Alitalia-Air France, la confusione del governo indebolisce le trattative

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Alitalia-Air France, la confusione del governo indebolisce le trattative

28 Dicembre 2007

Il governo ha mosso un altro passo importante per il
trasferimento dell’Alitalia sotto il controllo dell’Air France. Ma a un pizzico
di decisionismo, interpretato da Tommaso Padoa-Schioppa, si affianca una
montagna di confusione. Il ministro del tesoro è corso in sala stampa a Palazzo
Chigi per informare, al termine del consiglio, che c’era stato un orientamento
favorevole alla cessione ai francesi e che lui stesso aveva ricevuto un mandato
a trattare della durata massima di otto settimane.

Scendendo le scale
rapidamente Padoa-Schioppa è riuscito ad evitare che dichiarassero prima altri,
ma non ha potuto risparmiarsi le precisazioni successive. Così Alfonso Pecoraro
Scanio si è premurato di ricordare che non “c’era stato nessun voto e nessuna
discussione su Alitalia e che il governo non interferirà fino alla proposta
finale”, mentre Paolo Ferrero ha fatto sapere di essere stato l’unico a
esprimere perplessità sulla scelta di una trattativa unica con Air France. Nel
frattempo il titolo tornava in Borsa e segnava un discreto rialzo,
posizionandosi intorno ai 76 centesimi, il tutto sotto lo sguardo stupito di un
analista colpito dalla tendenza del mercato di valutare l’Alitalia molto più
dei 35 centesimi per azione che corrispondono, implicitamente, all’offerta dei
francesi.

In più: Padoa-Schioppa informava i pochi presenti in sala
stampa che lo stato italiano avrebbe comunque, con ogni probabilità, mantenuto
una quota azionaria di Alitalia, cioè che non avrebbe ceduto del tutto la quota
che ora è in mano al Tesoro e che è pari al 49,9%.

Quindi, per riepilogare, c’è un mandato a trattare in
esclusiva che non è proprio stato regolarmente votato (tanto che lo stesso
Padoa-Schioppa ha detto che comunque si dovrà tornare in Consiglio dei ministri
per ratificare qualunque decisione). Il mandato è di otto settimane. Due mesi,
molto di più rispetto a quanto indicato come scadenza inderogabile e tassativa,
cioè il 15 gennaio,  per evitare il
peggio da parte del presidente e amministratore delegato dell’Alitalia,
Maurizio Prato. In più non è neanche del tutto chiaro se si sta procedendo a
una cessione del controllo o al passaggio di una quota azionaria rilevante ma
mantenendone una altrettanto importante.

Insomma: non è chiaro se c’è il mandato a trattare, la
durata prevista non è coerente con le condizioni finanziarie della compagnia,
l’intera operazione sta cambiando natura sotto i nostri occhi. Il tutto mentre
la Borsa si comporta in modo apparentemente irrazionale.

Non è quello che si poteva desiderare. E certamente, da questo
quadro confuso, la posizione negoziale del governo nei riguardi di Air France
diventa meno forte. E cresce il rischio che l’azienda venga ulteriormente
svalutata, con la conseguenza di cederla a un valore ancora minore e
soprattutto potendo porre meno condizioni (di occupazione e di copertura dei
voli) a tutela degli interessi italiani.