Alemanno stravince: ora deve cambiare Roma

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Alemanno stravince: ora deve cambiare Roma

28 Aprile 2008

Dall’alto delle poltrone che ha occupato nel corso della sua carriera non era mai riuscito a lasciare un segno che fosse duraturo. Ora finalmente Francesco Rutelli ce l’ha fatta a passare dalla cronaca alla storia. L’ha fatto nel giorno in cui i romani gli hanno inequivocabilmente sbattuto la porta in faccia, e dopo oltre mezzo secolo di altalena tra democristiani e comunisti hanno voltato le spalle ad un sistema di potere che da troppo tempo non conosceva il valore di una sana e autentica alternanza.

Gianni Alemanno ce l’ha fatta, dunque. Sette punti percentuali di vantaggio, per un risultato che ha tutto il sapore della svolta. Il Cav l’aveva detto: Gianni è un osso duro, è determinato e instancabile, quando si mette una cosa in testa non molla. Gliene va dato atto, così come gli va dato atto d’aver giocato d’azzardo a soli due anni da una sconfitta dura, e d’aver stravinto.

Per il Partito democratico è un’autentica disfatta, se possibile ancor più eloquente del pur significativo tornado delle elezioni politiche. Già, perché se il 13 e 14 aprile l’unica incognita era rappresentata dalle proporzioni che la prevedibile vittoria avrebbe assunto, sulla liquefazione del capillare e pervasivo sistema di potere sapientemente costruito dal centrosinistra all’ombra del Cupolone nessuno fino all’ultimo sembrava disposto a scommettere.

E invece è successo. E’ successo perché il clima è cambiato; è successo perché ai cittadini di Roma evidentemente era iniziata a mancare l’aria; è successo perché il “modello Roma” era soltanto un’illusione, e le illusioni prima o poi svaniscono.

E’ successo perché i primi a non crederci sono stati gli uomini che negli ultimi sette anni con Walter Veltroni hanno condiviso quotidianamente il potere, e che stavolta hanno preferito traslocare in massa assicurandosi un seggio in Parlamento.

E’ successo perché il suo successore, poco credibile nella veste di “volto nuovo”, non ha potuto neanche giocare di sponda sul versante dell’esperienza. Perché la sua esperienza, quella da sindaco per ben due mandati, i romani non la ricordano molto volentieri.

E’ successo, infine, perché probabilmente anche la sinistra radicale s’è voluta prendere la sua rivincita. Estromessa dal Parlamento da un Partito democratico incapace di sfondare al centro, ha restituito pan per focaccia disertando vistosamente le urne.

Quanto al Pd, è probabile che le dimensioni della disfatta provocheranno un autentico terremoto che minerà alle fondamenta la segreteria dell’ex sindaco della Capitale, di Goffredo Bettini e via di questo passo. Per Veltroni, forse, l’Africa non è mai stata così vicina.