
Al via a Varsavia il Congresso mondiale in favore della famiglia

08 Maggio 2007
di redazione
Quando in Italia verrà celebrato il Family day, in Polonia sarà in pieno corso il World Congress of families che il prossimo 11 e 13 maggio si annuncia come la più grande conferenza internazionale in favore della famiglia a cui parteciperanno leader e attivisti provenienti da tutte le parti del mondo. Quella polacca è la quarta edizione di un appuntamento che negli scorsi anni ha riscosso un grande successo per interventi e partecipazione. L’obiettivo degli organizzatori è di rispondere all’etica militante antifamiglia prevalente nell’Occidente post-moderno, creando un network internazionale di organizzazioni attive nella difesa dell’istituto della famiglia naturale, come fondamento di una società “sana”. Dopo Praga, Ginevra e Città del Messico, il Congresso si svolgerà a Varsavia e avrà l’obiettivo di sviluppare un pubblico dibattito sulle grandi questioni legate a questo tema che di stretta attualità è diventato negli ultimi tempi: il suo ruolo nella società e nell’era della globalizzazione, l’importanza del vincolo matrimoniale, la questione giovanile, il problema demografico come sfida del millennio, il rapporto tra i media e la famiglia, il contributo della famiglia al progresso economico di una nazione, le politiche pro-family, il ruolo della religione come supporto alla famiglia naturale.
“È necessario lasciarsi dietro le spalle la concezione della famiglia come un ostacolo allo sviluppo”, sostengono gli organizzatori del convegno. La famiglia è la vera base della civilizzazione, è la società in microcosmo, è la riduzione della complessità sociale fino alla sua componente più fondamentale. E la crisi della famiglia avvia lentamente ma inesorabilmente verso il declino della società che essa rappresenta. Questo è il motivo per cui il congresso mondiale lancia l’allarme. “Ed è esattamente di questo che abbiamo bisogno se vogliamo avere qualche speranza di risolvere un problema di tale gravità: una spinta senza precedenti da parte delle forze pro-family”.
Il dibattito sul futuro della famiglia è legato a doppio filo con quello della crescita della popolazione. Recentemente la Heritage Foundation, il think tank liberal conservatore americano, ha dedicato una serie di studi a queste questioni, che sono i grandi problemi della politica del nostro tempo. “Quando la popolazione degli Stati Uniti ha raggiunto ufficialmente i 300 milioni di persone, lo scorso ottobre – scrive Rebecca Hagelin, nel sito del Heritage – non vi è stata nessuna celebrazione. Molte organizzazioni ne hanno preso nota e sono passate oltre. Gli ambientalisti e altri liberali si sono lamentati della presenza di un numero maggiore di individui che consumano risorse preziose” e invece “dovremmo celebrare la crescita della popolazione e non lamentarcene”, ha sostenuto Allan Carlson, uno dei promotori del World Congress of families. “Con un tasso di crescita in picchiata nei paesi più industrializzati del mondo, il fatto che la popolazione americana aumenti è un segnale di speranza”. In effetti, gli Stati Uniti rientrano nel novero di quei paesi che i demografi ritengono non a rischio. Il tasso medio di fertilità raggiunge il 2,11 nascite per donna, giusto quanto gli esperti ritengono debba essere il livello di rinnovamento della popolazione. Insomma, gli Stati Uniti sono l’unico paese occidentale che non è stretto nella morsa di quella che si chiama la spirale della morte. Ma il problema è sull’altra costa dell’Atlantico.
Secondo i dati forniti dagli organizzatori del congresso, il tasso medio di fertilità dell’Europa è solo all’1,3 per cento. In Italia scende all’1,2, in Spagna addirittura all’1,1. Anche la Russia si attesta all’1.2, meglio la Gran Bretagna che col suo tasso di 1.6 rimane però sempre sotto il livello di rinnovamento. In caso della Francia è emblematico: il tasso di fertilità francese raggiunge l’1,89 ma un terzo delle nascite non sono francesi ma della comunità musulmana che è immigrata nel paese, quindi in qualche modo non francesi.
“Sembra ridicolo puntualizzare qualcosa si così ovvio, ma una società che rinuncia a riprodursi è sulla strada dell’estinzione”, continua Calrson. “Come può una popolazione che declina mantenere le infrastrutture nazionali? Chi porterà avanti le aziende europee, gli eserciti, le attività agricole? Chi pagherà le tasse per i servizi essenziali? La scarsità delle nascite lancia più sfide che l’esplosione della popolazione”. Oggi sono molti i governi che stanno prendendo coscienza della situazione, cercando in qualche modo di porvi rimedio. Il presidente russo Putin, per esempio, ha adottato una politica pro famiglia che prevede un finanziamento di 110 dollari al mese alle famiglie che almeno due figli. Secondo il Responsabile della comunicazione del congresso, per avere dei buoni risultati, le mamme che decidono di lasciare il lavoro per dedicarsi alla famiglia dovrebbero ricevere il 40 per cento del loro salario e le famiglie che hanno due bambini un finanziamento di almeno 9.000 dollari. Se questa strategia funzionerà è una questione ancora aperta, “il nostro mondo moderno – continua Rebecca Hagelin – sembra essere così intriso di narcisismo e così contrario a dare il benvenuto alla nuova vita che sembra probabile che ci vorrà ben altro che il denaro per fermare la marea”. Ma la disperazione non risolve nulla, questo è il motivo per cui il Congresso delle famiglie sta radunando la maggior parte delle menti, per programmare una via d’uscita da ciò che è stato definito “l’abisso dell’inverno demografico”. (c.v.)