Al Senato col pallottoliere

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Al Senato col pallottoliere

Al Senato col pallottoliere

21 Settembre 2007

Al termine della lunga e
concitata seduta dedicata alla Rai, un collaboratore parlamentare si avvicina
ad un importante senatore di An, visibilmente divertito: “Leggi qua, guarda
cosa c’è scritto in questa mozione: si dice che ci sono dei dubbi sulle
modalità della revoca di Petroni, voi avete votato contro e l’Unione ha votato
a favore! Roba da matti…”.

Il senatore ride, tutti i
presenti ridono, e poi si torna a parlare dell’argomento che fino a un minuto
prima aveva impegnato gli inquilini “destri” della Camera alta: Storace e i
suoi che si mettono di traverso, i neo-democristiani che votano con la Cdl solo
per fare un favore a Berlusconi perché dagli altri si sentono emarginati, la
Mussolini che coglie al volo l’occasione per sparare a palle incatenate contro
l’ex governatore del Lazio, el senador Pallaro che già che c’è dice la sua, e
tutt’intorno i giornalisti a prendere nota sul pallottoliere di Palazzo Madama.

Qualche poltrona più in là, un
capannello di opposto segno (politico) è tormentato da analoghi interrogativi:
ci si chiede se Mastella sia uscito dall’aula perché vuole alzare il prezzo o
sta già trattando per passare dall’altra parte, ci si arrovella per capire se
Dini tirerà la volata al Cavaliere e se anche Carlo Azeglio Ciampi sarà della
partita, e in un tale turbinio anche guastafeste del calibro di Rossi e
Turigliatto vengono derubricati a banali incidenti di percorso.

Si tratta forse del prevedibile
esito di una giornata particolarmente concitata? Magari fosse così. Ormai
questa è la norma: mentre gli atti da votare si avvicendano nell’ordine del
giorno, parlamentari d’ogni ordine, grado e schieramento, sono tutti intenti a
capire cosa faranno cespugli e cespuglietti, dissidenti e semplici riottosi,
politici navigati da cui temere un agguato e arrembanti peones da cui temere
qualche pericoloso coupe de theatre.

Leggi, mozioni e decreti
passano così in secondo piano, ogni voto diventa un “pizzino” da inviare ad
alleati e avversari, e fra un round e l’altro delle estenuanti trattative
parlamentari accade sempre più spesso che i rappresentanti del popolo non
sappiano neanche più cos’è che hanno votato un minuto prima.

Forse aveva ragione quel
senatore che%2C al termine dell’ultimo interminabile voto di fiducia al governo
Prodi, uscì esausto da Palazzo Madama e sbottò: “Non capisco perché ci hanno
tenuto qui tutta la giornata, bastava far votare Pallaro e con due minuti
avremmo chiuso questa pagliacciata…”.

(c.p.)