Alimentare. L’export del made in Italy sale del 11,6% in primi 3 mesi 2010
17 Settembre 2010
di redazione
In Europa si mangia sempre più italiano: nel 2009 il Vecchio Continente ha rappresentato il 66% delle esportazioni dell’alimentare italiano, per un fatturato pari a 12,4 miliardi di euro. E il cibo italiano si fa onore sui tavoli d’ Europa anche nel 2010: nei primi tre mesi il fatturato balza dell’11,6%.
Protagonista su tutti la birra (+170%), ma vanno forte anche latte e formaggi (+29,3%), acquaviti e liquori (+25,4%), dolci (+14,2%) e carni preparate (+11,8%). Torna in alto il vino (+10,8%), dopo aver sofferto a fine 2009. I dati sono resi noti in apertura del VII Forum dei Giovani imprenditori di Federalimentare ‘Alimentare, l’impresa globalè, in programma fino a domani a Savelletri di Fasano (Brindisi).
Il made in Italy è insomma ‘di casa’ su un mercato europeo che apprezza sempre di più i sapori mediterranei – sottolineano i Giovani di Federalimentare – Discorso che vale anche per i ristoranti italiani, moltiplicatisi nelle grandi città europee. Parigi ne conta ben 400, seguita da Francoforte (200), Londra (150), Colonia e Zurigo (100). E anche la preoccupante diffusione dei finti cibi italiani nei supermercati d’Europa – sottolineano i Giovani di Federalimentare – è la conferma di quanto siano apprezzati i prodotti del Bel Paese.
Il principe dell’ export alimentare è il vino, che da solo rappresenta il 17% circa del totale per un fatturato pari a 2,1 miliardi di euro. In generale i consumatori europei preferiscono il rosso al bianco, mentre per le occasioni di festa scelgono le intramontabili bollicine: l’export degli spumanti italiani vale 190 milioni di euro. Nella classifica dei più esportati ci sono quindi i dolci – dai biscotti ai pandori e panettoni -, per un valore di oltre 1,6 miliardi di euro e il 13% di quota.
Medaglia di bronzo è la pasta: le esportazioni di spaghetti & C. valgono 1,3 miliardi di euro, per una quota superiore al 10%. "Le prossime sfide che riguardano il futuro del settore alimentare – osserva Annalisa Sassi, presidente dei Giovani imprenditori di Federalimentare – sono consolidare la nostra presenza nella spesa quotidiana alimentare del Vecchio Continente ma soprattutto mirare ai nuovi mercati emergenti come quello asiatico".