Al prossimo G8 potrebbe nascere la ‘strana coppia’ Obama-Hollande

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Al prossimo G8 potrebbe nascere la ‘strana coppia’ Obama-Hollande

Al prossimo G8 potrebbe nascere la ‘strana coppia’ Obama-Hollande

12 Maggio 2012

Si terrà a Camp David il 18 e 19 Maggio il G8 del 2012. In un primo momento, la location era stata individuata in Chicago: G8 e summit Nato i due giorni successivi. Invece, Barack Obama ha cambiato idea, spostando l’annuale meeting degli otto grandi del Pianeta dalla città dell’Illinois alla residenza presidenziale del Maryland. Secondo Obama, “il G8 tende a essere un incontro informale in cui si parla, ‘in intimità’ e informalmente, di molte questioni. Penso che i leader gradiscano maggiormente, per appuntamenti di questo genere, uno scenario come quello di Camp David”.

Al summit, come di consueto, parteciperanno Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Gran Bretagna e Unione Europea (rappresentata dal presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy e da quello della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso). Invitati a discutere di sicurezza alimentare in Africa, nella sessione del 19 Maggio, anche il presidente del Benin, Yayi Boni; il primo ministro etiope, Meles Zenawi e il presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete. Novità più importante, evidentemente, la presenza al meeting del nuovo inquilino dell’Eliseo, François Hollande.

Molti i temi sul tappeto, a partire dalla situazione in Afghanistan, già al centro dell’attenzione nel pre-vertice Nato svoltosi a Bruxelles il 18 e il 19 Aprile scorsi. Obama, con ogni probabilità, rivendicherà con orgoglio l’accordo strategico raggiunto il 1 Maggio – esattamente a un anno di distanza dall’uccisione di Osama Bin Laden – con il presidente afghano Hamid Karzai. Un accordo volto a garantire la presenza americana a Kabul anche dopo il 2014 (data del ritiro delle truppe), allo scopo di proseguire l’addestramento delle forze locali e teso a sostenere lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Insomma, il presidente Usa potrà compiacersi con gli altri leader del raggiungimento di un importantissimo obiettivo di stabilizzazione dell’Afghanistan e di aver inserito nell’intesa la previsione secondo cui Kabul, d’ora in avanti, sarà considerato alla stregua di ‘major non-Nato ally’.

Il bagno di sangue in Siria verrà solo sfiorato. Appare quanto mai evidente, se ancora ve ne fosse bisogno, l’assenza di unità politica all’interno della Comunità internazionale e tra gli otto grandi (si veda alla voce Russia). Tuttavia, è anche l’opportunità politica a mancare; l’opportunità di esercitare una reale pressione nei confronti del regime o di prendere in considerazione l’ipotesi di un intervento armato contro le forze fedeli a Bashar al Assad, valendo a nulla le pessime notizie dei sanguinosi attentati di giovedì, a Damasco: arrivate nei giorni scorsi: 50 morti e oltre 170 feriti.

Poi, vi sono i ‘dolori’ dell’Eurozona. Temi caldi, neanche a dirlo, la neo-elezione di François Hollande a presidente della Repubblica francese, con annessa eterna diatriba tra i sostenitori dell’austerità e della crescita e il dossier Grecia, con l’ingovernabilità e la crisi spaventosa del Paese potenziale deflagratore dell’intera Unione.

Hollande comincerà già a Camp David a illustrare il suo ‘New Deal 2.0’: investimenti infrastrutturali mediante prestiti europei; aumento della capacità di finanziamento della Banca europea degli investimenti; tassa europea sulle transazioni finanziarie; rafforzamento del ruolo della Banca centrale europea ed eurobond. Il neo inquilino dell’Eliseo avrà a disposizione numerosi alleati contro il rigorismo merkeliano. A partire da Mario Monti, premier di un’Italia in piena recessione fino ad arrivare allo stesso Obama, già dichiaratosi entusiasta di lavorare al fianco di Hollande “su una serie di obiettivi comuni sul fronte dell’economia”, trattandosi di una recessione, quella europea, provocata da politiche d’austerità fortemente criticate, oramai, anche Oltreoceano. La svolta holliandiana, quindi, potrebbe essere una vera e propria manna dal cielo per un’America anch’essa nel guado delle politiche d’austerità del Vecchio Continente.

Infine, l’affaire Grecia. 165,4% Debito/Pil, -9,1%: un quadro macroeconomico disastroso, e una tornata elettorale a premiare le estreme, con il leader del partito di estrema sinistra Syriza, Alexis Tsipras, incaricato di tentare di formare un nuovo governo, a esercitare pressioni sui leader di Nuova Democrazia, Samaras, e di Pasok, Venizelos, affinché il piano europeo di salvataggio venga disatteso. Prospettive nere, insomma, capaci di affossare l’intera Eurozona.

Per ora, tuttavia, si tratta esclusivamente di rumors. Per comprendere appieno di cosa si discuterà realmente, occorrerà attendere ancora una settimana.