Al presidente Mattarella chiediamo la medaglia d’oro al valore civile per gli italiani uccisi da ISIS a Dacca

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Al presidente Mattarella chiediamo la medaglia d’oro al valore civile per gli italiani uccisi da ISIS a Dacca

16 Novembre 2016

Al Signor Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella.

16 novembre 2015

I nostri connazionali Cristian Rossi, Marco Tondat, Nadia Benedetti, Adele Puglisi, Simona Monti, Claudia Maria D’Antona, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli e Claudio Cappelli, nella notte del 1° luglio 2016, sono stati sequestrati da un commando di estremisti dell’Isis e dopo ore di indicibili sofferenze e torture, sono stati trucidati. I nove italiani, uomini e donne, erano tutti in Bangladesh per lavoro, contribuendo con la loro presenza e la loro attività allo sviluppo economico di quel Paese.

Sorprendentemente, vista la gravità dell’accaduto, il sacrificio dei nostri connazionali non ha avuto né rilievo mediatico né la solidarietà istituzionale di altri casi, ad esempio, quello cronologicamente di poco successivo, della rissa avvenuta a Fermo, che è costata la vita al nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi.

Mentre, giustamente, per conoscere la verità sulla tragica morte del giovane Giulio Regeni in Egitto, c’è stata un’ampia mobilitazione delle Istituzioni e anche degli Enti locali con centinaia di manifesti affissi nei Municipi di tutta Italia, niente di tutto questo è avvenuto per i nove italiani di Dacca, malgrado i ripetuti tentativi dei parenti di avere notizie più precise sugli esecutori e sui mandanti di questo efferato delitto.

Si rende pertanto necessario onorarli pubblicamente con la concessione di una ricompensa al valore civile così come previsto dalla Legge 2 gennaio 1958 n. 13, che all’art. 5 prevede possa essere concessa anche alla memoria. La medaglia d’oro al valore civile, secondo l’art.3 della stessa legge, è concessa, tra l’altro, a chi ha tenuto “alto il nome e il prestigio della Patria”.

Cristian Rossi, Marco Tondat, Nadia Benedetti, Adele Puglisi, Simona Monti, Claudia Maria D’Antona, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli e Claudio Cappelli con il loro impegno lavorativo all’estero, il loro comportamento e le barbare modalità con le quali hanno pagato con la vita il solo fatto di essere italiani, non c’è dubbio che meritino questo riconoscimento e proprio con questa motivazione.