Al Senato la sinistra tenta il blocco della riforma, studenti pronti alla piazza
21 Dicembre 2010
Docenti imbavagliati, studenti in sciopero della fame, ‘flash mob’ a Montecitorio e ‘pianisti’ in Aula a Palazzo Madama. E’ il bilancio della giornata politica di oggi sotto il segno della riforma Gelmini, che nei piani della maggioranza poteva chiudersi stasera con l’approvazione definitiva del provvedimento. Auspicio sfumato per la bagarre nata da un errore della presidente di turno Rosi Mauro sull’esito del voto di alcuni emendamenti. Seduta sospesa, poi nuova votazione sui passaggi controversi, con l’opposizione sugli scudi.
Clima rovente tra i banchi di Palazzo Madama. Già, perché a causa della continua richiesta di voto elettronico su ogni emendamento sollecitata dal centrosinistra, la presidente di turno dell’Assemblea Rosi Mauro (Lega), visibilmente irritata, fa votare a raffica gli emendamenti per alzata di mano, fino al punto di far confusione sull’esito di alcuni. Approvati o non approvati? Non è chiaro, così la seduta è sospesa fino al momento in cui il presidente Renato Schifani, riprendendo in mano il timone dei lavori, decide di rimettere al voto gli stessi emendamenti dopo aver consultato i capigruppo di maggioranza e opposizione.
Il governo vuole accelerare, mentre l’opposizione imbarca zavorra. Una bagarre continua in Aula con annessi botta e risposta fra gli schieramenti. Polemiche che si aggiungono a quelle rivolte al ministro Sandro Bondi che, nel pomeriggio viene "pizzicato" dai senatori dell’Idv con la mano infilata nel banco di Sacconi (presente in Aula) per sostituirlo nel voto. Il capogruppo dipietrista Felice Belisario coglie l’occasione per chiedere le dimissioni del ministro, anche se viene redarguito dal vicepresidente del Pdl Gaetano Quagliariello che gli ricorda lo stesso comportamento tenuto qualche ora prima da "un senatore della sinistra".
Nonostante il clima alle stelle, dal terzo polo arrivano segnali distensivi. Come già avvenuto alla Camera, infatti, il gruppo di Futuro e Libertà preannuncia il disco verde alla riforma anche in Senato "per senso di responsabilità", come dichiara il presidente Pasquale Viespoli. Una posizione che sembra mettere a tacere il ‘falco’ Fabio Granata che, unendosi al coro degli ostruzionisti, aveva chiesto "un breve stop per una serie di audizioni" in "segno di civiltà da parte della politica". Mano tesa anche dall’Udc, che dopo aver annunciato il no, fa un passo indietro lasciando intendere di optare per l’astensione. Un’apertura politica, quella dei centristi, seppure al Senato un’astensione valga quanto un voto contrario.
La maggioranza è sicura di poter approvare tutto entro domani. Il ministro Mariastella Gelmini, commentando coi cronisti l’apertura alla riforma da parte del terzo polo, mostra apprezzamento precisando che "più consenso si crea intorno a questo provvedimento meglio è, non tanto per il governo, ma per l’Università". Dopo il voto favorevole di Api e Fli, spiega, l’esecutivo ha bisogno di spiegare i contenuti della riforma che "non deve preoccupare i giovani".
Ma i giovani rilanciano la protesta nelle scuole, nelle università e nelle piazze. Sarà così domani. Intanto, oggi, alcuni docenti di Pisa hanno protestato imbavagliati davanti al rettorato contro il ddl. Assemblee studentesche da Milano a Palermo in tutto il Paese per fermare il provvedimento.
Ma la tensione è alta soprattutto a Roma. Nella Capitale infatti, dove oggi studenti de La Sapienza hanno iniziato lo sciopero della fame e altri hanno inscenato un ‘flash mob’ davanti a Montecitorio in cui offrivano fiori ai passanti e alle forze dell’ordine che presidiano il Palazzo, i collettivi studenteschi sono pronti alle manifestazioni di domani che inizieranno nella mattinata.
Una protesta che si sviluppa su un duplice piano: da un lato c’è l’appello degli studenti al presidente della Repubblica Napolitano affinché non firmi la legge una volta approvata, dall’altro ci sono le iniziative messe in campo per disciplinare la protesta ed evitare che degeneri in scontri con le forze dell’ordine, come accaduto una settimana fa. Gli studenti garantiscono che non sarà violata la zona rossa e che la loro protesta sarà imprevedibile ma pacifica. Resta tuttavia il timore di nuovi episodi di violenza. Il Viminale avrebbe deciso di predisporre una strategia "mobile" con reparti più snelli e flessibili al seguito dei manifestanti, in grado di intervenire velocemente in caso di necessità. Sarà inoltre aumentato il dispiegamento di forze in campo: quasi 2mila agenti in strada contro i 1600 dello scorso 14 dicembre.