Alfano e Casini si studiano, ma l’accordo (se ci sarà) arriverà dopo il voto in Sicilia

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Alfano e Casini si studiano, ma l’accordo (se ci sarà) arriverà dopo il voto in Sicilia

17 Ottobre 2012

L’accordo non c’è, dice Alfano. L’accordo ci può essere dicono le diplomazie pidielline e centriste che lavorano sottotraccia. Fatto sta che dopo il passo di lato del Cav. molti puntavano su un segnale di avvicinamento al congresso del Ppe, invece siamo ancora ai preliminari. Buoni intenti, insomma. E molto tatticismo, in attesa di capire come andrà il voto in Sicilia.

L’unità dei moderati per il momento resta un bel manifesto sul quale in tanti spendono auspici e parole; il punto vero però è che ad oggi non si muove granchè e quelli che dovrebbero metterci la faccia – Casini, Alfano, Montezemolo, Marcegaglia e forse qualche ministro montiano a cominciare da Passera – mantengono un low profile. Il quadro politico è ancora molto fluido, non c’è alle viste una nuova legge elettorale (il voto in commissione al Senato sul testo base siglato Pdl-Udc-Lega ci sarà la prossima settimana), non si sa che scenario si paleserà nel centrosinistra dopo le primarie, in mezzo ci stanno le elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia. Ma è il dato che salterà fuori dal voto in Sicilia (28 ottobre) che, secondo molti nel centrodestra, potrebbe rappresentare il primo passaggio significativo. Bersani ci spera ancora che dalla Sicilia si possa esportare il laboratorio di un’alleanza tra progressisti e centristi, ma a Roma le cose raccontano un’altra realtà: l’abbraccio del Pd con Vendola ha allontanato il leader Udc che dopo aver auspicato un cammino comune coi progressisti ha fatto velocemente dietrofront confermando l’incompatibilità (politica) tra il suo partito e quello del governatore pugliese. Distanze profonde e pare di capire, ormai segnate.

Nel centrodestra, invece, qualcosa si intravede a sentire gli sherpa che tessono la tela (chissà se sarà come quella di Penelope) per trasformare un dialogo che seppur complicato in realtà non si è mai interrotto del tutto, in qualcosa di più concreto. In quel partito dei moderati da tutti (chi più chi meno) vagheggiato. Dopo il passo di lato del Cav., il congresso del Ppe a Bucarest dove Alfano e Casini sono arrivati divisi per poi ritrovarsi seduti vicini in prima fila, avrebbe dovuto segnare un passo in avanti sulla sfida che due settimane fa il segretario del Pdl aveva lanciato a quello dell’Udc invitandolo a impegnarsi per riunire i moderati e a non consegnare il Paese alla sinistra.

La risposta di Casini è stata tiepida ed è rimasta tale anche a Bucarest. Il leader dei centristi non si fida del Cav., non vuole rischiare l’abbraccio mortale e non ritiene sufficiente l’annuncio ‘non mi candido alla premiership’. Insomma, Casini temporeggia in attesa di capire le reali intenzioni del Pdl e se, tra l’altro, il partito di via dell’Umiltà finirà per ricostituire un patto con la Lega di Maroni. In realtà, una certa indifferenza deriva dal fatto che la Lista per l’Italia sotto le insegne del ‘dopo Monti c’è Monti’ è già stata lanciata sulla ‘piazza’ elettorale e il disegno casiniano potrebbe essere quello di ‘acquisire’ gradualmente pezzi di un Pdl in crisi di identità, col minor sforzo possibile. Ma è pur vero che le sirene casiniane potrebbero restare a cantare sullo scoglio per troppa sicurezza.

Tatticismi a parte, Casini sa bene che non può chiudere del tutto e con eccessiva energia la porta in faccia ad Alfano. A Bucarest, seduti accanto in prima fila, i due si sono scambiati sorrisi e pacche sulle spalle, niente di più. Alfano ha capito che non può fare un pressing troppo serrato sul leader Udc ma non rinuncia a ribadire il concetto e, in un certo senso, a marcare il territorio mettendo in evidenza le contraddizioni degli altri: “Per far vincere le sinistre ci sono due modi: votare per i partiti di sinistra e non unire i moderati”. Un riferimento alleanza Pd-Udc in Sicilia si può leggere tra le righe. C’è però da aggiungere, che sul piano programmatico le visioni di Alfano e Casini divergono; in particolare sul successore di Monti. Il segretario del Pdl ribadisce: “lo abbiamo sostenuto e lo sosteniamo”. Il leader Udc va oltre: “lo sosteniamo e lo sosterremo”. Sottolineature significative anche se il dialogo sottotraccia va avanti.

E il Cav? Ha dato forfait al congresso del Ppe, ufficialmente per “un’influenza” giustifica Alfano ma l’assenza può voler dire altro. Intanto può servire a confermare il passo indietro e da questo punto di vista il messaggio è per Casini sull’unione dei moderati; poi dà ad Alfano mano libera ed autorevolezza per lavorare su questa direzione. Il cammino, però è tutto in salita. Lo conferma Casini arrivando a Bucarest quando dice di non voler parlare di ‘beghe italiane’. Frase liquidatoria per smarcarsi. Ma in politica la tattica porta poco lontano senza una visione strategica.