eventualità di lanciare “approfondimenti” sulla situazione politica, potrebbe sembrare strano, quasi fuori luogo, parlare dell’Agenzia sulla Sicurezza Nucleare sempre in procinto di partire ma mai attuata da più di un anno.
Il Governo da tempo ha deciso di ripartire con l’opzione nucleare realizzando (lo speriamo in molti) almeno quattro centrali nucleari entro un decennio. A monte era necessario dare vita ad un organo “guida” di tutti gli adempimenti istituzionali legati al rilancio del nucleare: almeno così prevedeva la legge 90/2009 ( più nota come la “sviluppo”). Lo statuto dell’Agenzia doveva vedere la luce lo scorso novembre; è apparso soltanto pochi giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale mentre latitano ancora sede, nomine del consiglio di amministrazione, regolamenti di funzionamento e tutto l’armamentario burocratico-organizzativo necessario al funzionamento di una struttura di tale delicatezza.
In più, questa scatola ancora vuota manca di un elemento di riferimento strategico fondamentale che è rappresentato dalla “Strategia nucleare nazionale”, un quadro di riferimento programmatico che il Governo avrebbe già da tempo dovuto definire proprio per dare indicazioni politiche certe al rilancio del processo nucleare ed alla partenza dell’Agenzia.
Come se non bastasse, l’assenza di un nuovo Ministro dello Sviluppo rende monco l’intero processo decisionale sulla scelta dei vertici che saranno prescelti, due per parte, da quel Ministero e da quello dell’Ambiente che ha ripreso forza e peso con l’uscita di scena dell’Onorevole Scajola. Il Presidente, come di consueto, dovrà essere proposto direttamente dal Governo, e qui il problema si complica.
Da mesi le candidature si sono accumulate e sono morte sul tavolo di chi doveva decidere: il dilemma essendo sempre lo stesso per questo tipo di struttura: si sceglie un tecnico del settore di chiara fama oppure si sceglie una personalità, magari non con competenze specifiche, ma di chiara fama e capace con il suo profilo una gestione efficace della struttura?
Alcune settimane fa il problema sembrava essersi risolto in maniera definitiva: la scelta era caduta sul Prof. Veronesi, oncologo di altissimo livello ed attualmente senatore indipendente eletto nelle liste del PD. La scelta presentava il pregio di un carattere bipartizan che prometteva qualcosa di buono sia per la vita dell’Agenzia che per altre scelte future che presto verranno all’attenzione politica. Ma ecco che no, si è scatenata la reazione tipica dei “signori del no”, pronti a tutto pur di boicottare qualunque operazione ragionevole ma che contrasterebbe con la loro visione catastrofica della situazione italiana attuale attribuita all’attuale Governo.
I duri del PD, non trovando altra giustificazione credibile per potersi opporre alla scelta di Veronesi, si sono inalberati in nome della purezza e della trasparenza obiettando l’inopportunità del doppio incarico; in effetti questa posizione nasconde piuttosto l’imbarazzo di una scelta fatta dal capo della maggioranza e che spiazza tutti perché rivolta al bene comune senza guardare misere appartenenze di parrocchia. Ancora un’occasione persa dalla sinistra per gestire la situazione a proprio favore rivendicando piuttosto l’importanza della scelta di un uomo del proprio campo come la migliore per essere utili al paese. E, naturalmente, il fatto che un loro senatore di indiscusso profilo scientifico e professionale altamente fosse stato scelto proprio per la sua capacità di vigilare sugli standard di sicurezza necessari per la salvaguardia dei cittadini era un tema marginale e non meritevole di attenzione.
Bene ha fatto, quindi, Veronesi il 26 luglio scorso ad uscire pubblicamente allo scoperto con una lettera aperta ad un quotidiano nazionale dove ha indicato vari punti qualificanti che condizionerebbero il suo si per l’accettazione della carica di Presidente dell’Agenzia Nucleare. Concorda, e non potrebbe essere diversamente, sul fatto che l’impegno è tale da rendere necessarie le sue dimissioni da senatore; un messaggio a nuora perché suocera intenda, indicando ai suoi assalitori che la scelta è talmente evidente che il loro attacco sulla richiesta di dimissioni era ingiustificato e mirante a ben altro che non alla forma del rifiuto di un doppio incarico. Meno convincente la sua risposta “a chi teme una sua mancanza di sapere ed esperienza tecnica sul nucleare”, Veronesi ribadisce che il suo impegno è occuparsi del rischio per la salute e la prevenzione, e fin qui nulla da obiettare visto il suo curriculum di primissimo livello nel settore e quanto fa da decenni nel settore oncologico.
Meno valido il ragionamento a supporto del concetto precedente in quanto afferma che “ha sempre coltivato l’interesse per la fisica… e non a caso ha ricevuto una Laurea honoris causa in fisica a Milano”. Non se ne abbia a male il professore ma se un fisico che, per esempio, si è sempre appassionato del funzionamento del cervello seguendo gli sviluppi scientifici al riguardo da vicino pur con una eventuale laurea honoris causa nel settore, fosse proposto a dirigere un istituto oncologico, credo che giustificherebbe dei dubbi mancandogli la necessaria esperienza tecnica. Ma vale la prima affermazione che delimita le competenze tanto più in quanto riconosce la necessità di coordinare i fisici che dovranno necessariamente lavorare nell’Agenzia.
Quello che più qualifica, questo si in maniera certa, la posizione del senatore e che fa bene sperare per il futuro è quando ricorda di aver posto precise condizioni per il suo assenso: oltre ad avere “un piano nazionale tecnologicamente avanzato ed economicamente sostenibile, l’agenzia deve essere gestita da figure di alto profili scientifico e non selezionate in base a logiche di partito”. Parole sante e posizione che dovrebbe essere la norma in un paese serio lanciato verso il futuro.
Di alcuni nomi che corrono per le posizioni di vertice dell’Agenzia non si può oggettivamente dire che rispondono al ritratto indicato dal potenziale presidente; si parla di persone certamente degnissime e con competenze acclarate nel loro settore di provenienza ma che difficilmente potrebbero giustificare una competenza specifica nel nucleare. Ma siamo in Italia e se si andasse a fare uno screening sui curricula dei personaggi che gestiscono la cosa pubblica, società pubbliche e partecipate, vedremmo che ben altre sono le logiche che hanno sotteso la loro designazione.
Una volta in cui il Governo ha operato la sua scelta preferendo un nome bipartizan al di sopra delle parti, e di altissima qualificazione, non si può che applaudire sperando che questo percorso sia seguito più spesso e che questo costume sia applicato da qualunque Governo, di qualunque colore nel futuro Ma questo è sogno e raramente si è verificato nel nostro paese nel passato. Non a caso peraltro, il ribollire politico di questi giorni ha fatto scomparire il problema della nascita dell’Agenzia Nucleare dalle prime pagine dei giornali e, forse, dall’attenzione di chi è istituzionalmente preposto a decidere.
Nel frattempo l’energia elettrica per le nostre industrie costa il doppio o più rispetto a quanto pagato dai loro concorrenti; se arriva una nuova ondata di caldo rischiamo un black-out in alcune zone del paese, ma almeno gli ayatollah verdi potranno continuare ad agitarsi contro il nucleare giustificando così la loro esistenza. Auguri Prof. Veronesi! Al peggio continuerà a dare il suo contributo al paese, come già fa, con la sua attività medica e scientifica ed in Commissione al Senato.