Aladdin, il nuovo film della Disney che non piace alle femministe
04 Giugno 2019
La Disney prosegue con i remake dei suoi cartoni animati in versione live action e, dunque, il cartoon Aladdin del 1992 diventa nel 2019 un film interpretato da attori in carne ed ossa diretto da Guy Ritchie. Tuttavia, un mondo come quello rappresentato da quei cartoni, fatto di principesse e di principi che se ne innamorano, le corteggiano e, spesso, le salvano, ben poco si adatta al mondo contemporaneo. Per questa ragione la sceneggiatura del live action è stata leggermente modificata, dando alla principessa Jasmine un ruolo più incentrato sul potere: la ragazza, infatti, durante tutta la pellicola ha il desiderio di ottenere lo status di Sultano.
La principessa è, in primo luogo, contraria alla legge vigente ad Agrabah, che la costringe a sposare un principe, affinché quest’ultimo governi sulla città e sul popolo al suo posto. Inoltre, la fanciulla è obbligata a restare rinchiusa tutto il tempo nella gabbia d’oro che è il suo palazzo, per ragioni di sicurezza. Quindi, vorrebbe non solo essere un leader gentile per il popolo di Agrabah, ma anche uscire e conoscere meglio la sua città e il mondo. Quest’ultimo desiderio si avvera nel momento in cui conosce Aladdin, che, prima la guida nella scoperta dei vicoli più remoti della sua città e poi la conduce a bordo del tappeto volante fuori dal palazzo e fuori da Agrabah: anche per questo, Jasmine se ne innamora e, quando diventa Sultano, modifica la legge per poterlo sposare.
Fin qui non si pongono particolari problemi, nonostante il leggero cambiamento, perché il film risulta adeguato ai tempi che corrono. Una riflessione si pone nel momento in cui una pagina femminista, rosa e politicamente corretta come Freeda, postando il video di Madison Jane, una bambina di quattro anni, inizia a sostenere che “Jasmine deve andare da sola a vedere il mondo, perché non c’è abbastanza spazio sul tappeto ed Aladdin può andare da solo! Inoltre, una principessa non ha bisogno di un principe che la salvi, può salvarsi da sola”. Il solito discorso sulle donne non hanno nessun bisogno degli uomini, dunque, per di più pronunciato da una bambina che viene, in questo modo, strumentalizzata. È vero che una donna può bastare a sé stessa, che può fare da sola ciò che vuole, che è artefice del proprio futuro, che può viaggiare da sola. Ma è altrettanto vero che non è per forza necessario “accantonare” l’uomo e il suo ruolo accanto alla donna in questione: un ruolo che, nel caso del film, non è prevaricante, ma, al contrario, è di supporto e, soprattutto, di amore. Inoltre, è opportuno segnalare a Freeda che prendere il mezzo di trasporto di qualcun altro ed usufruirne è un furto. In nome del femminismo, però, spesso si tende a giustificare quasi tutto.