Alesina e Giavazzi sognano una sinistra che non c’è

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Alesina e Giavazzi sognano una sinistra che non c’è

07 Settembre 2007

E’ uscito in questi giorni il volume di Alesina e Giavazzi
intitolato “Il liberismo è di sinistra”. Siamo lieti che i due autori si diano
la pena di convincere che il liberismo possa giovare anche a chi si professa di
sinistra, si dichiara sensibile alle istanze dei più deboli, degli emarginati,
dei consumatori. Osserviamo incidentalmente che questo è da sempre
l’obiettivo di tutti i  politici di
destra allorché hanno promosso iniziative di liberalizzazione, basti ricordare
le battaglie di Ronald Reagan contro la corporazione dei controllori di volo, o
le privatizzazioni della Tatcher, o le iniziative dei governi guidati da Silvio
Berlusconi per riformare la previdenza e garantire ai giovani di oggi  la prospettiva una dignitosa pensione domani.

Premesso che molte delle proposte avanzate dai due autori
sono largamente condivisibili, e da tempo oggetto di iniziative e proposte di
pensatoi autenticamente liberali e liberisti, il problema vero non è il che
fare, bensì il come e con quali alleanze 
politiche realizzarlo.

Certamente non con chi propugna l’egualitarismo democratico
e si augura che anche i ricchi piangano. Certamente non con chi sostiene la
sacralità del posto di lavoro fisso e cerca di smantellare i presidi della
Legge Biagi, o con chi si oppone in maniera palese o nascosta all’ingresso di
investitori esteri nelle imprese italiane. Ma c’è di più. Un serio programma di
riforme economiche che produca benefici nel tempo a fronte di un costo politico
immediato, richiede un governo forte, che possa decidere e applicare le sue
decisioni, che non sia ostaggio dei ricatti del localismo consentiti dall’attuale
modello di federalismo incompiuto, che non sia impastoiato dal bicameralismo
perfetto, dal rischio di “ribaltoni” e
agguati parlamentari. Insomma, occorre una efficace riforma del nostro assetto
costituzionale, che lo stesso Walter Veltroni, nel suo ineffabile buonismo, ha
riconosciuto nel suo programma. Ebbene, una siffatta riforma costituzionale fu
messa a punto dal centrodestra e bocciata nel corso del referendum per merito
anche della accanita, sistematica,  catastrofistica
campagna di opposizione del centro sinistra.

Cari Alesina e Giavazzi, la domanda a cui occorre rispondere
non è se il liberismo sia di sinistra, bensì se la sinistra, questa sinistra di
lotta e di governo, sia liberista. E mi sembra di tutta evidenza che la
risposta sia: No! .