Al Meeting la Lega cerca una “sintesi” con la Chiesa e chiude all’Udc
25 Agosto 2009
Sono giorni caldi sul fronte dei rapporti tra la Lega e la Chiesa italiana. La polemica a distanza tra Umberto Bossi e la Cei ha strappato titoli e commenti di ogni tipo, alimentando una contrapposizione frontale, priva di qualunque formula diplomatica. E così l’arrivo al Meeting di Roberto Calderoli accende una doppia, inevitabile curiosità: verificare come la platea accoglierà il ministro per la Semplificazione normativa. Ma anche scoprire come l’esponente leghista si muoverà su un territorio e una materia “calda”, stemperando o rinfocolando la miccia accesa dal proprio leader.
Alla fine chi tifava per l’incidente diplomatico resta deluso. Calderoli ottiene un buon successo personale, non viene sfiorato né da fischi né da contestazioni e riesce anche a tenersi lontano dalla tentazione di un rilancio polemico. “Io a disagio qui? Sto benissimo, non mi sento assolutamente a disagio”. La platea che lo è venuto ad ascoltare sul “nuovo federalismo fiscale”, lo accoglie addirittura con un applauso e in sala non si diffonde alcun mormorio. L’incontro pubblico si sviluppa sul tema cardine del progetto leghista. Nel corso della conferenza stampa precedente all’incontro, però, Calderoli non si tira indietro e si sofferma sulle ragioni che hanno determinato lo scontro con i vescovi. E, seppure con toni morbidi, il ministro ribadisce la linea del suo movimento e decide di non fare sconti.
“Se c’è un incidente sull’autostrada in Sicilia – spiega – e qualcuno va dal sindaco di Bari a dire che la sua politica viaria non funziona perché in Sicilia è morto qualcuno, questo ha lo stesso significato del fatto che delle persone purtroppo sono morte in acque internazionali o maltesi e i pochi salvati sono stati salvati dalla linea di questo Governo”. “Se uno vuole riflettere sulla tragedia – continua il ministro – mi trova d’accordo e addolorato per quello che è accaduto" agli eritrei che sono morti in mare. "Credo – aggiunge – che nessuno possa garantire su tutti i mali di questo mondo" e "se qualcuno addita come responsabilità di questo incidente una linea politica o una legge del Governo, mi spiace ma non ci siamo”.
“Sul problema dell’immigrazione la Lega e la Chiesa sono su due piani completamente diversi. Il nostro rapporto con la Chiesa è buono: uno dei primi con cui ci siamo confrontati a suo tempo sul federalismo fiscale è stato il cardinal Bagnasco”. Tuttavia, in tema di immigrazione, per Calderoli i livelli restano diversi. ”E’ condivisibile – spiega – l’approccio della Chiesa che deve ispirarsi all’amore cristiano, ma è necessario che un paese risponda anche concretamente. Personalmente credo che se si accolgono gli immigrati questo può apparire qualcosa di buono, ma non si fa il bene degli immigrati. Dobbiamo prendere atto che rappresentiamo il confine verso il sud del mondo e che tutti quelli che vengono verso di noi non possono essere integrati nel nostro paese. Per di più, se accogliessimo tutti faremmo un torto ai paesi di provenienza. Gli immigrati sarebbero snaturati rispetto ai propri territori; la partenza da lì dei più giovani significherebbe condannare il sud del mondo a una ulteriore sofferenza”.
Ribadendo la necessità di un coinvolgimento della Ue, Calderoli sottolinea: ”Il respingimento è una misura estrema, di prevenzione. La cosa importante è evitare che gli immigrati partano e siano, invece, aiutati a casa loro”. ”In ogni caso – conclude – ricordo che chi ha salvato questi poveretti sono stati i nostri finanzieri. Altri non sono intervenuti, o sono intervenuti a metà. O si sono girati dall’altra parte”.
Le stesse parole nette risuonano anche quando gli viene sottoposto il tema più prettamente politico delle alleanze possibili in viste delle Regionali. Se Roberto Formigoni si dice convinto che la Lega possa accettare un accordo con l’Udc di fronte a un patto chiaro, Calderoli si allontana anche dal solo perimetro della possibilità. “L’Udc è contro il programma di governo, contro le leggi del governo, contro Bossi e Berlusconi. Cosa ci alleiamo a fare? Per farci la guerra in casa?”. E ancora: “Non esiste alcuna ipotesi di accordo per la presidenza della Regione Piemonte. Delle chiacchiere di ferragosto a settembre non si occupa più nessuno”. Un vaticinio dal lieve sapore ironico visto che a farlo è un esponente di primissimo piano della Lega. Ovvero di quel movimento che da anni ha imparato a calibrare le proprie sortite comunicative e a lanciare le proprie provocazioni nell’agone politico proprio nel periodo in cui il Parlamento va in vacanza ed è più facile raccogliere titoli e visibilità.