Al Sud poche pensioni da lavoro e molte d’assistenza e di invalidità
11 Novembre 2010
Se è vero, come è vero, che le pensioni hanno una diretta correlazione con l’attività lavorativa, i dati riassuntivi dell’Inps sul numero dei trattamenti erogati nei singoli territori possono fornire un’idea, sufficientemente attendibile, delle problematiche insistenti nelle singole regioni d’Italia.
Prendiamo, ad esempio, un raggruppamento di cinque regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Nell’insieme, in questi territori, l’Inps sta erogando quest’anno una pensione diretta (il cui diritto, in altre parole, è direttamente derivante dall’attività lavorativa esercitata) a circa il 50% degli anziani; in tutt’Italia, la media è di circa il 60% (70% circa nel Nord). Se aggiungiamo le pensioni indirette (o di reversibilità, quelle di cui hanno diritto i familiari alla morte del pensionato diretto), la coperta dell’Inps raggiunge quasi il 72% degli anziani, contro quasi il 100% del nord Italia e dell’80% del centro Italia.
C’è poi il capitolo assistenza, con quei trattamenti (sempre pensioni sono) il cui diritto non deriva direttamente (pienamente e/o proporzionalmente) ad un’attività lavorativa esercitata. Lo stesso raggruppamento di territori, in tal caso, registra un vero e proprio trionfo raddoppiando il risultato medio dell’intera nazione: l’Inps raggiunge il 12,3% degli anziani, contro il 6,9% del dato Italia. Infine, le cinque Regioni osservate assieme fanno bene anche sul tema invalidità: 15 cittadini su 100 fruiscono di un assegno mensile, contro i 12 in media nazionale. In altre parole, qui finiscono ben 36 pensioni d’invalidità ogni 100 erogate dall’Inps.
Signore e Signori, benvenuti al Sud! Un Sud che dal quadro dell’Inps sulle pensioni erogate mostra seri problemi di vita sociale e culturale, prima ancora che economico-produttivi. Proviamo a leggere questo quadro, pur in brevità e semplicità, lungo i tre principali profili di trattamenti pensionistici pagati dall’Inps:
a) pensioni da lavoro;
b) pensioni assistenziali;
c) pensioni d’invalidità.
Sono considerate da lavoro tutte le pensioni il cui diritto si ottiene in corrispondenza a un periodo di lavoro e, quindi, di contribuzione (ossia, occupazione con regolare rapporto di lavoro). I dati dicono che al Sud, come accennato, soltanto il 48,8% degli anziani riceve una pensione del genere, contro il 60% della media nazionale e quasi il 70% del nord Italia. La media più alta, al Sud, la raggiunge la Basilicata (oltre il 52% degli anziani); la più bassa la Sicilia (poco più del 42%). Un dato così basso può dire due cose: alta disoccupazione o alto tasso di lavoro sommerso. Fenomeni, peraltro, che possono ben coesistere. Infatti, se le pensioni da lavoro risultano in numero così basso (e basse anche in entità, aspetto qui non preso in considerazione) è perché molti degli anziani di oggi, giovani lavoratori di ieri, non hanno avuto una regolare vita lavorativa e contributiva, tale da far maturare il diritto a una pensione. Dunque, o hanno lavorato in nero o non hanno lavorato affatto.
Gli stessi fenomeni (disoccupazione e lavoro nero) sembrano giustificare anche i risultati relativi al capitolo assistenza. Le pensioni assistenziali vengono erogate agli anziani con oltre 65 anni che non hanno altri redditi (o quando sono di consistenza minima). Qui arriva la sorpresa: stranamente, ma giustificatamente, lo Stato (per mezzo dell’Inps) sostiene il 12,3% degli anziani, contro il 6,9% di medesimi aiuti forniti a livello nazionale. Il dato eccezionale (il doppio rispetto alla media Italia) il Sud lo raggiunge, con molta probabilità, quale conseguenza degli stessi fenomeni del lavoro nero o dell’alta disoccupazione. Molti anziani, cioè, sono oggi costretti a far ricorso a una pensione di tipo assistenziale perché, da giovani, o non hanno lavorato o hanno lavorato in nero.
Infine, i trattamenti d’invalidità. In tal caso, l’Inps interviene in aiuto di situazioni di bisogno per le quali, cioè, la pensione erogata costituisce la fonte di sostentamento, altrimenti non ottenibile per l’impossibilità di dedicarsi a un lavoro. Cosa dicono i dati? Dicono che, al Sud, l’Inps eroga il 36,35% delle pensioni pagate a tutti gli invalidi d’Italia. I trattamenti erogati in totale dall’Inps sono a 2.746.563; di questi 998,474 (appunto il 36,35%) vengono percepiti da soggetti residenti in quelle cinque regioni del Sud: il 3,10% in Basilicata, il 13,14% in Calabria, il 34,31% in Campania, il 22,69% in Puglia e il 26,76% in Sicilia.
Il dato si “corregge” leggermente se viene letto non in funzione geografica (cioè, con riferimento alle regioni), ma con riguardo alla popolazione residente. Infatti, in tal caso, il divario tra i dati resta ma si riduce: al Sud, ogni 100 abitanti, ci sono 15 invalidi che percepiscono un’indennità; in tutt’Italia se ne registrano 12.