Ahmadinejad insiste: “Israele non ha diritto di esistere”
07 Febbraio 2008
“Bisogna tornare indietro nel tempo a un evento che ha
sradicato milioni di esseri umani e ne ha uccisi centinaia di migliaia…”. La
fondazione dello stato di Israele come “peccato originale” dell’attuale caos
internazionale e del conflitto in Medio Oriente.
Quando Alain Frachon, inviato di ‘Le Monde’ a Teheran e
intervistatore del presidente della repubblica islamica dell’Iran, Mahmoud
Ahmdinejad, ha affrontato la questione dell’appoggio dato dal regime degli
ayatollah ai terroristi di Hamas e alla impossibilità in queste condizioni di
arrivare alla pace tra palestinesi e israeliani, il despota che in questi
giorni sta facendo eseguire condanne a morte di decine di oppositori e di
giovani, che domandano un’impossibile maggiore libertà a quelle latitudini,
finalmente scopre le carte.
Israele per Ahmadinejad non ha diritto a esistere e la
risoluzione Onu del 1947 che stabiliva la partizione della Palestina del
mandato britannico in due stati, uno per gli ebrei e uno per gli arabi, è poco
meno che carta straccia. “Perché mai il popolo palestinese dovrebbe
accettare di essere amputato di una
parte del proprio territorio ? – risponde Ahmadinejad alle insistenti
contestazioni del giornalista di ‘Le Monde’ – Non è mica per il fatto che l’Onu
ha riconosciuto Israele che questo conferisce una legittimità a questo
riconoscimento. Un popolo falsificato, inventato non può durare; dovrà uscire
da quel territorio prima o poi. Non è che qualcosa di falso diventa vero solo perché
tutto il mondo lo afferma”.
Così parlò Mahmoud Ahmadinejad. Solo due giorni fa alla
televisione iraniana aveva espresso analoghi concetti: “La sporca entità
sionista prima o poi cadrà”.
Alle domande del giornalista sull’arricchimento dell’uranio
da parte dell’Iran e sulle incombenti nuove sanzioni che il consiglio di
sicurezza dell’Onu sta per varare, Ahmadinejad non si sottrae e rilancia: “Noi
abbiamo il diritto ad arricchire l’uranio e le sanzioni faranno maturare il
popolo, così come è avvenuto dopo la guerra con l’Iraq”.
A proposito delle difficoltà del regime e della mancanza di
democrazia, Ahmadinejad ribadisce che “tutti i paesi del mondo hanno difficoltà
economiche, anche voi francesi, anche gli americani; quanto al popolo iraniano
più che di democrazia ha bisogno di dignità e di purezza”.
Un accenno, poi, sul ruolo dell’Europa durante il semestre
di presidenza francese: “Dovrebbe avere un ruolo internazionale più importante
dato che ora è quasi inesistente e completamente subordinato alla politica
estera americana”.
Per finire, commenti sprezzanti sulle elezioni presidenziali
negli Stati Uniti: “Se saranno vere e libere elezioni lo si vedrà dal fatto che
al popolo verrà data la possibilità non di scegliere solo tra due opzioni ma
anche quella di cambiare radicalmente la politica estera americana”.
Nella lunga premessa all’intervista, Alain Frachon, che ha
realizzato questo scoop insieme a Marie Claude Decamps, racconta tutte le
peripezie subite prima di venire ricevuti da Ahmadinejad, che non ha voluto
rispondere a domande sulle esecuzioni di massa in questi giorni a Teheran e che
ha promesso una nuova intervista per affrontare questi temi. Il commento dei
giornalisti è stato duro: ci troviamo di fronte a “un bullo mediatico”. Il
mondo intero, in realtà, crede che più che la categoria dello spirito del “bullismo”,
per Ahmedinejad possa meglio attagliarsi la definizione di “Hitler in
sedicesimo”.