Alla Diaz quella notte i poliziotti avevano ragione

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Alla Diaz quella notte i poliziotti avevano ragione

14 Novembre 2008

 

Nessun complotto poltico per calcare la mano contro i manifestanti. Nessuna prova di false prove concordate dall’alto. Nessuna macelleria messicana. E soprattutto nessun processo sommario contro la polizia che avrebbe portato a quell’atmosfera da anni ’70 che poi servì come base giustificazionista per il terrorismo delle Brigate rosse.

Alla fine, nonostante la disperata propaganda contro le forze dell’ordine che è andata avanti per anni soprattutto nelle more dell’ex governo Prodi, il Tribunale di Genova si è dimostrato più equilibrato di quanto si era temuto. Sicuramente più “terzo” rispetto a un’accusa che voleva seppellire sotto più di un secolo di carcere gli imputati coinvolgendo anche le massime istituzioni dell’epoca, a cominciare dall’ex capo della polizia Gianni de Gennaro.

Alla fine i colpevolisti interessati si dovranno “accontentare” di  tredici condanne, per un totale di 35 anni e sette mesi, contro gli oltre 108 chiesti dall’accusa. Per non parlare delle 16 assoluzioni.

Tutti i vertici della polizia sono stati assolti, anche se alcuni giornali preferiscono usare oggi l’espressione “l’hanno fatta franca”: da Francesco Gratteri, ex capo dello Sco ora direttore dell’Anticrimine a Giovanni Luperi, ex vicedirettore Ucigos, ora all’Aisi, cioè l’ex Sisde, passando per Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore Sco e ora a del servizio centrale operativo della Polizia, per concludere con Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese.

La condanna più pesante a 4 anni di reclusione è stata inflitta a Vincenzo Canterini, nel 2001 comandante del settimo nucleo sperimentale di Roma.

Il suo vice, Michelangelo Fournier, si è preso a 2 anni di reclusione. 3 anni, invece, per gli otto capisquadra al comando di Canterini: Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone.

Le altre condanne riguardano Pietro Troiani, ex vicequestore aggiunto di Roma, 3 anni, e Michele Burgio, suo assistente, 2 anni e sei mesi: sono stati ritenuti i protagonisti della vicenda delle due bottiglie molotov “portate” dentro la scuola per giustificare la perquisizione. Canterini e gli altri condannati dovranno risarcire le parti civili per una cifra che supera i 700 mila euro.

Ovviamente la serata di ieri è stata caratterizzata da reazioni di segno opposto: l’estrema sinistra non più presente in Parlamento ha parlato di “amnistia a senso unico” e si è unita idealmente a quei cori di “vergogna , vergogna” che già avevano accolto la lettura del verdetto in aula dopo le 21; tutti gli altri, dall’Udc al Pdl, ai vari sindacati di polizia, avevano invece salutato l’equilibrio di una sentenza che era stata attesa come il segnale di un guerra ideologica in atto tra la polizia e una certa parte della magistratura.

Nel merito c’è da sottolineare quello che la maggior parte degli organi di informazione schierati “senza sé e senza ma” contro le forze dell’ordine avevano tralasciato di far conoscere ai propri lettori. Ad esempio che che la polizia non era intervenuta per vendicarsi di due giorni di guerriglia urbana iniziati il 20 luglio 2001, ma solo perché due camionette erano state prese a sassate fuori dall’istituto e perché dalle finestre hanno continuato a tirare pietre sugli agenti .O che all’interno della scuola c’erano armi, striscioni e tute nere compatibili con quelle indossate dai black bloc.

Inoltre è stato provato che l’agente Massimo Nucera era stato veramente aggredito con un coltello che gli aveva tagliato il giubbotto mentre solo due o tre manganelli su oltre cento erano stati trovati positivi agli esami del dna con liquido biologico appartenente alle parti lese, cosa che dimostrerebbe che il film visto all’interno della Diaz non era quello della famosa “macelleria messicana”.

Non solo, che i feriti trovati all’interno della Diaz non l’hanno raccontata tutti giusta: molti sarebbero stati colpiti nel corso degli scontri di piazza del giorno precedente e anche le perizie hanno confermato questo.

Per quanto riguarda il trasporto delle molotov e i falsi compiuti per giustificare l’irruzione notturna non esistono prove certe che queste cose siano state concordate con i vertici della polizia né che siano state coperte in seguito. La responsabilità penale resta personale e le prove delle famose intercettazioni sbandierate per mesi su tutti i giornali colpevolisti non hanno retto al vaglio dei riscontri processuali.

A qualcuno potrà dispiacere, ma uno stato di diritto si comporta così e non cerca conferme a teoremi già precostituiti, per usare le parole del segretario del sindacato di polizia Coisp (Coordinamento indipendente sindacale di polizia) Franco Maccari, ma semplicemente le prove di una colpevolezza ipotizzata dai pm o di un’innocenza presunta dalla Costituzione.