Al centro del grande progetto comune per l’Abruzzo deve esserci il Pdl

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Al centro del grande progetto comune per l’Abruzzo deve esserci il Pdl

08 Marzo 2011

di F. C.

Un grande progetto. Una grande idea per mettere al centro non solo la classe dirigente, ma soprattutto i cittadini, gli imprenditori, le forze sociali. Per costruire una regione nuova: unita, moderna ed efficiente. E’ il futuro che il Popolo della Libertà ha immaginato per l’Abruzzo. Ed è questo, nonostante scossoni più o meno grandi, più o meno previsti, il suo programma.

Un programma di riforme, che purtroppo ha dovuto fare i conti con una situazione di partenza difficile. Un dramma, come quello del terremoto; un debito, come quello sanitario, che ha distolto energie, materiali e non solo; una serie di scandali giudiziari, che hanno messo in discussione un’intera classe politica. Un’insieme di ostacoli che avrebbero scoraggiato chiunque.

Eppure siamo andati avanti, mossi dalla convinzione che l’Abruzzo meritasse qualcosa di più. E attorno a questo ideale abbiamo costruito e trovato quell’unità d’intenti che ci ha fatto superare anche momenti molto difficili. Abbiamo sperimentato l’importanza di lavorare sul territorio, di mettere in campo progetti di largo respiro, capaci di coinvolgere e di non escludere. Abbiamo cercato di allargare il consenso, portando avanti idee il più possibile trasversali. Abbiamo cercato di riconquistare la fiducia della gente.

Abbiamo poi osservato quanto breve è stata la corsa di chi, inspiegabilmente, ha tentato da solo, fughe in avanti: basti pensare all’avventura dei finiani in Abruzzo. E allo stesso modo abbiamo constatato come, proprio per la mancanza di un progetto comune, l’opposizione sia rimasta paralizzata, nelle sabbie mobili delle sue correnti interne

Per questo oggi desta qualche perplessità il constatare che si è diffusa una certa smania. Quasi una gara a fare il contrario di ciò che suggerirebbero il buon senso e la responsabilità politica. Tutti contagiati dalla passione federalista? In effetti federalista si è definito “Forza del Sud per l’Abruzzo”, il movimento fondato da Gianfranco Miccichè che oggi si costituisce ufficialmente in Consiglio regionale, transitando nel gruppo misto. Tra i quattro consiglieri che lo compongono, Emilio Nasuti, il grande deluso dell’esperienza finiana. “Saremo una costola della maggioranza, ma di estrazione federalista – spiega proprio Nasuti -. Con una posizione critica e costruttiva al tempo stesso nei confronti della maggioranza”.

E a sventolare la bandiera del partito territoriale c’è anche “Rialzati Abruzzo”. Una lista civica che pur ribadendo l’appartenenza al Centrodestra vuole avere maggiore libertà d’azione. Per l’assessore regionale Carlo Masci rientra tutto nella norma perchè “l’obiettivo è solo quello di dare più voce alle realtà civili che, sempre collegate col partito nazionale, sono però in grado di dare una spinta in più alla politica”.

Certo, ognuno è libero di compiere le proprie scelte. Ma, c’è da chiedersi, alla nostra regione il male maggiore non l’ha provocato proprio quella prolungata instabilità politica, di cui queste forze sono il principio e non la soluzione? Posizioni di confine, alleanze autonome, perché tanto, ciò che conta è l’impegno. Ma non sempre è così e si può correre il rischio che le spinte centrifughe possano degenerare in personalismi che destabilizzano il sistema politico. Più che verso l’obiettivo del bene comune, questa corsa verso l’esterno sembra andare di pari passo con la facile illusione di poter trovare strade più brevi per raggiungere gli obiettivi sperati.

Noi, invece, vogliamo essere diversi. Perché siamo ancora convinti che valga la pena condurre le battaglie e portare avanti i progetti all’interno del Pdl, un grande partito in cui c’è spazio per tutti coloro che hanno voglia di lavorare, di portare avanti le proprie idee e fare crescere i territori.

Perché, quindi, non pensiamo a quello che davvero serve all’Abruzzo? Dobbiamo completare le riforme. Ma per farlo, per portare avanti un rinnovamento strutturale del nostro territorio e della nostra mentalità, c’è bisogno di condivisione e di unità politica. E prima ancora c’è bisogno di serenità. Vivere costantemente sotto attacco, sotto minaccia di fuga, con l’ansia dei numeri, rende la politica debole e vulnerabile. Toglie la lucidità per progettare a lungo termine, per avere il coraggio di compiere scelte difficili ma necessarie.

Perché allora non torniamo a pensare all’Abruzzo come ad un grande progetto comune? E al Pdl come a un grande partito da condividere? Dal suo interno, però, e non in un luogo indefinito al suo esterno. Questa è responsabilità politica. Questo è coraggio e coerenza nelle scelte.