Alitalia, solo con il nuovo acquirente il Governo può convincere Bruxelles
22 Maggio 2008
Alitalia torna in primo piano nell’agenda di governo. La decisione annunciata da Tremonti di destinare a patrimonio netto il prestito ponte da 300 milioni serve a risolvere un problema contabile, ma lascia aperta la partita su tutti gli altri fronti. Lunedì il cda della compagnia dovrà esaminare il bilancio 2007 : il rischio è che scatti l’obbligo di convocare l’assemblea per un’immediata ricapitalizzazione (come previsto dall’articolo 2447 del codice civile in caso di perdite eccessive). La mossa del ministro dell’Economia serve proprio ad aggirare questo ostacolo e ad assicurare la continuità aziendale. Rischia però di complicarsi la partita con Bruxelles.
È evidente che i 300 milioni, sia se considerati come prestito, sia se destinati a capitale, rappresentino un intervento pubblico a sostegno della compagnia. Ma ciò non significa necessariamente una bocciatura dell’operazione se si riuscirà a dimostrare che questi soldi sono davvero risolutivi per il futuro di Alitalia. E c’è un solo modo per farlo: convincere i commissari che all’orizzonte c’è un acquirente certo e affidabile. Ecco perché il superconsulente scelto da Berlusconi, Bruno Ermolli, deve accelerare sul fronte della cordata italiana (Ap Holding di Carlo Toto, Intesa Sanpaolo, fondazioni bancarie e industriali interessati). Oppure bisogna trovare un accordo rapido con un partner internazionale (si parla di Lufthansa, Aeroflot e di un ritorno in pista di Air France-Klm).
Tutti gli altri argomenti rischiano di essere scartati dall’Ue. Come ad esempio quelli sostenuti dal senatore del Pdl, Luigi Grillo, relatore nell’aula di Palazzo Madama del decreto approvato ieri con cui si è erogato il prestito ponte da 300 milioni. E cioè che l’obiettivo è di «garantire, per il tempo strettamente necessario, un servizio pubblico essenziale al fine di evitare l’interruzione della continuità territoriale e problemi di ordine pubblico».
Sul primo punto la Commissione Ue potrebbe obiettare che la coesione territoriale può essere garantita anche dal mercato, senza bisogno dell’intervento statale. Per quanto riguarda i problemi di ordine pubblico, l’Ue sa bene che qualunque crisi aziendale comporta drammatiche conseguenze, ma queste vanno gestite non mantenendo in vita l’impresa attraverso reiterati sussidi, altrimenti tutti i processi di ristrutturazione e di risanamento industriale potrebbero essere messi sulle spalle dello Stato.
Nel frattempo arrivano nuovi segnali da Bruxelles. "Siamo sempre in corso di valutazione delle azioni intraprese dalle autorità italiane", ha detto oggi la portavoce della commissione Ue, Pia Ahrenkilde in merito alla decisione del Governo di convertire il prestito ponte in patrimonio netto.
Nessun commento dettagliato, anche perché il provvedimento non è ancora arrivato all’Esecutivo comunitario. Ma la portavoce ha ricordato che "il termine ultimo entro cui l’Italia dovrà comunicare tutte le informazioni è il 30 maggio". Il tempo stringe. E la via d’uscita è sempre più stretta.