Al Maxxi ci sono andati tutti, Vip d’ordinanza e madri col passeggino

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Al Maxxi ci sono andati tutti, Vip d’ordinanza e madri col passeggino

06 Giugno 2010

Lo scorso 27 maggio, a Roma, è stato presentato alla stampa il nuovo Museo Nazionale dell’Arte del XXI secolo, il MAXXI, che – quanto ad arte contemporanea – rimette la città al pari con le altre capitali europee. La struttura ideata dall’architetto iracheno Zara Hadid, una delle più grandi progettiste del mondo, si erge nel centro di Roma, con il suo dispiegarsi fluido e sinuoso, come un serpente con la testa alzata a guardare la città eterna. All’interno del Museo ogni elemento è spinto a partecipare in un muoversi unico, dove sono cancellate le differenze e i limiti, in modo che non sussistano più forme opposte, né spezzoni autonomi, ma soltanto flussi di energie, in un’ottica ondulatoria continua e infinita. Non a caso la creatrice, famosa per il suo talento visionario, ha definito il MAXXI un anti museo o anche un campus multifunzionale pronto a dialogare con Roma e la sua vita cittadina.

In questo Spazio saranno esposte 90 opere firmate da artisti come Anish Kapoor, con la sua splendida Widow, una scultura lunga quindici metri che evoca un antico grammofono. Sono opere spettacolari e intense, dove tutto si fa traiettoria e continuo movimento, andata e ritorno allo stesso tempo, realizzate, fra gli altri, da Giuseppe Penone, Francesco Vezzoli, Grazia Toderi, Lara Favaretto e Alfredo Jaar. Un occhio di riguardo va alla scelta di una retrospettiva, a cura di Achille Bonito Olivo, su Gino De Dominicis, un protagonista dell’Arte scomparso ma ancora capace di sbalordire. Il MAXXI cerca di far rivivere la potenza straordinaria delle sue opere, come Lo Zodiaco con i dodici segni che appaiono realtà vere e tangibili. Sottolinea l’eccezionalità dei dipinti di De Dominicis, l’estro paradossale dell’artista arrivato da Ancona, secondo il quale non è l’opera a esporsi al pubblico, piuttosto il contrario. Un’altra importante rivisitazione è rappresentata dalla mostra – allestita da Aldo Aymonino – su Luigi Moretti, un maestro del razionalismo, oltre che editore, gallerista e regista, che ha lasciato a Roma un’impronta incancellabile per l’architettura del Novecento. Mentre la mostra sull’artista turco Kutlug Ataman, curata da Cristiana Perrella, ci presenta un progetto di otto opere video, poste ad indagare il rapporto conflittuale e problematico fra Oriente e Occidente.

E Roma sembra davvero apprezzare l’arte contemporanea. In soli tre giorni il MAXXI  ha raggiunto i 25 mila visitatori. Passati i giornalisti e i Vip d’ordinanza, è stato il turno della gente comune. Famigliole con bambini al seguito, pensionati, studenti e semplicemente curiosi. Tutti incantati da quel saliscendi di scale, quei labirinti che rincorrono flussi impercettibili e trasparenti e che sembrano fatti apposta per i più piccoli. Il Museo sfida il Moma di New York e l’antologia dell’artista serba Marina Abramovic o il Guggenheim Museum Bilbao, progettato da Frank Gehry, che con la sua estetica novecentesca chiude il XX secolo. Uno Spazio destinato a far clamore, o per dirla secondo il quotidiano francese Le Figarò, “un vero e proprio schiaffo estetico che ha lo scopo di risvegliare gli spiriti”.