“Al Senato la spending review taglierà 110 milioni in tre anni”
31 Luglio 2012
Ieri, 27 ottobre, ci ha lasciato Angelo Cicolani. Vogliamo ricordarlo riproponendovi l’ultima intervista rilasciata all’Occidentale.
Centodieci milioni di euro in tre anni. Forbici alla mano, conti e obiettivi della spending review del Senato. Primo anno di tagli, bilancio in linea con le aspettative della manovra di riduzione della spesa che in un certo senso ha anticipato quella – più generale – del governo Monti. A Palazzo Madama le forbici – sotto l’impulso del presidente Renato Schifani – le ha impugnate Angelo Maria Cicolani, senatore questore del Pdl che giusto un anno fa di questi tempi e nel pieno dell’ondata anticasta, ha passato al setaccio numeri, cifre, contratti, servizi della cittadella istituzionale che in dieci anni di attività parlamentare conosce ormai a menadito. Scoprendo sprechi e inutili sovrastrutture. La ‘bussola’ è chiara: introdurre un meccanismo virtuoso basato su sobrietà e razionalizzazione, senza tuttavia svilire il ruolo – anche simbolico – dell’istituzione.
Senatore Cicolani da dove è partito con le forbici?
Il 3 agosto dello scorso anno è stato approvato un ordine del giorno firmato dai principali partiti con una serie di indicazioni ai senatori questori relativamente a una spending a base zero per i costi del Senato. Da settembre 2011 ci siamo messi al lavoro su queste indicazioni. Obiettivi fissati: risparmiare l’1,5 per cento nel 2012; il 3,50 per cento nel 2013 e il 6 per cento nel 2014.
Spieghi qual è il contesto nel quale ha operato.
Oltre l’80 per cento della spesa è fatta di costi fissi; stipendi del personale e contratti già stipulati in precedenza. Per ottenere il 6 per cento del totale o si toccano i costi del personale o le indennità dei senatori.
Numeri del risparmio nel 2012?
Nel 2012 otterremo un risparmio lievemente superiore a quanto previsto, e cioè pari all’1,72 per cento che significa 10 milioni di euro. Abbiamo chiuso lo scorso anno con un +0,22 per cento rispetto a quello precedente: è la prima volta che spendiamo esattamente quanto l’anno prima. Non è un fatto irrilevante, perché nel corso di questi dodici mesi, ad esempio, è aumentata l’Iva sui contratti.
Quali sono le voci più significative di abbattimento della spesa?
Intanto il fatto di non aver rinnovato il contratto per l’attuale sede dei magazzini del Senato che comportava un costo di locazione pari a 1,5 milioni. La nuova sede è stata individuata nell’area ex militare del Trullo con un abbattimento significativo della spesa. Prevista inoltre la riduzione e razionalizzazione dei materiali quali mobili, tv, apparecchi elettronici ormai desueti che abbiamo donato alla Croce Rossa Italiana. Abbiamo poi razionalizzato gli spazi di conservazione dei libri della Biblioteca potenziando la parte informatica dell’archivio.
Che altro?
Un’altra parte rilevante dell’azione che stiamo conducendo è rappresentata dalla disdetta dell’affitto con l’Hotel Bologna per gli uffici dei senatori. La novità, oltre alla riduzione dei contratti di affitto, è che non li pagheremo più a privati ma ad enti pubblici come nel caso dell’autorimessa del Senato. Insomma, il totale degli affitti non supera i 500mila euro e sono tutti pagati a enti pubblici.
Forbici anche sui servizi sanitari del Senato.
Esattamente. Riguardano oltre 900 dipendenti ed i senatori pensionati e vitaliziati, cifra più o meno analoga alla prima. Nel lavoro di ricognizione e indagine che ho condotto in questi mesi, mi sono accorto che avevamo uffici sanitari aperti anche quando il Senato non era in attività. Quindi abbiamo riorganizzato il tutto attraverso una convenzione con il Policlinico Gemelli; il che consente di risparmiare tra i 300 e i 400mila euro all’anno.
Sì, ma sulle indennità dei parlamentari cosa è stato fatto in concreto?
L’aver spento i vitalizi è stato un passo importante accanto al quale c’è il nuovo metodo contributivo previdenziale che vale anche per i senatori. Adesso si va in pensione a 65 anni se si è fatto una sola legislatura, a 60 con più di una legislatura: spostando di 10 anni la forbice si è interrotto lo schema precedente per il quale a 50 anni si poteva accedere al vitalizio. Inoltre col metodo contributivo, è stato ridotto il lordo dell’indennità. Non mi sembra poca cosa.
Quanto risparmiate sull’indennità dei parlamentari?
Circa cinque milioni di euro all’anno. Ma non è finita qui…
Cioè?
Abbiamo bloccato tutte le gare in corso e ridotto gli standard delle prestazioni richieste.
Cosa vuol dire in soldoni?
Abbiamo efficientato i servizi di pulizie e facchinaggio e portato da 40milioni a 4 milioni in tre anni il numero delle copie dei documenti, costringendo i senatori a lavorare on-line. Un meccanismo che a regime, porterà un risparmio di quasi due milioni all’anno.
Cosa si può fare ancora?
Agire sia sul personale che sui senatori.
Fuori gli esempi.
Avevamo personale assicurato 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo ricondotto la copertura assicurativa solo agli orari di lavoro arrivando a un risparmio di circa 800mila euro all’anno. Per i senatori abbiamo sforbiciato molto sulle spese di viaggio, introducendo dei meccanismi virtuosi. Se finora per gli spostamenti dal luogo di residenza a Roma spendevamo 6,5 milioni all’anno, entro il 2012 i costi saranno abbattuti del 10-20 per cento. Abbiamo inoltre attivato convenzioni per trasferimenti in treno con Ntv sull’asse Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli dove è concentrata la maggiore provenienza dei parlamentari. Vorrei citare un altro esempio significativo…
Prego.
Il Senato spendeva 150mila euro all’anno e altrettanto la Camera per i revisori dei conti sul riparto del finanziamento pubblico ai partiti. Con la nuova legge questa spesa è abolita.
Sia sincero: i politici sono una casta?
Nella maggior parte dei casi no. Certo, esiste una serie A della politica fatta dagli stessi nomi ormai da decenni che può dare agli occhi dell’opinione pubblica l’idea di una casta inamovibile. Ma come sempre, non bisogna generalizzare.
Tuttavia sulla riduzione dei parlamentari procedete col misurino, non proprio con le forbici.
Al Senato abbiamo già votato un testo di riforma costituzionale che prevede 250 senatori e 500 deputati a partire dalla prossima legislatura. Io penso che dobbiamo stralciare da quel testo alcune norme e far fare loro un percorso accelerato tra Camera e Senato. La riduzione dei parlamentari è ormai doverosa ma occorre fare attenzione a non indebolire il sostegno al governo che va, invece, stabilizzato.
Lei si considera un privilegiato?
Certamente, ma non sul piano finanziario se è questo che intende perché il mio reddito era superiore all’attuale quando facevo il direttore centrale della più grande azienda di costruzioni italiana. Mi sento un privilegiato dal punto di vista esistenziale. Ho la possibilità di un confronto intellettuale di alto livello molto stimolante ed è sempre stato così nei miei dieci anni di vita parlamentare.
Qual è la sua risposta all’antipolitica?
Ho sempre creduto che la verità alla fine viene fuori. Osservo che c’è una comunicazione inadatta a trattare istituzioni delicate come Camera e Senato. Il mio impegno quotidiano è fare bene il questore del Senato, avere una giusta considerazione del valore delle istituzioni, individuare un giusto equilibrio tra la dignità del luogo nel quale operiamo e l’esigenza – necessaria – di sobrietà e ottimizzazione dei costi. Il punto vero è la capacità delle istituzioni di modernizzarsi, di guardarsi dentro, auto criticarsi e al tempo stesso rimettersi in sintonia col Paese.
Come giudica l’opzione Berlusconi candidato premier?
Nel caso di un’ampia coalizione di centrodestra, credo che il candidato premier debba essere scelto dallo schieramento. Se invece, ogni partito correrà per contro proprio, non c’è dubbio che il candidato migliore sia Berlusconi: ha le migliori capacità di tenere insieme il partito e di attrarre un numero maggiore di elettori.
Tutto qui?
Aggiungo: la candidatura di Berlusconi deve essere accompagnata da un grande rigore nella composizione delle liste, sia dal punto di vista morale che delle capacità dei singoli. Nel Pdl c’è bisogno di cambiamento, un cambiamento che punti sulla moralità e sulla meritocrazia. Ma serve anche un buon programma elettorale, soprattutto in questi tempi di crisi. Non ho dubbi che la genialità di Berlusconi – e il lavoro di tutti noi – sapranno trovare la ricetta giusta e l’offerta politica migliore per dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini.
Come e cosa sarà il Pdl nel 2013?
Non so se si chiamerà ancora così ma credo sarà composto dalle migliori energie degli esponenti di An e Fi, degli ex democristiani, di gran parte dei soci fondatori che insieme condurranno la battaglia per le politiche. Ma per riuscire nell’obiettivo, sarà indispensabile l’unità del partito. Da coordinatore provinciale del Pdl, a Rieti ho vissuto le difficoltà degli aennini di adattarsi al nuovo contesto, superando la logica delle componenti che ne aveva caratterizzato la storia. A noi le divisioni interne sono costate la guida della città; per questo è fondamentale andare avanti insieme e uniti. Apprezzo gli amici di An per la loro passione, per l’etica e la militanza; mentre l’anima di Forza Italia alla quale appartengo, esprime una maggiore capacità di parlare a un popolo più vasto e variegato. Non c’è alternativa a questo partito: sono convinto che la fusione sia ancora possibile e che valga la pena di lavorarci con convinzione.