Alla sicurezza non servono bluff ma certezze e risorse
24 Ottobre 2007
E se il Consiglio dei Ministri di ieri avesse approvato
i disegni di legge che integrano il “pacchetto sicurezza”? Il Governo avrebbe
evitato una pessima figura; ma sarebbe cambiato qualcosa rispetto al flop che
sintetizza l’esito della seduta? C’è da dubitarne; al di là del merito, emergono
due nodi strutturali: a) il contenitore scelto per il “pacchetto” non è un
decreto legge; b) esso viene suddiviso in quattro disegni di legge. Ciò vuol
dire che: a) norme di cui si discute in termini di emergenza da due mesi,
se e quando fossero varate dal CdM, non entrerebbero immediatamente in vigore,
ma comincerebbero a essere discusse – discusse, non approvate – a partire dal mese
di gennaio 2008, visto che fino a Natale il Parlamento è impegnato con la Legge Finanziaria;
b) lo “spacchettamento” in quattro disegni di legge dell’originario
“pacchetto” è l’evidente sintomo della riserva mentale di mandare
avanti qualcuno dei quattro e di tenerne al palo qualche altro.
Si dà il caso però che il Governo non sia
riuscito a trovare un accordo neanche su quella che sarebbe stata una mera
esercitazione tecnica. Ciò non è frutto del caso. La Sinistra ha scoperto che
in Italia esiste il problema della sicurezza nel mese di agosto 2007. Si è divisa
sulla questione delle sanzioni per i lavavetri, sulla banca dati della identità
genetica (il dna) e sulle limitate modifiche ipotizzate alla legge Gozzini. Non
è riuscita, tuttavia, a sottoporre a revisione critica ciò che ha orientato la
sua azione alla fine degli anni 1990 e a partire dal maggio 2006, quando ha
ripreso a governare. Perché meravigliarsi dell’abbassamento del livello di
tranquillità delle città italiane, se ciò che è accaduto negli ultimi 17 mesi è
l’esito coerente dell’applicazione del Programma dell’Unione? Un’applicazione
iniziale e parziale: ma se ne ha già abbastanza! Vogliamo rileggere, in quel
malloppo di 281 pagine, qualche assunzione di impegno sul tema? Si spazia dalla
disarticolazione della legge sull’immigrazione, realizzata per via
amministrativa (pag. 250 del Programma), alle varie forme di intimidazione
delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico (attraverso la
definizione di regole per migliorare la loro riconoscibilità durante le
operazioni di ordine pubblico – pag. 80 – e l’insistenza per la Commissione sul G8);
dall’approvazione dell’indulto (pag. 64 del Programma) al taglio di oltre un
miliardo e mezzo di euro per il comparto Viminale tra la Finanziaria 2007 e
quella per il 2008.
Il
Centrosinistra dà seguito a ciò che si è assunto l’impegno di realizzare, al di
là delle richieste e delle necessità esposte da sindaci, che pure sono stati
eletti nel medesimo schieramento. D’altronde, tra i fattori che garantiscono un
livello accettabile di sicurezza particolarmente importanti sono quelli relativi
a una congrua dotazione di uomini e di mezzi per le forze di polizia e al
rispetto effettivo delle regole (non solo di quelle scritte nel codice penale).
Il governo Prodi è gravemente responsabile di avere, in poco più di un anno,
privato il sistema sicurezza di risorse essenziali e di aver accentuato il
tasso di illegalità, consolidando la convinzione che violare le regole resta
senza conseguenze nella gran parte dei casi. Nulla impedisce a un poliziotto di
togliere dalle strade accattoni, prostitute, trans e rispettivi sfruttatori, imbrattatori
di muri, e così via: se hanno iniziato a farlo a Firenze, e in altre città, è
proprio perché la legge lo consente (o lo impone). Non servono nuove figure di
reato per questi illeciti da strada: serve la puntuale applicazione di regole
la cui inosservanza è stata colpevolmente tollerata. Se poi si volesse realmente
impostare una politica per la sicurezza diversa, la prima immediata misura da
adottare – invece di avvitarsi su improbabili “pacchetti” – è il ripristino delle
risorse finanziarie. Per mantenere gli standard di spesa per la logistica, per
i mezzi e per la manutenzione seguiti negli anni precedenti al 2007. Per
coprire i vuoti di organico. Quindi, per remunerare adeguatamente il personale:
per es., defiscalizzando le indennità operative, corrispondendo lo
straordinario effettivamente prestato, finanziando il riordino delle carriere,
bloccato per iniziativa del Governo, nonostante le assicurazioni di segno
contrario fornite in Parlamento dai rappresentanti dello stesso Esecutivo. La Sinistra non è in grado
di operare neanche questo primo passaggio: per questo è necessario che la sua
esperienza di Governo finisca al più presto.