Albania, Berisha e Rama sono due facce dello stesso “stato fallito”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Albania, Berisha e Rama sono due facce dello stesso “stato fallito”

31 Gennaio 2011

Anche l’Albania in questi giorni è scossa dalle proteste di piazza. Ieri il ministro degli esteri schipetaro ha rassicurato i colleghi europei che oggi s’incontrano a Bruxelles, spiegando che il governo Berisha intende rispettare le richieste fatte dalla Ue per il processo di integrazione e chiedendo la "disponibilità politica" dell’opposizione socialista in patria. Ma la tensione non si placa. Berisha usa la forza e accusa il leader socialista Rama di voler rovesciare il governo, Rama ha denunciato di aver ricevuto minacce di morte e chiede elezioni anticipate, ma contro di lui pesa l’accusa di essere dietro il fallito "golpe bianco" del 21 gennaio scorso. Nel frattempo, l’Albania rischia di fallire, economicamente e politicamente. Ne parliamo con Fatos Lubonja, giornalista e scrittore, prigioniero politico durante la dittatura comunista, che oggi dirige la rivista culturale "Perpjekja" a Tirana, dividendosi fra l’Italia e il suo Paese d’origine.

Dottor Lubonja, nei giorni scorsi a Tirana la polizia ha sparato sulla folla dopo che in piazza erano scesi i professionisti della protesta. Che sta succedendo in Albania?

Non è facile spiegarlo, è una situazione complicata. In Albania da 20 anni abbiamo due partiti che si scambiano il potere: dal ’92 al ’97 c’è stato Berisha, poi c’è stato un governo socialista, poi di nuovo Berisha. Entrambe gli schieramenti fanno parte di un sistema che abusa del suo potere, entrambe tentano di manipolare l’opinione pubblica accusandosi vicendevolmente di corruzione.

Un sistema politico che confina con quello criminale

Maggioranza e opposizione rappresentano gli interessi dei nuovi oligarchi e della rampante borghesia criminale. I trafficanti di droga si sono arricchiti ma si sono dati una ripulita investendo nelle tv private e nell’edilizia. Penso al sindaco socialista di Tirana, Edvin Rama, che negli ultimi 10 anni ha dato il via a una speculazione edilizia che ha trasformato la capitale albanese in una sorta di "Milano 2". Come e peggio del craxismo in Italia siamo di fronte a una imprenditoria collusa con la politica corrotta, ad una economia di speculazione, e ad una realtà politico-economica supportata dal mondo criminale.

E se il contagio della Tunisia arrivasse fino in Albania?

Non credo sia così facile. In Albania l’opinione pubblica è passiva, delusa, abbiamo assistito a un processo di privatizzazioni che è la caricatura di ciò che è avvenuto in Italia negli ultimi anni. I socialisti hanno cercato di innescare e cavalcare le proteste, pensi al video trasmesso dal programma Fiks Fare, una specie di "Striscia la Notizia" che ha denunciato il malaffare ed ha preceduto le contestazioni della settimana scorsa. I socialisti puntavano a nuove elezioni, speravano di incanalare la rabbia popolare ma la gente non li ha seguiti e allora hanno portato in piazza i professionisti della protesta. 

La situazione è sfuggita di mano, ci sono stati morti, arresti e feriti

Tutte e due le parti volevano dei morti. Berisha voleva mostrare di essere ancora l’uomo forte, l’unico in grado di mantenere la stabilità. I socialisti hanno cercato di attirare l’attenzione degli "Internazionali", come vengono chiamati i Paesi dell’Unione Europea, Italia in testa. Ma le richieste d’intervento fatte all’Europa sono strumentali.

L’Italia può fidarsi di Berisha?

Berisha ha fatto molti favori all’Italia, favori economici che hanno svenduto il nostro Paese al vostro, penso alla questione degli inceneritori

C’è una ricetta per salvare l’Albania dal fallimento?

L’Italia e la Ue dovrebbero favorire un processo che tenda a rafforzare altre istituzioni che non siano la partitocrazia, la casta al potere: la presidenza della Repubblica, per esempio, ma anche le procure. Purtroppo Roma e Bruxelles si limitano alla realpolitik. L’Albania ha bisogno di qualcosa di nuovo, che deve ancora nascere, di una democratizzazione interna ai due partiti principali che dia vita a una classe dirigente diversa e ad una leadership rinnovata. Dobbiamo superare la vecchia mentalità del "partito-stato" e di un sistema basato su clientele e favori. Bisogna contrastare gli oligarchi e la criminalità organizzata, rafforzare la televisione pubblica, il libero mercato. 

E’ ottimista?

Il blocco partitocratico ha usurpato tutti i poteri quindi c’è poco da stare allegri.

Quale potrebbe essere l’alternativa?

Una rivolta sul modello tunisino, oppure una dittatura – di una parte o dell’altra. Il popolo albanese deve ribellarsi a questa situazione. La società civile dovrebbe comprendere che l’economia del Paese è in crisi e fare una assunzione di responsabilità: dobbiamo smetterla di farci trattare come bambini dalla Ue e dalla comunità internazionale. Purtroppo ci scontriamo contro forze che non hanno interesse a far crescere il Paese.

Il Consiglio d’Europa accusa Tirana di aver gestito insieme all’Uck un traffico di organi ai tempi della guerra in Kosovo. E’ una campagna orchestrata ad arte dai nemici dell’indipendenza di Pristina o c’è del vero?

Di vero c’è che durante la guerra in Kosovo sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità, dai serbi come dalle forze dell’Uck. Se c’è stato un traffico di organi questo va verificato e denunciato, ma ricordo che in passato la comunità internazionale ha impedito al giudice Carla Del Ponte di andare a fondo nelle sue indagini.

A che gioco sta giocando Belgrado?

Potrebbe anche darsi che in questa vicenda ci siano state delle pressioni da parte della Serbia ma va detto che Bruxelles vorrebbe ripulire il Kosovo dai governi mafiosi saliti al potere dopo l’indipendenza. In ogni caso, segnalo che un albanese ha votato a favore della Risoluzione del Consiglio voluta da Dick Marty.

Lei è un giornalista. In Albania esiste una stampa libera?

I giornalisti sono costretti a lavorare nelle tv dei mafiosi. Sono giornalisti delle "mezze verità".

Che giudizio dà, complessivamente, di questo ventennio?

Abbiamo assistito alla putrefazione del cadavere del comunismo. Nessuna trasformazione, nessuna punizione per i corrotti o i colpevoli.

Si può dire che oggi l’Albania è entrata nell’area atlantica?

Solo a parole. E’ accaduta la stessa cosa nei Paesi arabi. L’elite al potere a Tirana ha usato l’occidentalizzazione, la retorica sull’ingresso in Europa o nella Nato, come una ideologia mistificatoria. Lo definisco "nazional-europeismo", un modo per mascherare la miseria reale del Paese.