Al via la campagna elettorale del PdL. E il Cav. attacca Veltroni

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Al via la campagna elettorale del PdL. E il Cav. attacca Veltroni

08 Marzo 2008

Sono saliti insieme sul grande palco bianco del Palalido, mano nella mano, sulle note dell’inno di Mameli. Berlusconi e Fini hanno aperto a Milano la campagna elettorale, insieme perché “Uniti si vince, uniti si governa, uniti si cambia l’Italia”. Via le bandiere con i vecchi simboli, largo allo sfondo candido su cui campeggia lo stemma del Partito delle Libertà. Anche se nel palazzetto risuona ancora “Azzurra Libertà” e striscioni e magliette inneggiano anche questa volta al Cavaliere. Che, prima di lasciare a Fini il compito di aprire con il suo intervento la convention, ha preso la parola lamentandosi di non aver potuto toccare il letto, questa notte, causa “traumatica” compilazione delle liste. Da cui qualcuno, inevitabilmente, è rimasto escluso e in cui il 30% sono donne. “Adesso partirà la corsa – ha detto scherzando – a guardare nel passato di tutte le candidate: sono tutte fidanzate mie o di Gianfranco. Siamo un po’ superman, da questo punto di vista, ma sono troppe anche per noi”.

“Ci sono momenti in cui un soggetto deve avere la capacità di anteporre l’interesse del popolo e della Patria al proprio”. Così ha esordito Gianfranco Fini, ribadendo la decisione di mettere da parte il simbolo, ma non la storia, di un partito, per guardare avanti. “E’ il momento di schierarsi con i valori occidentali o dall’altra parte – ha detto Fini – e i valori del nostro soggetto politico unitario sono quelli del PPE, il Partito Popolare Europeo, i valori dell’Occidente”. Ovvero quelli che rappresentano l’identità dei popoli legati alla tradizione giudaico-cristiana. Il risultato sarà una “moderna rivoluzione conservatrice”. Dei nomi e dei volti inseriti nelle liste del PdL, Fini sceglie di annunciarne alla platea uno solo, quello di “un eroe dei tempi moderni, che ha servito con sacrificio la Patria”, il capitano dell’esercito Gianfranco Paglia, rimasto gravemente ferito e costretto sulla sedia a rotelle nel corso di una missione di pace in Somalia. E dopo aver confidato nei pronostici favorevoli ed essersi rivolto al caro Silvio come Presidente del Consiglio, ha inneggiato ai festeggiamenti: “facciamo del 13 aprile una nuova festa della liberazione, dalle utopie, dagli inganni e dai fallimenti della sinistra”.

Accolto tra le ovazioni, spesso interrotto dagli incitamenti dei presenti, soprattutto quando parla di sicurezza e di difesa delle famiglie, nel suo lungo intervento Silvio Berlusconi ha presentato i punti principali del programma del PdL e anche la sua “carta dei valori”. I valori – come la dignità personale, la libertà, la giustizia e la solidarietà – delle grandi democrazie occidentali. “Sono molto preoccupato vedendo il modo in cui ci accolgono – ha detto iniziando il suo intervento – perché mi rendo conto che esiste una grande aspettativa per ciò che dovrei fare per rimediare ai disastri della sinistra. Immagino che tutti pensino che io abbia la bacchetta magica. Ma quella non ce l’ha nessuno”. Eppure, ha detto Berlusconi “non esistono alternative, troveremo il coraggio di governare il Paese”. Ha elencato le priorità del PdL, ovvero la difesa della famiglia e la sicurezza, e i provvedimenti più urgenti da attuare. Come l’eliminazione dell’ICI sulla prima casa, la detassazione degli straordinari e dei premi produzione, la reintroduzione del bonus bebè e dei poliziotti di quartiere, il rimedio allo stop delle grandi opere, “perseguito dalla sinistra con forza giacobina “.

“Quando la sinistra va al governo il suo programma…”, dice Berlusconi stracciando un foglio, tra gli applausi dei presenti e i flash dei fotografi. E scherza sull’etichetta di “nuovo” di cui si fregiano i politici navigati del Pd e sul “gioco di prestigio alla Houdini”, come lo ha definito Fini, della creazione delle liste di sinistra: “Comunisti? Chi è mai stato comunista? Prodi, presidente del Consiglio? Di quale Paese?”. Smentisce le false notizie di malori – “Io sto benissimo” – e dei nomi femminili di starlette che sarebbero state candidate dal PdL. Conclude l’incontro con il suo popolo, Silvio, con un giochino che, ammette, gli piace tanto. Che nella scorsa campagna immaginava con Fini e a cui questa volta ha pensato a bordo dell’aereo che l’ha portato da Roma a Milano. Ovvero le “domandine facili facili” alla platea, che gli permettono di capire se è sulla strada giusta. All’ennesimo “No” gridato dai sostenitori a domande come “rivolete questi signori della sinistra al potere”, si è rivolto soddisfatto a Fini: “Penso che siamo sulla strada giusta, Gianfranco”.