Al Qaeda si finanzia nelle moschee durante il Ramadan

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Al Qaeda si finanzia nelle moschee durante il Ramadan

27 Settembre 2007

Il mese di Ramadan, sacro per tutti i musulmani, è diventato un problema
per gli apparati di sicurezza della maggior parte dei paesi arabi. Nel corso
del mese di digiuno si svolgono numerose attività, come gli incontri comunitari
nelle moschee e la raccolta della Zakat, che servono ai gruppi terroristici per
reclutare nuovi seguaci e rifornirsi di danaro. In particolare, il problema si
pone in Algeria, dove è certo che parte dei soldi della Zakat versati dai
musulmani vengono usati per finanziare al-Qaeda nel Maghreb islamico. A dirlo
chiaramente sono stati il Dipartimento di Stato americano e l’ambasciata
statunitense ad Algeri.

Secondo quanto riporta il giornale arabo ‘al-Quds al-Arabi’, i diplomatici
americani sono molto preoccupati per il fatto che il danaro versato dai fedeli –
in ottemperanza al terzo pilastro dell’Islam, che prevede la sua
redistribuzione ai più poveri della comunità – possa invece finire sui monti
dove si nascondono i terroristi. Per questo una delegazione del governo
americano ha incontrato nei giorni scorsi il ministro algerino per gli Affari
religiosi, Bouabdullah Ghulamallah, al quale ha espresso le proprie
preoccupazioni. Il ministro, però, sembra che abbia risposto stizzito alle
domande degli americani, sottolineando come la responsabilità dell’uso di
questi soldi non sia del ministero bensì degli stessi donatori. Un funzionario
del ministero ha inoltre aggiunto che Ghulamallah avrebbe anche respinto la
richiesta degli americani di affiancare ai loro dirigenti una squadra di tecnici
per la gestione dei fondi della Zakat.

Riferiscono alcune fonti che ogni anno, in Algeria, si raccolgono durante il
Ramadan circa un miliardo di dollari, buona parte dei quali dovrebbero finire in
un conto corrente bancario del ministero per gli Affari religiosi per essere convertiti
in opere destinate ai più poveri. L’unico accordo trovato con gli americani,
invece, sembra sia stato quello di dar vita, con i soldi della Zakat, a un
fondo con il quale prestare danaro alle famiglie più bisognose, senza interessi,
per dare vita a piccoli progetti imprenditoriali che li aiutino a diventare
economicamente indipendenti.

Maggiori preoccupazioni per l’impiego della Zakat a fini terroristici, si
hanno tuttavia in paesi come l’Arabia Saudita, dove, grazie alla presenza di
generosi emiri, i gruppi radicali islamici riescono a raccogliere molti più
fondi. In generale, comunque, l’avanzata del terrorismo in tutti paesi arabi
sta costringendo le autorità locali a prendere nuovi provvedimenti per evitare
che il Radaman ed i suoi riti diventino occasione per il finanziamento e la
propaganda delle cellule di al-Qaeda. Stando alla Tv satellitare ‘al-Arabiya’, il
ministero degli Affari islamici di Ryiad ha diffuso nuove direttive sulla
gestione dell’Iftar, la tradizionale rottura del digiuno, e la raccolta della
Zakat. Per quanto riguarda l’Iftar, che consiste nell’offrire da mangiare a un
gruppo quanto più numeroso di persone come forma di espiazione dei propri
peccati, se prima i fedeli erano soliti organizzare questi pranzi collettivi
all’interno delle moschee in modo autonomo, da oggi in poi potranno farlo solo
dopo aver ricevuto un regolare permesso da parte delle autorità locali. Più
dure invece sono le nuove norme sulla raccolta della Zakat.

In passato, nel
regno saudita, associazioni private e moschee raccoglievano autonomamente il denaro
dai fedeli, redistribuendolo come meglio credevano. Questo genere di pratica ha
permesso il finanziamento di gruppi estremisti costringendo il governo ad intervenire.
Sarà proibito alle persone non autorizzate di esporre casse per la raccolta
delle offerte nei negozi e nelle moschee, così come non sarà più possibile
chiedere denaro per strada. Il delegato del ministero per gli Affari islamici,
Abdelaziz al-Seideri, ha lanciato un appello a tutti i fedeli e agli Imam
attraverso l’agenzia di stampa saudita, affinché il denaro raccolto per il
Ramadan venga dato solo agli enti caritatevoli autorizzati dal governo.