Alexis Tsipras e i furbetti della sinistra radicale
08 Febbraio 2014
di Joe Galt
Pare che il comunista greco Alexis Tsipras abbia riacceso le speranze della sinistra italiana che vede Renzi come fumo negli occhi. Il leader politico è stato al Valle occupato di Roma, e dove altro se no, per presentare la Lista omonima alle elezioni europee. C’erano i Ferrero e Rodotà, i Freccero e gli Ingroia, la Spinelli e i Flores D’Arcais, i Camilleri e Moni Ovadia.
Tutti ad applaudire l’uomo di Atene, venuto a dire che "non basta essere giovani per fare qualcosa di positivo", perché Renzi, "risponde con la stessa Europa di quella già applicata. L’Europa che in Grecia ci fa ammattire". L’Europa neoliberista e dei banchieri che ce l’ha con i popoli. Vabbuò.
In Grecia, Syriza ha avuto il suo exploit chiedendo a Bruxelles di rinegoziare l’austerity ma considerando che Atene continua ad aver bisogno del sostegno finanziario europeo e tenendo anche presente che secondo i sondaggi la maggioranza dei greci non vuole uscire dall’euro, gli spazi di manovra della sinistra di Tsipras sono assai limitati e il blocco di forze da lui rappresentato dovrà scendere a compromessi.
Del resto chi sperava, in Grecia come in Italia, che la vittoria del socialista Hollande in Francia fosse l’abbrivio per una nuova Europa almeno per ora si è dovuto ricredere.
La ricetta di Tsipras è diversa dai Grillo o dalle Lepen. Teniamoci il bailout ma senza tutte ‘ste pressioni sul bilancio, prendiamoci i benefici dell’eurozona ma rifiutandoci di pagarne i costi per intero, insomma arriviamo a un compromesso: noi della sinistra non ci comporteremo come i grillici o il Fronte Nazionale a patto di ricevere altri fondi e senza dover dare tutte le garanzie di cambiamento di sistema. Se mai, ricicciamo i grandi classici: dalle nazionalizzazioni dell’industria alle patrimoniali.
Impegnato in politica fin da ragazzino, Tsipras ha dimostrato una capacità populistica di intercettare la pancia dei greci giovani, poveri e disoccupati, trasformando discorsi politici e scientifici complessi in slogan carini, tipo le prossime elezioni europee non saranno un referendum sull’euro ma sul memorandum. Ma fa sorridere sentire i suoi sostenitori che discutono dell’inefficienza del settore pubblico mentre pensano a come allargarlo (da occupazione a fondazione), che chiedono investimenti alla Ue mentre Eurosud affoga nella burocrazia, nelle clientele, negli sprechi e nella corruzione.
Un sistema fallimentare, statocentrico, alieno a ogni libertà di mercato, che per decenni con il benestare della sinistra ha distrutto ogni competizione e occasione di crescita, ci ha consegnato un Mediterraneo arretrato e ingovernabile. Bella rivoluzione per l’Europa del Sud.