Alla Camera volano parole pesanti ma l’Aula dà il via libera allo scudo fiscale

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Alla Camera volano parole pesanti ma l’Aula dà il via libera allo scudo fiscale

02 Ottobre 2009

Via libera definitivo dalla Camera allo scudo fiscale. La norma approvata con 270 voti a favore (250 i no e due le astensioni) ora passa al vaglio del presidente della Repubblica. L’opposizione ha scatenato una durissima battaglia parlamentare contestando il provvedimento e non sono mancati momenti di forte tensione specie quando l’Idv con Barbato ha definito “mafioso” Berlusconi. La maggioranza ha chiesto che il deputato fosse allontanato dall’Aula ma Di Pietro e i suoi hanno mostrato quaderni rossi a simboleggiare l’agenda rossa di Paolo Borsellino. Risultato: seduta sospesa per alcuni minuti ma alla ripresa il clima non è cambiato. Questa volta l’Idv ha ingaggiato una schermaglia verbale con la Lega, poi chiusa dall’intervento del presidente di turno, Rosy Bindi. Non solo: le parole di Barbato saranno valutate dall’ufficio di presidenza. Lo ha annunciato il presidente della Camera Gianfranco Fini che da parte sua, ha rilevato “la gravità oggettiva” delle frasi pronunciate contro il premier. Ma le polemiche non sono confinate allesole  aule parlamentari.

LaVoce.info, il sito degli economisti fighetti di Tito Boeri, pesta duro sullo scudo fiscale. Lo fa pubblicando un commento al vetriolo di Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, due note e brave accademiche di area prodiana. Il tema portante del loro intervento è che l’attuale scudo sarebbe un’amnistia sotto mentite spoglie: “Il condono diventa […] una sorta di amnistia, per reati che per la loro gravità potrebbero essere puniti con pene fino a sei anni di reclusione.  E’ per questo che nel dibattito parlamentare si è chiesto di valutare se per  la sua approvazione non  fosse necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, richiesta appunto dalla nostra Costituzione per le amnistie”. Non intendo sostituirmi a chi della difesa dello scudo fiscale ha fatto una priorità politica, ma qualche sassolino dalla scarpa vorrei togliermelo anch’io.

A mio avviso, infatti, il duo Giannini-Guerra ha ampio titolo per dirsi indignato e contrario allo “scudo”, e dirne ogni male possibile. Ma da lì fino a definire il condono una cripto-amnistia ed evocare lo spettro di un provvedimento incostituzionale ne passa!  

Il ritornello sullo scudo-amnistia gira da troppo tempo perché si possa far finta di niente e tirare avanti. Tremonti, che ha un debole per il paradosso, ha citato Stalin in una recente intervista a Cazzullo sul Corriere della Sera: “i fatti sono testardi”. Mao Tze Tung, per parte sua, era invece solito ripetere: “Grande è la confusione sotto il cielo, dunque tutto è stupendo". E per il commento de La Voce, quest’ultimo detto calza a puntino.

L’approccio delle autrici è infatti sbagliato sotto tre diversi profili: economico, giuridico e politico.

Sotto il profilo economico, ricordo che lo scudo serve fondamentalmente a fare cassa. In passato la ricetta ha funzionato benissimo, tanto che con l’introito finanziario della L. 289/2002 l’Italia è stata in grado di impedire il superamento della soglia del Patto di stabilità e crescita e cioè di rispettare proprio gli impegni presi in ambito UE

Sotto il profilo giuridico, poi, la Voce tira in ballo nientemeno che la Costituzione. La sequenza logica del duo Guerra-Giannini, più in dettaglio, è questa: a) lo scudo è un’amnistia, b) l’amnistia, secondo l’art. 79, comma 1 della Costituzione, deve essere concessa per legge e con maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, c) poiché lo scudo non è stato approvato nel rispetto di questa procedura, esso è incostituzionale… Ebbene: chi di Costituzione ferisce, di Costituzione perisce! La Corte Costituzionale, infatti, con l’ordinanza numero 109 del 9 aprile 2009 scorso ha negato – per l’ennesima volta –che un condono che introduce cause di esclusione da punibilità penale sia incostituzionale. C’è dell’altro: la Corte ha addirittura richiamato  le precedenti occasioni nelle quali ha affrontato lo stesso problema, e lo ha sempre risolto escludendo che la scelta legislativa abbia compromesso i valori costituzionali o ne abbia aggirato le guarentigie.

Sotto il profilo politico, infine, mi limito a osservare che il pulpito da cui la Giannini e la Guerra predicano è quantomeno peculiare, dal momento che proprio il governo Prodi, per cui entrambe hanno lavorato, ha varato un maxi-indulto!