Al via Durban 2. Frattini: “Deluso dall’Ue, non sa parlare con una voce sola”
20 Aprile 2009
di redazione
"Il mancato raggiungimento di una posizione comune dell’Unione europea sulla conferenza Onu sul razzismo è un errore gravissimo che denota l’incapacità, nonostante le tante parole spese a riguardo, di trovare almeno un minimo comune denominatore su un problema di base come è il razzismo". È quanto afferma in un’intervista al Giornale, il ministro degli Esteri Franco Frattini.
Amareggiato per il mancato accordo in sede Ue, "una delle più grandi delusioni delle mie esperienze internazionali" afferma, Frattini osserva che, così "di fatto si dimostra una volta di più che l’Europa non è capace di parlare a una sola voce" e in questo modo "si lascia a ciascuno la libertà di agire da solo".
Inoltre, secondo Frattini, "per coerenza tutti i 27 Paesi dell’Unione europea dovrebbero fare come l’Italia" che non partecipa al summit. Infatti, "chi va come gli inglesi – afferma – ha accettato un compromesso" mentre nel testo della bozza del documento, pur rivisto, rimangono "frasi inaccettabili che equiparano Israele a un Paese razzista".
A proposito del caso della nave Pinar, Frattini rileva che "anche sul tema dell’immigrazione le regole comuni sono snobbate". Comunque, conclude il ministro, per quanto riguarda l’Onu "continuiamo a batterci per ottenere una riforma radicale".
Nel frattempo, il clima della conferenza si annuncia molto caldo e non senza colpi di scena. Sale il numero dei paesi che avevano già annunciato che non avrebbero partecipato. Insieme a Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Germania, Italia, Olanda, oltre a Israele, oggi si è aggiunta anche la Polonia che ha annunciato che non parteciperà alla conferenza per timore di dichiarazioni razziste ed antisemite. "Abbiamo motivo di credere che la Conferenza sarà sfruttata, ancora una volta come avvenne nel 2001 a Durban, come un forum di dichiarazioni inaccettabili, contrarie allo spirito di rispetto delle altre razze e religioni", si legge in un comunicato del ministero degli esteri polacco. "Ogni annuncio che mira ad introdurre temi antisemiti provoca una particolare opposizione da parte nostra", aggiunge il ministero.
Bernard Kouchner, ministro degli esteri francese, ha annunciato che parteciperà con un ambasciatore ma ha avvertito che, come i rappresentanti degli altri paesi europei presenti, il rappresentante lascerà la sala se il presidente iraniano Mahmud Ajmadinejad pronuncerà "accuse antisemite" nel suo discorso.
"Non riesco proprio a interpretare il gesto di Benedetto XVI. La decisione del Vaticano e l’avallo papale a Durban II sono un segnale preoccupante la cui origine e i cui gesti ora vanno attentamente valutati. Il papa esalta quella dichiarazione di Durban che, al di là degli astratti proclami, si configura come una realtà profondamente angosciante, con affermazioni inaccettabili e frasi aggressive di tipo antisemita contro lo stato di Israele che viene accusato di crimini contro l’umanità e discriminazioni razziali conto i palestinesi e al quale si imputa di minacciare la pace internazionale e la sicurezza". Lo ha dichiarato a La Stampa, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma.
Secondo Di Segni, "la realtà di Durban è in profonda contraddizione con gli annuncianti e lodevoli intenti antixenofobi dei quali parla il Pontefice". "Già otto anni fa, alla prima conferenza in Sudafrica – ha ricordato il rabbino capo di Roma – alcuni stati arabi tentarono di far entrare nella dichiarazione finale del vertice Onu l’equiparazione sionismo – razzismo e la definizione di Israele come ‘entità straniera occupante’. L’intervento del papa non tiene minimamente conto di come stanno davvero le cose, perciò ci troviamo di fronte ad una evidente ed allarmante contraddizione. Francamente – ha detto Di Segni – mi sfugge il motivo per cui il Papa ha compiuto un passo simile".
"È un segnale di difficile comprensione, l’ennesima iniziativa incauta del Pontefice, che si somma alla lista dei precedenti scivoloni nei raporti con l’ebraismo" aggravata dal fatto che "questo non è un atto della Curia ma sono le parole del Papa stesso". Secondo Di Segni, "partecipando a Durban II il Vaticano dà il proprio avallo morale a quanto si sta preparando. La Santa Sede non può giustificarsi dicendo che va alla Conferenza per correggerne l’impostazione anti-semita, perché i meccanismi pseudodemocratici che ci sono al summit dell’Onu lo impediscono".
"Adesso, dopo il malconsigliato intervento del Papa, lo scenario sarà l’ondata di indignazione internazionale e poi ancora una volta la correzione di rotta da parte della Santa Sede – ha concluso Di Segni – Intanto però il danno è fatto perché il Vaticano rileggittima Durban II, vanificando in parte l’effetto del giusto boicottaggio di molti paesi come l’America e l’Italia".