Al Corriere vogliono calmierare Amazon Prime per decreto?
26 Luglio 2022
Amazon Prime è diventata troppo caro. Che il Corriere della Sera avesse tante anime, insieme a quella storica di voce del liberalismo italiano, lo sapevamo. Non ci saremmo aspettati però anche quella degli indignati speciali, un po’ Manifesto un po’ Fatto Quotidiano. Il dubbio viene leggendo l’articolo sui rincari del servizio Prime di Amazon che al Corriere proprio non sembrano essere andati giù.
La disamina è certamente interessante, ci mancherebbe, con tanto di economista virgolettato e analisi approfondita del modello Amazon, produttivo, distributivo, e quant’altro. Nulla da eccepire, chi ha redatto il pezzo sa di cosa parla. Quello che invece si comprende meno è perché Amazon non dovrebbe avere il sacrosanto diritto di aumentare l’abbonamento a Prime quanto e quando gli pare.
Il costo per gli abbonati italiani al servizio Prime è passato da 36 a 49,9 euro all’anno. Quasi il 40 per cento in più, motivato dall’aumento dei costi complessivi legati all’andamento della inflazione e così via. Il rincaro, sottolinea il Corriere, “è di oltre quattro volte l’aumento del tasso di inflazione che in Italia a giugno ha superato l’8%”.
Insomma, Amazon per il Corriere avrebbe dovuto fare degli aumenti “in linea con l’aumento del costo della vita parametrato dall’Istat, invece il differenziale è infinitamente più alto”. Mah… Se un servizio costa troppo me lo cambio, o no?
La polemica sui rincari è condita poi da una serie di frecciatine sul “monopolista dell’e-commerce”, la “fiscalità agevolata” in Lussemburgo, i finanziamenti pubblici “per costruire centri di logistica che portano occupazione e dunque ingolosiscono gli enti locali”. Insomma non ne va bene una.
Il Corriere ovviamente ha dalla sua il provvedimento dell’Antitrust che ha sanzionato per un miliardo e passa di euro Amazon per abuso di posizione dominante (deve essergli sfuggito il giudizio di Cassese però), ma la questione è appunto il tono dell’articolo.
La critica quasi militante di Big Web, senza neanche farsi solleticare un attimo dalla domanda che almeno noi ci facciamo spesso: perché i giganti di Internet non scelgono l’Italia? E ci diamo pure la risposta, purtroppo, visti i regimi fiscali e burocratici punitivi che abbiamo.
Insomma in questo benedetto Paese c’è ancora qualcuno che vuole difendere la libertà delle aziende di esercitare come cavolo gli pare le proprie politiche commerciali o magari vogliamo fare un bel decreto legge per calmierare l’abbonamento di Amazon Prime?