Al via la Conferenza di Zagabria, un ponte tra l’Italia e i Balcani

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Al via la Conferenza di Zagabria, un ponte tra l’Italia e i Balcani

04 Marzo 2009

Si apre oggi a Zagabria la Conferenza Internazionale di Partenariato tra Italia e Balcani coordinata da Informest, l’Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione di Gorizia. E’ un appuntamento a cui partecipano 150 delegati provenienti dai Paesi balcanici (Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Bulgaria, Montenegro) e dalle regioni italiane della dorsale adriatica (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Puglia).

Dagli imprenditori del Triveneto che fanno incursioni nei Paesi dell’Europa Orientale, alle spiagge della costiera romagnola che si riempiono di turisti russi, passando per la recente restituzione della “Chiesa Russa” di Bari al Patriarcato di Mosca, sono sempre di più le occasioni che uniscono le regioni adriatiche dell’Italia all’Europa dell’Est. Ne aveva parlato anche il ministro degli esteri Frattini lo scorso gennaio, in visita proprio a Zagabria, dicendo che l’Italia sostiene l’ingresso della Croazia nella Ue e nella Nato. “Il nostro Paese – secondo il ministro – considera realizzabile l’obiettivo della chiusura dei negoziati di adesione entro il 2009 e l’ingresso della Croazia nella Ue per il 2010”. 

I partecipanti alla Conferenza di Zagabria rappresentano le camere di commercio locali, le università e i centri di ricerca, che si sono dati come obiettivo quello di elaborare e condividere nuovi progetti di sviluppo del territorio. La Conferenza, dunque, ha una caratura tutta economica, che “si inserisce a pieno titolo nella strategia di rafforzamento della cooperazione internazionale varata dal governo italiano – dice Silvia Acerbi, vicepresidente di Informest – e che prevede un forte rilancio delle azioni volte a intensificare le relazioni economiche con i Paesi dell’area balcanica verso i quali l’Italia gioca un ruolo chiave in Europa”.

15 i tavoli tematici, dall’ambiente all’energia, dall’agricoltura al turismo e ai trasporti, solo per citare i più importanti. I delegati si scambieranno idee per dar vita a dei progetti destinati a creare dei consorzi tra le imprese dell’area transfrontaliera adriatica, e per potenziare i cosiddetti “corridoi” europei delle reti energetiche e dei trasporti (ma si parlerà anche di come coordinare la prevenzione delle calamità naturali e di telemedicina).

Informest, il centro che ha dato vita all’incontro, è una struttura pubblica creata con la Legge 9/1/91 n.19, per offrire alle imprese e alle Istituzioni servizi informativi, documentazione, formazione, assistenza e consulenza sui Paesi dell’Europa centro e sud orientale. Non solo i Balcani, dunque, ma anche la Russia, la Cina e l’Asia orientale.

“E’ la prima volta – sottolinea la vicepresidente Acerbi – che agli attori economici dei Paesi balcanici viene offerta la possibilità di ritrovarsi insieme a partner italiani – in particolare del Triveneto – per sviluppare una progettualità congiunta”. A copertura dell’operazione dovrebbero arrivare i programmi europei “Ipa Adriatico” e “Sud Est Europa”, di cui si aspetta a breve la pubblicazione dei bandi.

Ma quali sono i punti deboli? Forse è uno solo ed è limite politico. Per quanto la matrice economica della manifestazione sia fondamentale – tanto più in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo – non va trascurato il fatto che i Balcani stanno vivendo ancora una difficile fase di transizione politica, dopo la dissoluzione della Confederazione Jugoslava e le Guerre Balcaniche. Forse non è un caso che tra gli ospiti dell’incontro manchino i rappresentanti della neonata repubblica del Kosovo, l’ex provincia autonoma serba che il governo di Belgrado si ostina a non riconoscere. 

E’ notizia dell’altro ieri che un centinaio di manifestanti serbi – tra giudici, procuratori e personale dell’apparato giudiziario – hanno bloccato lo svolgimento di un processo intentato alla Missione Ue “Eulex” ai danni di 2 cittadini serbi accusati di saccheggio, nella città di Kosovka Mitrovica. “Secondo le informazioni che abbiamo a disposizione – ha detto il giudice serbo Nikola Kabasic – l’Eulex condurrà i processi basandosi sulla legge della sedicente Repubblica del Kosovo”.

Insomma, se i progetti di partenariato economico come quello voluto da Informest sono benvenuti, oltre che necessari, il governo italiano dovrebbe subordinare questo genere di iniziative a un’azione più netta, rapida e definita delle questioni di frontiera ancora aperte tra vecchi e nuovi stati balcanici. Senza una vera stabilizzazione politica dell’area, infatti, ogni altra dimensione di sviluppo rischia seriamente di essere messa in discussione.