Ai clandestini non basta mandare a scuola i figli per restare in Italia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ai clandestini non basta mandare a scuola i figli per restare in Italia

Vive a Busto Arsizio con la moglie e due figli minorenni, che vanno a scuola. E’ un immigrato clandestino che, insieme alla compagna, aveva chiesto l’autorizzazione a restare in Italia in nome del diritto del "sano sviluppo psicofisico" dei suoi bambini, che sarebbe stato messo a repentaglio dall’allontanamento dei genitori.

Ma la Cassazione ha dato l’alt. Con la sentenza n. 5856, infatti, è stata respinta la richiesta avanzata dalla coppia albanese, con la motivazione che la permanenza in Italia per gli irregolari è permessa soltanto in casi eccezionali, ad esempio "gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se determinati da una situazione d’emergenza". Ma non è questo il caso della coppia residente in provincia di Varese.

Queste situazioni d’emergenza, hanno stabilito i giudici, non sono quelle che hanno una "tendenziale stabilità" come la frequenza della scuola da parte dei minori e il loro normale processo educativo e formativo. Se così fosse, le norme che consentono la permanenza per motivi d’emergenza anche a chi è clandestino finirebbero con il "legittimare l’inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l’infanzia", dice la Cassazione.

"Ritengo giusta la sentenza dei giudici", così il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. "La scuola italiana è pronta ad accogliere i bambini in difficoltà e a supportarli in un percorso educativo che li prepari e li formi. Il nostro sistema d’istruzione ha sempre incluso e mai escluso e le colpe dei genitori non possono ricadere sui figli. Allo stesso modo però ­­– aggiunge la Gelmini – non si può giustificare chi utilizza i bambini e li strumentalizza per sanare situazioni di illegalità. La legge è chiara e va rispettata. Per questo i giudici hanno ragione quando affermano che si finirebbe col legittimare l’inserimento di famiglie di clandestini strumentalizzando l’infanzia".

La sentenza della Cassazione ne rettifica un’altra, emessa a inizio anno dalla Corte d’appello di Milano, la n.823 del 19 gennaio 2010 – I sezione civile, con la quale veniva ammesso il ricorso contro l’espulsione di un immigrato che viveva a Roma. La decisione era stata motivata dal fatto che l’allontanamento dai genitori poteva essere un serio danno per lo sviluppo psicofisico per un minore, specialmente se in tenera età.

Questa volta invece il magistrato relatore Maria Rosaria Cultrera ha deciso che i clandestini con figli in età scolare non possono beneficiare di alcuna sanatoria e devono essere espulsi dai confini nazionali, secondo le norme ordinarie. Il principio è chiaro: la tutela delle frontiere deve prevalere sull’esigenza scolastica. "L’intenzione della legge – scrivono i supremi giudici – subordina la necessità di garantire al minore che il suo ordinario processo educativo, formativo o scolastico, si realizzi con l’assistenza del genitore – che merita invece di essere allontanato dal territorio italiano – al più generale interesse della tutela delle frontiere, che si esprime nelle esigenze di ordine pubblico che convalidano il decreto di espulsione".

Quanto alla precedente pronuncia, che aveva dato agli irregolari il via libera a rimanere nel nostro paese per stare con i figli, la Cassazione ha spiegato che "la decisione ha offerto una lettura apparentemente estensiva ma in realtà riduttiva, in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore". Poco importa, secondo la Corte, il fatto che i figli dei clandestini "si siano inseriti con profitto nella scuola e che qui abbiano intrecciato stabili amicizie", ad esempio. La scuola "non è circostanza eccezionale" poiché la scolarizzazione è "destinata a durare non già per un tempo determinato ma almeno fino alla maggiore età dei figli".

L’articolo 31 del Testo unico sull’immigrazione, infatti, dice che la permanenza di un immigrato irregolare può essere garantita solo se "per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore che si trova nel territorio italiano". Ma dice anche che "l’autorizzazione è revocata quando vengono a cessare i gravi motivi". In breve, per la Cassazione, l’istruzione dei minori non è un "grave motivo", bensì una situazione di "essenziale normalità".

Secondo la deputata del Pdl Souad Sbai la sentenza va rivista: "Il genitore clandestino, spesso e volentieri, non ha potuto regolarizzarsi non per colpa propria, ma a causa del datore di lavoro. Per non parlare di chi un lavoro lo aveva e l’ha perso improvvisamente dopo anni di sacrifici e di contributi pagati. Distruggere la vita di una famiglia non significa porre rimedio al problema dell’immigrazione clandestina in Italia. Distruggere il futuro di un bambino non può essere tollerato, anche perchè la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989 non lo permette". Da qui la richiesta di una "mini sanatoria" per gli immigrati "che non sono riusciti a mettersi in regola".

Di diverso parere il senatore Alfredo Mantovano, secondo il quale le norme che tutelano i minori già esistono. "Non è possibile – sostiene il sottosegretario all’Interno – che i figli siano uno strumento per rimanere clandestinamente in Italia, tanto più che la sentenza emessa dalla Cassazione è perfettamente in linea con le norme europee".