Al via la campagna elettorale per le Regionali tra liste escluse e retroscena

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Al via la campagna elettorale per le Regionali tra liste escluse e retroscena

19 Settembre 2011

Comincia con il nodo delle liste escluse la prima settimana di campagna elettorale per le Regionali. In provincia di Isernia l’esclusione è toccata a due liste del centrosinistra: quella della Federazione della sinistra e quella di Sinistra ecologia e libertà, entrambe collegate al candidato presidente Paolo Di Laura Frattura. In provincia di Campobasso è stata invece esclusa la lista di Molise Civile, collegata al presidente uscente Miche Iorio. “Bocciata” anche la singola candidatura di Nicola Romagnuolo (Progetto Molise, una delle liste collegate al centrodestra). Ma si tratta per lo più di vizi formali, che dovrebbero essere sanati nel giro di poco tempo. Partiti e movimenti interessati, infatti, hanno già preparato la documentazione mancante richiesta e – in casi estremi – sono pronti a presentare i ricorsi.

In realtà, il primo colpo di scena, in provincia di Isernia, c’è stato sabato sera, quando il Partito socialista ha deciso di ritirare la propria lista dalla competizione a causa di dissidi interni al partito. Stando a indiscrezioni, anche un candidato di Alternativ@ (circoscrizione Isernia) ieri aveva manifestato la volontà di ritirarsi. Ma la sua decisione, a quanto pare, è maturata fuori tempo massimo. Resta il fatto che, almeno nella provincia di Isernia, considerata la roccaforte di Iorio, lo schieramento di centrosinistra parte con qualche acciacco. Problemi di liste a parte, infatti, il malumore negli ambienti della sinistra continua a regnare sovrano.

Stando alle ultime novità, il segretario provinciale di Sinistra ecologia e libertà, Celeste Caranci, si è dimesso. Non avrebbe digerito l’esclusione di Antonio Sorbo dal listino di Frattura. La presenza del giornalista venafrano avrebbe in qualche modo compensato la decisione di candidare un aspirante presidente proveniente dal centrodestra. Invece, il “risarcimento” alla sinistra più radicale – che alle primarie aveva votato compatta per Petraroia – non c’è stato. Il primo effetto delle dimissioni di Caranci – il soggetto, in quanto segretario provinciale, legalmente incaricato di formalizzare la presentazione della lista – è stato quindi quello di contribuire all’esclusione della lista su Isernia. Che tra l’altro si presenta agli elettori decisamente rimaneggiata: all’inizio c’erano solo tre candidati su sette, al fotofinish ne sono stati aggiunti un paio, “pescati” su Campobasso (Natalini e Monaco).

E se anche i vizi sono sanabili, questi scossoni a sinistra non rappresentano tuttavia un buon segnale per Frattura. A Isernia rischia di ritrovarsi con quattro liste delle sette presentate sabato mattina; a Campobasso deve invece fare i conti con il “partito del non voto” di Nicola D’Ascanio, uno dei suoi concorrenti alle primarie (in una conferenza stampa l’ex presidente della Provincia ha colto l’occasione per ricordare che a suo avviso sono state una farsa: ha detto che la partecipazione è stata scarsa, i numeri sarebbero stati gonfiati).

Nervi tesi anche in casa di un altro alleato: l’Italia dei valori. Il circolo cittadino di Termoli si è dimesso in blocco, contestando la candidatura del figlio del leader nazionale Antonio Di Pietro. Ai loro occhi l’inserimento in lista di Cristiano Di Pietro ”appare figlio della stessa concezione familistica e privatistica che presumibilmente ha mosso il capo della Lega Nord, Umberto Bossi, a candidare e a far eleggere il figlio al Consiglio Regionale della Lombardia”. Per i circolo di Termoli, in parole povere, su Campobasso l’Idv avrebbe predisposto una lista senza candidati di rilievo, proprio per facilitare la corsa del figlio di Di Pietro verso Palazzo Moffa. A Termoli avrebbero voluto anche l’ex sindaco Vincenzo Greco in gara sul proporzionale. È andata diversamente.

In tempo di campagna elettorale, le prime scaramucce e i malumori di una sinistra che non si sente rappresentata da Frattura sembrano promettere colpi di scena a ripetizione. È opportuno ricordare che, anche se si parla di una sfida a due, sono di più i candidati alla presidenza della Regione: il governatore uscente Michele Iorio (centrodestra), Paolo di Laura Frattura (centrosinistra), Antonio Federico (movimento “Cinque stelle”, che fa riferimento a Beppe Grillo) e Giovancarmine Mancini (La Destra). Gli ultimi due giocheranno un ruolo da outsider. Ma avranno comunque un loro peso in questa partita, perché destinati a rosicchiare voti a entrambi gli schieramenti.

Un discorso a parte merita la candidatura di Mancini, segretario regionale del partito di Storace. Fino all’ultimo ha sperato in un posto nel listino di Iorio. Pare abbia fatto il diavolo a quattro pur di ottenerlo, c’è chi dice che abbia persino contattato i vertici nazionali e inviato sms ai giornalisti per dire che a Roma avrebbero appoggiato la sua discesa in campo. Ma in Molise, evidentemente, il sostegno gli è mancato. In realtà il Pdl ha cercato fino all’ultimo un accordo con La Destra, ma nel centrodestra in molti non hanno dimenticato le continue sortite, soprattutto a Isernia, di Mancini. In primis, non le ha scordate il sindaco Gabriele Melogli (in corsa con Progetto Molise), che è arrivato a porre l’aut aut. Al di là di ciò, la filosofia generale è stata quella per cui si è preferito premiare chi ha sempre lavorato per la crescita del centrodestra. Del resto, anche nelle ultime consultazioni elettorali, in particolare alle Provinciali Campobasso, il Pdl e i suoi alleati hanno vinto senza l’ausilio della Destra. Morale della favola: svanito il sogno di entrare a Palazzo Moffa, Mancini ha impedito anche ad altri esponenti del suo partito di entrare nel listino o di allearsi con Iorio, decidendo così di correre da solo. Nessuno, insomma, è stato risparmiato dalle solite scaramucce interne alle coalizioni. Anche se, ad un primo sguardo, al centrodestra pare essere andata meglio in quanto risulta più compatto. Dall’altra parte della barricata, invece, c’è il centrosinistra di Frattura: mai il nome di un candidato fu più emblematico.