Al vertice Monti-Merkel-Hollande-Rajoy c’è accordo su crescita e Tobin tax

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Al vertice Monti-Merkel-Hollande-Rajoy c’è accordo su crescita e Tobin tax

23 Giugno 2012

Eppur (qualcosa) si muove. La marcia d’avvicinamento al Consiglio europeo del 28 e 29 Giugno di Bruxelles prosegue a tappe forzate. Un’inarrestabile sequela di summit volti ad impedire il crollo dell’euro e, soprattutto, a costruire le condizioni per una nuova piattaforma comune europea. Un processo teso altresì a creare un impianto istituzionale quantomeno più efficiente rispetto all’attuale. Già giovedì, a Lussemburgo, si è tenuta la riunione dei ministri delle Finanze dell’eurozona (il cosiddetto ’Eurogruppo’). A tale incontro ha partecipato (solo virtualmente) anche Christine Lagarde – direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) – attraverso la stesura di un report contenente le misure da adottare per evitare il precipizio, per assicurare la sopravvivenza della zona euro.

Tali misure parrebbero in larga misura accogliere i desiderata di quei paesi dell’Europa mediterranea maggiormente esposti alla crisi finanziaria per via dei bassi – o addirittura recessivi, come nel caso del Pil italiano per il 2012 – tassi di crescita, degli alti debiti pubblici e delle sofferenze dei rispettivi istituti di credito: Unione bancaria, eurobond o eurobill – titoli di breve scadenza -, ricapitalizzazione delle banche in sofferenza e maggiore integrazione politico-finanziaria dell’Unione: rafforzamento della governance e condivisione dei rischi. Sono queste le richieste del Fmi alle istituzioni comunitarie. Richieste condivise dal commissario europeo agli Affari Economici, Olli Rehn: “Dobbiamo rifondare l’Unione economica e monetaria, arrivare a una vera e propria Uem2”, ha dichiarato il commissario a margine del vertice.

L’intervento del direttore del Fmi, in queste settimane a dir poco concitate, ha così potuto trovare un’importantissima sponda nell’insolita alleanza italo-franco-spagnola. La manifestazione di questo neo-trio mediterraneo s’è avuta proprio ieri, a Roma. Il Presidente del Consiglio italiano Mario Monti ha voluto convergessero a Villa Madama – oltre al Cancelliere tedesco Angela Merkel – il neo-eletto Presidente francese François Hollande e il Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy. Un mero quadrilatero informale? Non esattamente.

Il summit di ieri ha rappresentato una sorta di messa in minoranza della linea rigorista merkeliana. La sconfitta al secondo turno delle presidenziali francesi di Nicolas Sarkozy ha decretato la fine del potente ed imperante asse franco-tedesco di questi ultimi anni. Hollande, infatti, sembra sempre più proiettato nel solco di uno smarcamento dalle politiche economiche d’austerità. E non potrebbe essere altrimenti, considerata la sua appartenenza al Partito Socialista d’Oltralpe. Più crescita – chiede il neo-Presidente. Con regole meno stringenti su deficit e debito – almeno dal lato francese – aggiungiamo noi.

La partita decisiva, dunque, si disputerà a livello europeo. L’Occidentale ha già dato ampiamente conto della sfida in corso e dell’enorme posta in gioco, mediante un articolo a firma di Edoardo Ferrazzani del 21 Giugno scorso dal titolo ‘Monti ha 10 giorni di tempo per fare ingoiare alla Merkel il suo piano salva euro’. In tale ottica, lo strano trio dovrebbe riuscire nell’ardua impresa di ammorbidire i niet di Angela Merkel.

Ma di cosa si parla in termini reali? Quali riforme della governance europea verranno discusse a Bruxelles la prossima settimana? Sul tappeto, v’è anzitutto l’ipotesi della Golden Rule, ovvero la possibilità che dal calcolo del deficit vengano scorporati gli investimenti; i Project Bond – i titoli di debito emessi per la realizzazione, a livello comunitario, di infrastrutture strategiche – nonché l’aumento di capitale della Banca europea per gli investimenti (Bei), capace in questo modo di poter finanziare progetti fino a 80 miliardi di euro. E ancora, la proposta ‘Monti- Moavero’: far acquistare al European stability mechanism (Esm) i bond dei paesi con i debiti più elevati – Italia, Spagna e Portogallo – per arginare i rialzi dei rendimenti. Infine, e qui entriamo nell’alveo delle decisioni effettivamente prese dall’incontro di ieri, 130 miliardi destinati alla crescita, pari all’1% dl Pil dell’Unione europea, e accordo di massima sulla Tobin Tax – la tassa sulle transazioni finanziarie.

Netta, quindi, è la sensazione secondo cui una soluzione della crisi dell’euro non potrà arrivare – semmai dovesse arrivare – dal decisivo Consiglio europeo della prossima settimana. I dati sono davanti agli occhi di tutti: il salvataggio delle banche spagnole non ha affatto provocato gli effetti sperati. Da allora, gli spread Bonos-Bund/Btp-Bund hanno ripreso a marciare verso livelli record, e con loro i tassi dei titoli di Stato italiani e spagnoli. Nonostante il rigore e manovre finanziarie ‘lacrime e sangue’ di tagli alla spesa e di aumento della pressione fiscale.

Last but not the least, in questa settimana densa d’appuntamenti potrebbero essere decise anche le sorti del governo Monti. Infatti, dentro il Pdl aumenta ogni giorno di più la tentazione di staccare la spina all’esecutivo dei professori. Nella misura in cui Mario Monti non dovesse ottenere risultati rilevanti dal Consiglio europeo del 28 e 29 prossimi, ne andrebbe anche della sua permanenza a Palazzo Chigi. E in questo senso, le elezioni ad Ottobre sarebbero davvero più vicine.