Ai Democratici non bastano il “nuovo Obama” e milioni di dollari per battere Trump

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Ai Democratici non bastano il “nuovo Obama” e milioni di dollari per battere Trump

21 Giugno 2017

Mesi e mesi, interminabili e aggressivi, di campagna di fango ai danni di Donald Trump, il presidente Usa più odiato dalla stampa e dai suoi avversari politici e non solo dagli avversari, a quanto pare non scalfiscono la fiducia degli elettori americani verso il Don. I Repubblicani vincono le elezioni, dalla Georgia al South Carolina. Né il Russiagate, né le fake news dei giornaloni sulle presunte “elezioni truccate”, e neppure le audizioni dell’ex capo della FBI o le inchieste ai danni dei pesi massimi della amministrazione Trump, bastano a ridare fiato e voti ai Democratici o ad aiutarli magari con un incremento dell’astensionismo.

Al contrario, i repubblicani vincono e la strategia seguita da obamiani e clintoniani dopo lo schiaffo alle presidenziali si rivela ancora una volta perdente, la continua denigrazione dell’avversario, di Trump, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, diventa un boomerang, spianando la strada ai candidati, vincenti, dell’Elefantino. Il voto nell’area di Atlanta, roccaforte repubblicana dal 1970, era considerato da molti osservatori come un ‘referendum’ sull’amministrazione di Donald Trump.  Ma il trumpismo ha superato il primo impegnativo test elettorale dopo le presidenziali dello scorso anno. Nella circoscrizione di Atlanta, in Georgia, la candidata repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, Karen Handel, ha vinto il seggio sconfiggendo con il 53% dei voti il rivale democratico, Jon Ossoff, che non è andato oltre il 47% dei consensi.

E’ vero che si trattava di un seggio da anni saldamente nelle mani dei repubblicani (divenuto vacante dopo le dimissioni del segretario alla Salute, Tom Price), e che avrebbe quindi rappresentato un boccone assai ghiotto per i Democratici, ma la 55enne Handel vince ed è la prima donna repubblicana eletta in Georgia per un seggio alla Camera dei Rappresentanti di Washington. Con un tweet pubblicato nella notte, il Don ha celebrato la neoeletta: “Lavoro fantastico, siamo tutti fieri di te”. E le cose non sono andate diversamente in South Carolina. Si votava anche lì visto il seggio rimasto vacante da Mick Mulvaney, entrato nell’Amministrazione Trump come direttore del budget. Il repubblicano Ralph Norman ha conquistato il seggio per la Camera sconfiggendo il democratico Archie Parnell. 

Come accadde nelle ultime settimane delle presidenziali, ricordate i milioni di dollari buttati dallo staff della Clinton nella speranza di contrastare il popolo di Internet ormai orientato a votare Trump?, anche stavolta i Democratici hanno investito cifre enormi per vincere, circa 37 milioni di dollari, la campagna più costosa della storia degli Stati USA, quella in Georgia, sperando nel colpaccio.

Anche perché la propaganda dem puntava sull’uomo nuovo che doveva far sognare una precoce rivincita contro Trump, Jon Ossoff, considerato il “nuovo Barack Obama“, solo che è bianco, aggiungevano i suoi fan. Ossoff con l’Obama del 2008 aveva in comune la giovane età (lui è appena trentenne), la freschezza del volto nuovo, il carisma, le posizioni radicali che piacciono all’ala sinistra del partito. E per tirargli la volata si sono mossi tutti i Vip dell’Asinello, le organizzazioni della sinistra di base, le popstar progressiste, gli attori liberal di Hollywood. “Non importa quale sarà il risultato stanotte. Abbiamo sfidato i pronostici, stiamo cambiando il mondo”, ha detto il presunto enfant prodige quando si trattava di vincere il primo turno elettorale ad aprile.

Con una piattaforma politica  che si ispirava a quella di Bernie Sanders, Ossoff avrebbe dovuto fare breccia in una elezione “fuori calendario”, diventata una “battaglia” quanto mai simbolica anche perché il collegio parlamentare in questione, come abbiamo detto, è stato da sempre in mano ai repubblicani. Qui fu eletto Newt Gingrich, precursore ante-litteram del Tea Party, ai tempi di Bill Clinton. Strapparlo alla destra sarebbe stato un grande risultato per i Democratici. Ma non sono bastati l’Obama bianco, milioni di dollari buttati nella campagna elettorale e tutto l’armamentario in atto da mesi per battere i Repubblicani. Altro che “take down Trump”, il piano dei Democratici è crollato fragorosamente come in castello di carte al primo soffio di vento e adesso l’Elefantino può ben sperare alle elezioni di Mid-Term.