Al Consiglio Europeo si parla di clima, di Lisbona e della candidatura Blair

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Al Consiglio Europeo si parla di clima, di Lisbona e della candidatura Blair

Il Consiglio Europeo previsto per oggi e domani, cioè la riunione dei Capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, sarà presieduto dal Primo Ministro svedese Reinfeld. Il semestre di Presidenza svedese terminerà  alla fine del 2009; la prossima Presidenza  semestrale sarà esercita dalla Spagna e successivamente dal Belgio; all’Italia toccherà  nel secondo semestre del 2014, ma è  possibile che l’entrata in vigore del Trattato Lisbona possa cambiare  il calendario a medio termine.

I temi principali  del Consiglio Europeo saranno la preparazione della riunione di Copenaghen sul cambiamento climatico di Dicembre e l’entrata in vigore, dopo la conclusione delle ratifiche, del Trattato di Lisbona. Infatti dopo l’esito positivo del Referendum in Irlanda, dove ben il 67% degli Irlandesi ha, questa volta, votato "Sì" , anche il Presidente Kaczynsky della Polonia (in una cerimonia alla quale hanno partecipato il Presidente del Parlamento Europeo  Busek, quello della Commissione Barroso e lo svedese  Reinfeld – Presidente del Consiglio Europeo in carica) ha sciolto le sue riserve: ora manca solo la firma del Presidente Ceco  Klaus.

Come i lettori ricorderanno, il Parlamento Ceco ha già votato per la ratifica del Trattato di Lisbona; ma il Presidente Klaus, al quale spetta l’atto materiale della firma, ha fatto recentemente sapere che esige un opt-out sulla Carta dei Diritti fondamentali: lo stesso opt-out che era stato ottenuto, ma  prima delle ratifiche, dall’Inghilterra e dalla Polonia. La forma di questo opt-out dovrebbe essere quello di una decisione o di una  dichiarazione politica del Consiglio Europeo, che sarà  successivamente trasformata in Protocollo aggiuntivo da allegare al Trattato di Lisbona al momento del prossimo allargamento. Sarebbe così la stessa formula  politica usata per "tranquillizzare" l’elettorato Irlandese e per favorire il risultato positivo del Referendum.

Qual è il problema del Presidente Klaus? Non vuole che l’applicazione retroattiva della Carta dei Diritti Fondamentali, che è ormai parte integrante del Trattato di Lisbona, possa produrre  possibili  effetti sulle espropriazioni effettuate a partire dal 1946  sulla base dei cosiddetti " decreti Benes" che ratificarono l’esproprio dei beni e l’espulsione dei Tedeschi dai Sudeti e degli Ungheresi di Slovacchia dai territori della Cecoslovacchia: non è escluso che anche la Slovacchia chieda  ora una simile deroga per le stesse ragioni. E’  anche attesa  per il 27 Ottobre, una pronuncia della Corte Costituzionale ceca sulla base di un ricorso di alcuni Deputati che vogliono tentare tutte le ultimissime carte per non far entrare in vigore il Trattato di Lisbona: parrebbe che il ricorso possa essere rigettato e quindi resterebbe solo lo scoglio della firma del Presidente Klaus, che dovrebbe essere risolto con questa decisione o dichiarazione politica  sull’ opt-out.

Voci di corridoio dell’ultima ora  indicano che non sia esclusa la tenuta di un Consiglio Europeo straordinario verso il 12 e 13 Novembre, vista l’incertezza della situazione fino al 27 Ottobre.
Se dovesse essere chiaro che il Trattato di Lisbona potrà entrare in vigore, allora il Consiglio Europeo dovrà  nominare il Presidente  stabile del Consiglio Europeo ed il Vice presidente della Commissione-l’Alto Rappresentante  per la politica estera. Sono due nuove figure previste dal Trattato di Lisbona, sulle quali , da mesi, ci sono trattative a livello europeo, in particolare dalla fase successiva alle elezioni europee del 7 Giugno scorso. Il Presidente stabile del Consiglio Europeo dovrà presiedere i Consigli Europei, preparare i lavori, cercare i consensi tra i membri,  e rappresentare l’Unione Europea all’estero in alcune materie, fra cui la PESC. Il Vice Presidente-Alto rappresentante per la politica Estera è in pratica il Ministro degli Esteri dell’UE: ma essendo la politica estera materia  che gli Stati non  hanno ceduto all’Unione Europea, sarà in pratica un coordinatore delle politiche estere dei 27.

Come dovranno essere politicamente ripartite queste cariche, dopo che quella di Presidente della Commissione è andata ad un Popolare, Barroso, e quella di Presidente del PE ad un altro Popolare, Busek (anche se per mezza legislatura, in quanto sarà sicuramente sostituito nel 2012 da un Socialista)?
Anche i Liberali dovranno far parte di questa  ripartizione, visto il sostegno forte dato  a Barroso al momento del voto al Parlamento? Pare logico che ai Socialisti – anche dopo il disastroso risultato delle elezioni europee che ha portato i deputati socialisti (anzi S&D nell’acronimo ora da loro utilizzato dopo l’entrata dei democratici italiani) a 184 (contro i 265 del PPE), anche dopo il risultato delle elezioni tedesche con la SPD fuori dal governo – qualcosa comunque vada dato: in questo senso si spiegherebbero i molti voti socialisti espressi in aula al Parlamento Europeo a favore( ed un centinaio di astensioni) della conferma  della candidatura del Presidente della Commissione , il Popolare portoghese Barroso. 

Vari nomi circolano come candidati per le due cariche, e si intrecciano  con quelle dei futuri Commissari,i nomi dei quali potrebbero già circolare questo fine settimana:  infatti il Rappresentante per la politica estera sarà anche Vicepresidente della Commissione, e quindi al Paese cui spetterà tale carica non avrà un Commissario" ordinario". Per la carica di Presidente, i nomi più gettonati sono quelli del laburista Tony Blair, del democristiano  Jean-Claude  Juncker e del socialista Felipe Gonzalez: per l’Alto Rappresentate della PESC  del Popolare (Moderate Party) Carl Bildt, ancora del socialista Felipe  Gonzalez e secondo fonti italiane (peraltro non molto ripercosse in Europa) del Democratico Massimo  D’Alema (il quale non è espressione dell’attuale maggioranza , come lo sono Gonzalez , Juncker, Blair e Bildt nei  rispettivi Paesi…)

Molti analisti credono che per i  Socialisti sarebbe più adatto il posto di Alto Rappresentante , piuttosto di quello di Presidente permanente, visto che quest’ultimo dovrà lavorare a stretto contatto con i Paesi che esercitano la Presidenza semestrale, fra i quali attualmente quelli socialisti sono pochissimi. Fino a prima delle elezioni europee, sembrava che l’unico nome" socialista"  veramente in campo con possibilità di successo  fosse quello di Tony Blair, ma poi le cose si sono complicate.

La candidatura di Tony Blair è stata lanciata già nel 2008  dal francese di centro-destra  Sarkozy (che però ultimamente ha un po’ frenato, sottolineando come Blair sia originario di un Paese che non partecipa all’Euro) e da Berlusconi (che ha recentemente ribadito il suo sostegno); Angela Merkel non si è espressa ufficialmente, ma pare che non sia troppo favorevole, credendo che un Presidente troppo forte potrà far ombra alla Presidenza semestrale, che continuerà ad esistere: la Merkel preferirebbe il lussemburghese Jean-Claude Junker. Altri Paesi ostili a Blair sarebbero  il  Belgio, l’Olanda ed il  Lussemburgo, che sostengono per ora i loro candidati Varhofstat (che sarebbe l’unico nome Liberale sul tappeto) e Balkenende: per il Lussemburgo i socialisti all’opposizione sosterrebbero Blair, ma Juncker è un candidato forte.

Insomma Blair è un candidato troppo forte per essere accettato: anche l’Austria e la Svezia, a parte le posizioni tattiche per sostenere altri candidati  ad altri posti, preferirebbero  un candidato che non crei troppa confusione tra le diverse future Presidenze europee: perché infatti la Presidenze  semestrali rimarranno, ed il rapporto tra il Presidente stabile e il Presidente semestrale non è stato ben definito nel Trattato , ed è chiaro che un Presidente stabile forte, come potrebbe essere Tony Blair,  potrebbe mettere in ombra le Presidenze semestrali: insomma abbiamo dovuto accondiscendere , ma non esageriamo nei cambiamenti….. sarebbe il ragionamento di parecchi  Membri del Consiglio Europeo. Felipe Gonzalez è sostenuto da alcuni governi socialisti: fra l’altro la Spagna sarà il primo Paese che si vedrà affiancata questa nuova figura fin dalla sua Presidenza semestrale dal Gennaio 2010: ma i governi socialisti in Europa sono pochi, ed uno di essi è l’Inghilterra che sostiene naturalmente Tony Blair.

Il Lussemburghese democristiano Jean-Claude Juncker ha il vantaggio di non provenire da un grande Paese e di avere una grande esperienza: è infatti il Capo di Governo che da più tempo siede nel Consiglio Europeo: dal 1995. E poi i Lussemburghesi sono sempre disponibili  quando si deve trovare un compromesso che salvi capre e cavoli, come fu con Santer Presidente della Commissione dal 1995 al 1999, quando i due Commissarie italiani erano Mario Monti ed Emma  Bonino. Attualmente  Juncker è presidente dell’Eurogruppo: se lui diventasse Presidente dell’UE, questo posto si libererebbe, e l’Italia vedrebbe bene al suo posto Giulio Tremonti: chissà se una delle ragioni dei recenti malumori di Tremonti nei confronti di Berlusconi non sia anche  il reiterato sostegno a Tony Blair da parte del Presidente del Consiglio italiano?

Insomma tante decisioni importantissime a prendere nei prossimi giorni da parte del Consiglio Europeo, decisioni che influiranno sulla vita futura dell’Unione Europea,  quindi sulla vita di tutti noi cittadini. Ma per ora la situazione è ancora molto imbrogliata, e per questo, forse, il tutto sarà rimandato  di una quindicina di giorni.