Ahmadinejad torna a casa ma i suoi rivali sono avanti nei sondaggi

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ahmadinejad torna a casa ma i suoi rivali sono avanti nei sondaggi

23 Aprile 2009

Secondo un sondaggio della agenzia di stampa iraniana Irna, lo sfidante alle presidenziali iraniane del prossimo 12 giugno avrebbe parecchi punti di vantaggio sul presidente in carica Mahmoud Ahmadinejad (52 per cento contro il 36 per cento ). Anche se non manca molto al voto del 12 giugno è ovviamente troppo presto per fare previsioni affidabili.

Lo sfidante si chiama Mir Hossein Moussavi e, anche se non è un volto noto alla nuove generazioni (il 70 per cento degli iraniani ha meno di 30 anni), è perfettamente integrato nel circoli del potere iraniano ed è già stato primo ministro ai tempi della guerra con l’Iraq (dall’81 all’89). Artista, architetto, Moussavi è stato presidente della Iranian Academy of Arts. Appoggiato dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, Moussavi è anche membro del potente “Consiglio di discernimento” e del “Alto Consiglio per la Rivoluzione culturale”. Dopo 20 anni di silenzio è tornato sulla scena pubblica lo scorso 9 marzo per annunciare la sua candidatura. Ha l’appoggio dei sindacati e di ampie fette della classe lavoratrice iraniana.  

Il principale sfidante di Ahmadinejad  ha lanciato il suo messaggio di rinnovamento nel corso di una lunga e affollata conferenza stampa a Teheran due settimane fa. In quella occasione ha svelato i punti-cardine del suo programma elettorale: "L’estremismo ha inflitto gravi danni al nostro paese – ha detto – e dobbiamo lavorare per conquistare la fiducia internazionale". Ha poi bollato come “estremista” la retorica di Ahmadinejad, riconoscendo l’Olocausto come un “crimine” realmente avvenuto ma criticando l’atteggiamento dei paesi occidentali nei confronti del popolo palestinese. Ha chiesto quindi un’informazione più aperta e la fine del monopolio statale sulla televisione, "per creare un clima di libera circolazione delle informazioni".

L’idea di liberalizzare l’etere, insieme alla volontà di imporre delle restrizioni alla “polizia morale”, ha fatto infuriare i supporter di Ahmadinejad (e la stampa di regime) che hanno lanciato un blitz contro l’avversario per denigrare e manipolare le parole d’ordine dell’avversario. I network vicini alle Islamic Revolution Passdaran Guards Corp (IRGC) hanno pubblicato una serie di report che bollano Moussavi come un “riformista radicale” vicino ai Mujahedin della rivoluzione islamica.  

Sul nucleare Moussavi sembra propenso a consolidare "le nostre relazioni con Occidente". In politica interna ha promesso di portare stabilità nelle "politiche economiche dell’Iran perché, cambiando piani di continuo, il governo ha causato gravi danni al Paese". Dopo aver ribadito l’intenzione di proseguire il programma del nucleare civile (“i progressi nella tecnologia nucleare e il loro uso pacifico sono un diritto di tutti i Paesi e le nazioni”), l’ex premier si è detto disposto a dialogare con Barack Obama.

Moussavi ha comunque criticato il discorso di Praga dell’inquilino della Casa Bianca che avrebbe messo nell’ombra gli intenti positivi del video messaggio registrato in occasione del Capodanno persiano. Obama potrebbe sollevare a breve, in cambio di ispezioni più serrate da parte dell’Onu, l’obiezione dell’amministrazione Bush sulla produzione domestica di uranio arricchito da parte di Teheran. In una intervista rilasciata al Financial Times, Moussavi ha risposto che “nessuno, oggi, in Iran, potrebbe accettare la sospensione del programma nucleare”.