Al centro della seconda giornata della Winter School tanti temi d’attualità
15 Gennaio 2011
Seconda giornata di studio per la Winter School di Celano. E sul tappeto ancora temi di grande attualità. Protagonisti sempre loro, i giovani. Dinamici, attenti, così li ha descritti Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato. La sua, rivolta ai giovani, è una riflessione tutta al positivo, che prende spunto dal ruolo del Pdl, portatore proprio tra i giovani di una cultura innovatrice e riformista.
“Lo abbiamo dimostrato mettendo al centro della nostra agenda politica temi importanti – ha sottolineato Gasparri – come i diritti delle persone, la famiglia, le questioni sociali, la dottrina sociale cattolica. E ancora, le regole del mercato del lavoro. Senza considerare che in questa prima parte della legislatura abbiamo posto le basi per un grande lavoro di riforma dello stato in senso federalista. Ora ci auguriamo di poter continuare e di portare a termine quanto iniziato”. Una responsabilità che le forze di governo e di maggioranza sentono forte, soprattutto per i giovani, che hanno guardato con fiducia al Pdl. “Del resto, il centrosinistra ha fatto qualcosa di molto grave: ha tradito le aspettative dei giovani, mostrandosi antiquato e arroccato su posizioni classiste. E la vicenda di Mirafiori è, sotto questo aspetto, emblematica”.
E da Mirafiori alle aule di tribunale, per affrontare un’altra grande distorsione che sta avvelenando il clima politico del Paese, la questione della giustizia. Un tema che è stato al centro di un interessante dibattito, animato dal direttore de l’Occidentale, Giancarlo Loquenzi, e che ha avuto come protagonisti Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario del Pdl al Senato. Loquenzi ha posto un interrogativo urgente e cioè come uscire dallo scontro tra poteri che investe il sistema giudiziario italiano. Con una riforma complessiva, è stata la risposta immediata, quasi scontata, di Gasparri. Peccato però, ha subito messo in evidenza il senatore del Pdl, che davanti alla necessità di procedere in questo senso, la sinistra abbia lavorato in senso opposto, impedendo una riforma che avrebbe avuto l’effetto di riequilibrare una situazione caratterizzata da uno strapotere della magistratura. E di rovesciamento delle regole ha parlato anche il senatore Quagliariello, per il quale oggi si assiste ad un fenomeno preoccupante, che vede il primato della legge sostituito dalle sentenze dei magistrati. “C’è una ragione storica alla base del potere forte della magistratura nel nostro Paese – ha spiegato Quagliariello – e risale al dopoguerra, quando per scelta fu lasciato ampio spazio alla magistratura. Il sistema però prevedeva due contrappesi, rappresentati dagli articoli 68 e 79 della Costituzione, relativi rispettivamente all’immunità dei rappresentanti del popolo e all’amnistia e all’indulto, prerogative del Parlamento. L’uso dissennato di questi privilegi negli anni ’80 ha indotto un ripensamento, che però ha finito col produrre una vera e propria deregolazione. Il problema oggi – ha continuato il senatore – è quello di ripristinare
l’equilibrio tra i poteri, tanto più che ad aggravare la situazione concorrono l’obbligatorietà dell’azione penale e la spettacolarizzazione del processo”. E dalla giustizia il discorso è scivolato naturalmente sulla situazione politica e sulla continuità del governo, che nonostante gli scossoni, interni ed esterni, ha retto dimostrando solidità e compattezza. “Siamo arrivati al governo in un momento di crisi epocale – ha ricordato Quagliariello – durante la quale abbiamo tenuto insieme il Paese, evitando pericolosi conflitti sociali. Questa è la nostra forza, mentre dall’altra parte non c’è una vera cultura di governo. Spetta pertanto a noi continuare a guidare il paese, trasferendo il nostro senso di responsabilità ai cittadini. Non pensiamo alle elezioni, il nostro obiettivo ora è rafforzarci, organizzarci come partito, soprattutto sul territorio”.
Un appello al quale ha risposto senza esitazioni il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Senza nascondere l’evidenza Chiodi ha affrontato immediatamente il problema: “Anche in Abruzzo – ha sottolineato – l’attuale governo di centrodestra ha ereditato una situazione difficile, caratterizzata da un debito pesantissimo. Tutto ciò ci ha impedito di programmare quegli investimenti, necessari per la nostra regione – ha spiegato Chiodi – e soprattutto ci ha messo di fronte ad una situazione inaccettabile: dover sottrarre quote di futuro ai giovani. Eppure il governo regionale è riuscito a lavorare bene, riducendo il debito di ben tredici punti percentuali. Questo significa che stiamo risanando l’Abruzzo, che nel giro di qualche anno torneremo ad essere una regione normale. Abbiamo affrontato il terremoto, abbiamo affrontato un crisi congiunturale. Ora abbiamo ricominciamo a correre e davanti a noi abbiamo traguardi importanti: le riforme, lo sviluppo. Ma soprattutto dobbiamo avere la forza di capire che il mondo è cambiato e deve cambiare anche il modo di fare politica”.
Un monito per i giovani, che hanno seguito con attenzione e partecipazione il dibattito, consapevoli di essere i principali protagonisti di quel cambiamento. E la loro risposta è stata un omaggio ad un simbolo di patriottismo e passione politica. I ragazzi infatti hanno scelto di intitolare questa edizione della Winter School a Goffredo Mameli. “Ha lottato fino alla morte per la libertà del nostro paese – hanno spiegato i ragazzi – infondendo in tutti l’orgoglio di essere italiani”.
La sessione mattutina di studio si era aperta con un approfondimento sul federalismo. Un tema dibattuto in tutte le sue molteplici sfaccettature. Prima da Roberto Di Maria e poi da Giuseppe de Vergottini, costituzionalisti, il primo all’università di Enna, il secondo all’Università di Bologna. In una sintesi ideale, dal particolare al generale, dagli aspetti più tecnici a quelli di principio.
Interessante la riflessione stimolata da De Maria, che ha analizzato in particolare il rapporto tra federalismo e sussidiarietà. Ha insistito sull’aspetto funzionale del federalismo, De Maria, in quanto rappresenta proprio l’anello di congiunzione con il concetto di sussidiarietà che riguarda la distribuzione delle competenze istituzionali. Di qui il problema di come combinare le prerogative dello Stato centrale con il principio di sussidiarietà. Un dibattito molto attuale nel nostro Paese, in cui, come spiega De Maria, “stiamo assistendo ad una rielaborazione per superare la rigidità costituzionale e accogliere il principio per cui la sussidiarietà serve proprio a individuare la distribuzione delle competenze. In questo senso il federalismo non può fare a meno della sussidiarietà che rappresenta la possibile via per di scardinare la rigida suddivisione delle competenze, sotto la spinta della necessità, del fatto che diventa diritto”.
E dall’esame degli aspetti tecnici della questione, si è poi passati a quelli più generali: “Federalismo tra miti e realtà” è stato il tema dell’intervento di De Vergottini per il quale nonostante il federalismo “sia entrato nel dibattito politico e istituzionale, non è ancora stata fatta chiarezza su cosa si voglia intendere con questo concetto. Possiamo dire cosa è, in generale, il federalismo – ha affermato De Vergottini -. Più difficile chiarire cosa sia o possa essere il nostro federalismo”. Di qui una panorama storica, che iniziata dalle teorizzazioni del costituzionalismo europeo dell’ottocento è arrivata fino ai nostri giorni. Di strettissima attualità è il dibattito sulla riforma in senso federale della costituzione italiana. Un dibattito lungo e per lo più infruttuoso da cui, come ha ricordato De Vergottini, non è scaturita alcun a revisione formale. “L’ultima modifica del regime delle autonomia è quella del 2001- ha sottolineato De Vergottini – ed è stata seguita da vistosi interventi riparatori della Corte Costituzionale. In quella occasione è stato introdotto il criterio della assegnazione puntuale allo Stato delle competenze in vari settori di intervento, è stata disciplinata la competenza concorrente, si è previsto che rimangano alle Regioni le competenze residue. Ma il federalismo di cui si parla oggi si concretizza nella legge del 2009 per introdurre il federalismo fiscale”. Interessante anche l’analisi di Paolo Vigevano, amministratore delegato di Acquirente Unico Spa, che ha analizzato il rapporto tra Federalismo ed energia. Del resto, nell’ultimo decennio sono emerse alcune criticità rispetto alla nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni e trasportando il discorso sul piano energetico, si può affermare che la libertà delle Regioni nel perseguimento di politiche energetiche differenziate in funzione delle caratteristiche del proprio territorio è coerente con i principi del federalismo, a condizione che tale libertà sia esercitata nel quadro di un coordinamento nazionale. “A differenza di altri Paese – ha sottolineato Vigevano – nel nostro ordinamento non è prevista una Camera del Parlamento rappresentativa degli interessi Regionali e locali e spesso le opposizioni locali a progetti di utilità nazionale non riguardano solo le infrastrutture energetiche ma le grandi opere in generale. L’Italia, infatti, è distante dai comportamenti virtuosi che si riscontrano in altri paesi europei”. Fondamentale, in tal senso, risulta una corretta informazione, che faccia sentire coinvolte le popolazioni interessate attraverso una corretta comunicazione delle startegie nazionali. “Infine – è la conclusione di Vigevano – un aspetto fondamentale è quello della definizione di responsabilità: è necessario chiarire il più possibile chi prende le decisioni su cosa, e chi si assume la responsabilità finale per sbloccare eventuali situazioni di impasse”.
Si chiude quindi con un bilancio più che positivo anche questa seconda edizione della winter school, come testimoniano i racconti degli studenti. A cominciare da Davide, che ha espresso l’auspicio che l’esperienza e questa scuola “possano negli anni crescere e formare tanti ragazzi che come me hanno bisogno del sapere per poter cambiare qualcosa nella politica del futuro.
Ho apprezzato l’intervento di Roger Abravanel che mi ha aperto la mente e ha suscitato il mio interesse nell’approfondire lo studio dei suoi libri. In particolare l’analisi contenuta nel suo ultimo libro “Le Regole”. Condivido il fatto che sia fondamentale educare i cittadini al rispetto delle regole perché, come sostiene l’autore, è solo in questo modo che la società può crescere e trarne dei benefici. Quello con la Scuola di Formazione Politica – conclude Davide – per me diventerà un appuntamento fisso. Non solo, cercherò di coinvolgere tanti altri ragazzi che come me ne rimarranno realmente soddisfatti”.
“Partecipare a questo corso di formazione ha rappresentato per me un’occasione di crescita e di confronto – ha aggiunto Annaelsa -. Non sono purtroppo tante le occasioni per noi giovani di incontrarci e approfondire tematiche così attuali ed interressanti e soprattutto avere l’opportunità di ascoltare da vicino studiosi ed esperti e respirare un’aria politica di così alto profilo. Ho trovato molto coinvolgente l’intervento del ministro Meloni. Per me rappresenta un esempio: una donna così giovane ma così determinata e preparata e soprattutto che mi ha fatto sentire la politica come qualcosa di vivo e vicino a noi giovani. Mi impegnerò – ha assicurato – a seguire ancora altre edizioni della Scuola perché sono convinta che solo preparandoci adeguatamente noi giovani potremo rappresentare al meglio la nuova classe dirigente”. Anche per Germana è stata un’esperienza interessante “soprattutto per i temi affrontati, tutti di grande attualità. Abbiamo parlato di diritto del lavoro con uno dei massimi esperti al livello nazionale, Giuliano Cazzola, proprio mentre a Mirafiori si votava un referendum decisivo per il destino dei lavoratori della Fiat.
Lezione dopo lezione sono stati chiariti tanti dubbi e tanti pregiudizi che a volte a causa della cattiva informazione si consolidano nell’immaginario giovanile.
E stato bello il contatto diretto con personaggi che a volte ci sembrano lontani, come Maurizio Gasparri o il ministro Meloni: sentire dalla loro voce diretta qual è la situazione dell’Italia e le speranze per il futuro mi ha fatto sentire una cittadina più partecipe, facendomi sentire la responsabilità che un singolo può avere nei confronti della collettività”.
Tra gli interventi più apprezzati, quello del professor Luca Antonini, a proposito del federalismo fiscale, “perché – ha concluso Germana – ha spiegato chiaramente che cos’è e cosa il governo sta effettivamente facendo per portare l’Italia al passo degli altri paesi europei più sviluppati”.