Alfano ha trovato (in ritardo) il suo quid
05 Dicembre 2012
Non so se la cocciutaggine con cui Angelino Alfano difende le primarie e l’unità del Pdl abbiano senso o meno, certo è che lo fa con uno sprezzo del pericolo e una determinazione che gli andrebbero meglio riconosciuti.
Per la maggior parte dei giornalisti, anche quelli più "simpatizzanti", Alfano era il "segretario di Berlusconi" o peggio il suo "cameriere"; era il leader eletto e non nominato, il "curatore fallimentare", quello senza "quid". Ora che i fatti smentiscono tutto ciò, ci vorrebbero, non dico delle scuse, ma almeno il riconoscimento che qualcosa nell’indole dell’uomo è cambiata. Glielo si deve, mi pare, se non altro per tutto il dileggio a cui lo si è allegramente sottoposto in passato. Ed è piuttosto strano che nessuno ancora lo abbia voluto notare.
Sono mesi che il segretario del Pdl affronta un Berlusconi furente senza arretrare di un passo, al massimo con qualche scarto strategico: i francesi direbbero "reculer pour mieux avancer". Alfano tiene la difesa del partito unito sotto il suo comando contro gli sbandamenti del Cav. e nonostante le orde dei suoi fedelissimi. E’ arrivato al punto di rivendersi con i giornalisti colloqui immaginari con il Capo, tradendo la scaletta concordata con i vari Letta e Verdini, prendendosi la scena in diretta e poi accettando la correzione a tarda sera con una noticina alle agenzie.
Alfano si è convinto probabilmente di avere un suo spazio di manovra nel centro-destra che non coincide più con la sfera di influenza berlusconiana e lo difende con le unghie e con i denti. Schiva i colpi più diretti, sembra piegarsi al peso delle critiche, poi scarta e e riconquista le posizioni. Alta scuola dc.
Certo si potrebbe dire a ragione che se tutto questo "quid" Alfano lo avesse mostrato un anno fa, adesso il Pdl godrebbe di miglior salute e la parabola berlusconiana si sarebbe sobriamente conclusa lo scorso 24 ottobre con il messaggio che finiva così : "Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva (l’avanzata della sinistra)".
Ora invece Berlusconi è ancora in campo, tentenna ma non recede, se la prende con i "nani divenuti giganti" e li considera dei traditori. Non si accorge che se davvero ha trasformato dei nani in giganti, questo dovrebbe essere il miglior successo della sua vicenda politica. Si chiama "costruzione di una classe dirigente": separarsene è solo l’atto finale.
Tratto da Huffington Post