Alfie, i medici hanno staccato il ventilatore

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Alfie, i medici hanno staccato il ventilatore

23 Aprile 2018

Steadfast Onlus nell’ambito del progetto LifeAid, in contatto diretto con la famiglia comunica che Alfie Evans respira da solo da mezz’ora. Fuori dalla stanza ci sono 30 poliziotti. I medici hanno quindi dato seguito all’ordine del giudice Hayden che ha ordinato il distacco per questa sera alle 22.30 ora italiana. La famiglia ha presentato ricorso urgente alla Corte d’appello che è stato rifiutato: il Governo italiano non si può intromettere e ritardare le procedure già avviate. Questa la motivazione ufficiale fornita dalle autorità. A nulla è valso dunque l’ennesimo appello di Papa Francesco che con un tweet ha nuovamente invitato tutti ad “ascoltare la sofferenza dei genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento”. Nel pomeriggio, si era aperta una speranza per il piccolo Alfie che, per concessione del nostro governo, è diventato cittadino italiano. “I ministri Angelino Alfano e Marco Minniti hanno concesso la cittadinanza italiana al piccolo Alfie. In tale modo il governo italiano auspica che l’essere cittadino italiano permetta, al bambino, l’immediato trasferimento in Italia”. L’ambasciata italiana a Londra ha cercato di persuadere l’ospedale di Liverpool per portare il piccolo in Italia ma, secondo quanto trapela, l’operazione diplomatica e giuridica è apparsa sin da subito tutt’altro che scontata essendoci una sentenza esecutiva confermata dalla più alta istanza giudiziaria inglese.

La decisione è arrivata dopo che anche la Corte europea per i diritti dell’uomo ha respinto il ricorso dei genitori Thomas e Kate Evans, l’ultimo possibile. In questo modo, i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool hanno avuto il via libera per eseguire la sentenza che sta portando piccolo a morire lentamente.

Il piano di morte prevede che la sospensione della ventiliazione avrà luogo nel comparto più riservato della Terapia Intensiva Pediatrica dell’ospedale e prescrive che della famiglia di Alfie possano essere presenti, al momento dell’estubazione, solo il padre Thomas e la madre Kate, oltre ad altri due parenti prossimi e ad un sacerdote, se la famiglia lo vorrà presente in quei momenti.

Ieri Thomas Evans ha inviato un disperato appello direttamente alla Regina Elisabetta, chiedendo un suo intervento per fermare gli “ordini crudeli” che “non sono autorizzati da alcuna legge” e che pure sono stati emessi da giudici che “pretendono di esercitare il potere di vita e di morte sui sudditi di Sua Maesta’”. Ma il padre di Alfie non si è fermato qui e ha anche puntato il dito contro l’ospedale, mostrando per la prima volta pubblicamente (lo aveva fatto già in via riservata nel corso di un’udienza, ma in quell’occasione erano state dichiarate inammissibili) delle fotografie che testimoniano negligenza e noncuranza nella cura del bambino (ferite alla bocca, scarsa igiene personale e del respiratore).

“Quando nel dicembre 2016 – ha detto in un’intervista – Alfie è stato ricoverato, aveva sette mesi: soffriva di crisi epilettiche e aveva un’infezione, ma non l’hanno curato bene. Sedato in modo troppo pesante, è entrato in coma. Due settimane dopo il primo ricovero, i medici ci chiedevano già il permesso di staccare la spina del respiratore e di non rianimarlo più, ma io e sua mamma ci siamo opposti. Questo non è un modo giusto o dignitoso di trattare un bambino! C’è una grande differenza – ha poi detto ancora – fra rinunciare agli sforzi che non hanno possibilità di salvare la vita e prendere provvedimenti in modo attivo per provocare la morte: ritirare il sostegno vitale ad un bambino malato non è un atto medico, ma un omicidio”. Più precisamente una vera e propria eutanasia di Stato. 

“Ho parlato con i genitori, ho portato loro la vicinanza di Papa Francesco, ma anche dei tanti genitori che si trovano nella loro situazione”. Queste le parole rilasciate all’ANSA dal Presidente del Bambino Gesu Mariella Enoc che ha appena lasciato l’ospedale di Liverpool. “I genitori non si rassegnano, stanno facendo di tutto per rallentare l’inizio della procedura ma non si può più far nulla”, aggiunge Enoc.