Ahmadinejad fa il campione dei diritti umani e premia una studiosa italiana
20 Marzo 2010
Lo scorso 10 febbraio l’italiana Anna Contadini, ricercatrice di Arte e Archeologia presso la School of Oriental and African Studies di Londra (SOAS), e Mohammad Abdel Haleem, studioso di Islam presso la stessa Università, hanno ricevuto a Teheran un premio per il loro impegno nella promozione dei valori umani direttamente dalle mani del presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad. Nonostante il record del regime khomeinista in fatto di rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali sia con ogni evidenza tutt’altro che lusinghiero, i due vincitori non hanno esitato ad accettare il premio, stringendo la mano anche al braccio destro di Ahmadinejad, Mohammad Ali Ramin, strenuo difensore dell’olocausto nazista e fondatore del gruppo Nuclei of Sacrificers for Velayat, considerato dall’Occidente un’organizzazione terrorista.
Anna Contadini si è laureata con una tesi sull’arte araba e islamica all’Orientale di Venezia, ha insegnato al Trinity College di Dublino, e fino al prossimo anno sarà visiting professor presso l’Università di Heidelberg in Germania. Ama la musica, è autrice di alcuni libri sull’arte del restauro e collabora con le riviste di prestigiosi atenei come quelli di Oxford e Pisa. Di Mohammad Abdel Haleem si sa che è nato in Egitto, ha studiato il Corano fin dall’infanzia, scrive sul britannico Journal of Qur’anic Studies, e come Contadini è ricercatore alla SOAS di Londra. Premiati per il proprio lavoro accademico e per gli sforzi nella promozione dei valori umani paradossalmente da un regime violento e repressivo, entrambi hanno dimenticato la disperazione e le sofferenze dei loro colleghi iraniani, chiusi ormai da mesi o da anni nelle prigioni del Paese.
Come Mohammad Maleki, primo rettore dell’Università di Teheran dopo la rivoluzione del 1979, arrestato mentre era ricoverato per un tumore alla prostata e attualmente detenuto nel famigerato carcere di Evin. I famigliari, che da mesi non ricevono più sue notizie, continuano a lanciare allarmi per le condizioni di salute di Maleki: non è nemmeno in grado di camminare e ha bisogno di speciali iniezioni e cure, che di certo non possono essere garantite in prigione. Sirus Malakooty, musicista di Teheran in esilio, fondatore e direttore dell’associazione Artists without frontiers, in una lettera alla dottoressa Contadini pubblicata sul suo blog, ricorda come il premio ricevuto sia macchiato dal sangue dei giornalisti e dei ricercatori iraniani. Secondo Malakooty, quel riconoscimento è un gravissimo insulto per tutti coloro che lottano a favore dei diritti umani, e sopra tutto Contadini, accettandolo, ha legittimato il regime “fascista e militare di Ahmadinejad con un finto trucco pseudoaccademico”.
Neanche le decine di studenti uccisi il 14 giugno nel corso di attacchi a Isfahan, Tabriz e Tehran, hanno fermato Contadini e Abdel Haleem dal ricevere le 50 monete d’oro previste come premio e altri trofei senza valore. Non hanno indietreggiato – per fare un esempio – davanti alle storie di Mohammad Kamrani, morto in ospedale a soli 18 anni dopo essere stato torturato nelle carceri di Kahrizak ed Evin, di Pouya Maghsoud Baygi, studente di medicina all’Università di Kermanshah, arrestato il 20 giugno 2009 dagli agenti della sicurezza e ucciso nella prigione locale, o di Taraneh Mousavi, il cui corpo è stato ritrovato nel luglio scorso vicino la città di Ghazvin. Secondo i famigliari, Taraneh è stata arrestata, torturata, seviziata brutalmente e infine bruciata, ma il regime continua a negare la veridicità di qualsiasi informazione che riguardi la giovane.
Anna Contadini può recuperare la propria credibilità davanti ai suoi colleghi e ai suoi studenti soltanto in un modo, e cioè restituendo il premio, come suggerisce anche Malakooty sul suo blog. Dimostrerebbe così a tutto il mondo che quello al potere da trentun’anni in Iran non è altro che un regime dispotico e sanguinario; che sotto la copertura offerta dal premio per i diritti umani, in Iran c’è un regime che continua a perseguitare gli attivisti per i diritti delle donne, che nega ai rappresentanti dei lavoratori il diritto internazionalmente riconosciuto ad organizzarsi, che ha soffocato la libertà di espressione, ha perseguitato gli studenti e gli attivisti politici, eseguendo un numero di condanne a morte superiore a quello di ogni altro paese (Cina esclusa), giustiziando anche condannati minorenni. Solo allora quei giornalisti, reporter, professori e giovani universitari, arrestati e torturati negli ultimi mesi come nei trentuno anni trascorsi di regime khomeinista non saranno morti invano.
Immagini della premazione: