Alfano presenta “lo scudo antispread italiano” per ridurre il debito
02 Agosto 2012
Millenovecento (e rotti) miliardi; centoventitre per cento in rapporto al Pil. Ed ancora: una spesa per interessi ben superiore rispetto all’avanzo primario. Dati allarmanti, incontrovertibili, volti a dimostrare – se ancora ve ne fosse bisogno – quanto il debito accumulato nei decenni di dissennata spesa pubblica sia da considerarsi una zavorra per la crescita economica nel suo complesso nonché, evidentemente, fonte di tensione e vulnerabilità per l’Italia sui mercati finanziari.
In questo senso, nel corso di una conferenza stampa indetta nella giornata di ieri a Via dell’Umiltà, il Pdl, per bocca del suo segretario Angelino Alfano, ha presentato il cosiddetto “scudo antispread italiano”. In sintesi, la proposta pidiellina consiste nella creazione di "un fondo in grado di valorizzare i beni patrimoniali pubblici e che abbia come obiettivo la riduzione, se non addirittura l’abbattimento, del debito".
Tali ricette riprendono, a grandi linee, quanto già paventato da alcuni eminenti ed autorevoli economisti – Francesco Forte, Giuseppe Bivona, Paolo Savona, Carlo Pelanda ed altri – nel paper della Fondazione Magna Carta dal titolo "Europa senza guida Italia senza sovranità, Osservatorio su una crisi di sistema", presentato il 10 luglio scorso presso la Biblioteca Spadolini del Senato. Nell’ordine: vendita di beni pubblici, costituzione e cessione di società per le concessioni demaniali, tassazione ordinaria delle attività finanziarie detenute in Svizzera e operazioni di “riduzione strutturale”.
In particolar modo, occorre analizzare con estrema attenzione una delle misure, da inserirsi nell’alveo delle cosiddette operazioni di "riduzione strutturale": offrire ai detentori di titoli di Stato, la facoltà di scambiare obbligazioni con le azioni di una società di diritto privato appositamente costituita cui sono conferiti gli immobili oggetto della dismissione. In sintesi, "swap di debito con patrimonio".
Sotto l’aspetto politico, il perché di una mossa del genere è presto detto: Alfano vuole rimarcare, nettamente, le antitetiche visioni economiche tra il Pdl e il Pd a trazione bersaniana. “Ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari ed immobiliari”, si legge nella "Carta d’Intenti" democratica presentata martedì scorso dal segretario piddin0. Ed è Bersani stesso, quindi, ad auspicare un abbassamento di talune imposte; mediante, però, l’innalzamento di altre.
Dal fronte opposto, invece, la riduzione dell’incivile e oramai insostenibile pressione fiscale – secondo gli ultimi dati forniti dalla Confcommercio al 55% – dovrà attuarsi attraverso un necessario ed ineluttabile dimagrimento dello Stato; non delle famiglie, già ampiamente tassate e tartassate.
Alfano, infine, chiederà la prossima settimana un incontro al presidente del Consiglio Mario Monti per illustragli la proposta, sperando nel contempo che il premier possa accoglierla positivamente.