Allah è grande, la voce dei muezzin risuona in tutta Minneapolis
03 Giugno 2022
“Allah è grande e Maometto il suo Profeta”. L’adhan, la chiamata all’islam, risuona a Minneapolis. La preghiera si mescola alle canzoni di Prince trasmesse dai locali. Si confonde nel traffico rumoroso nella “Twin Cities”. E’ interrotta dalle sirene che annunciano l’arrivo dei tornado estivi venuti a spazzare il Minnesota. Minneapolis è la prima città negli Usa dove più volte al giorno gli americani ascolteranno la preghiera islamica amplificata.
La Società Islamica del Nord America, la più importante organizzazione nonprofit musulmana negli Usa che nel 2013 ha affidato a una donna il discorso di apertura della propria conferenza annuale, ha ottenuto che i muezzin possano trasmettere ai giusti decibel la preghiera che invoca Allah e Maometto.
La crescita dell’Islam nelle città Usa
Si tratta di un risultato storico per la comunità somala di fede musulmana che si è insediata a Minneapolis dopo la guerra nel Paese africano degli anni Novanta. L’adhan esorta i maschi musulmani alla preghiera, ma non prescrive la stessa cosa per le donne. I musulmani in città sono 180mila, il 5 per cento della popolazione, quando la media musulmana negli Stati Uniti è l’uno per cento. Di questo passo, i dati indicano che quella musulmana diventerà la principale religione nella capitale del Minnesota.
Religione e spazio pubblico
L’adhan che risuona a Minneapolis è il segno che i musulmani ci sono, vogliono farsi sentire e desiderano integrarsi. Le chiese cristiane locali, sottoposte da anni alle pressioni dei gruppi radicali laicisti che vorrebbero zittire le campane in nome di una visione tesa a escludere la religione dallo spazio pubblico, hanno accolto favorevolmente la decisione di amplificare i muezzin. Anche se c’è una differenza tra il suono delle campane delle chiese e parole, concetti, idee trasmessi da una dozzina di moschee in tutta la città.
La Società islamica del Nord America professa il dialogo interreligioso già dall’attentato alle Torri Gemelle, quando prese posizione per condannarlo. I vertici dei centri islamici di Minneapolis sono composti da musulmani istruiti, ben collegati tra loro. Una piccola e media borghesia agiata che afferma con forza di voler prendersi cura dei quartieri periferici. Chiedono sicurezza, autonomia e libertà di culto.
Yes, Islam in my backyard
Per non creare attriti con le comunità locali, gli ambasciatori della Società Islamica del Nord America sono andati casa per casa nei sobborghi. Hanno spiegato perché avevano chiesto di trasmettere in città la chiamata ad Allah. Nel corso degli anni sono state poche le voci di politici americani critiche verso la Società Islamica del Nord America.
Il senatore Charles Schumer agli inizi degli anni Duemila scrisse all’ispettorato generale del Federal Bureau of Prisons dicendo che la Società islamica promuove il wahhabismo. Una delle denominazioni religiose del mondo musulmano che interpreta alla lettera il Corano. Accuse rispedite al mittente.
La “piccola Mogadiscio” e le accuse di legami con il terrorismo
L’ex senatore repubblicano Kyl ha detto che la società “è accusata di avere legami con gli estremisti islamici”. Kyl cita il libro di Paul Sperry dal provocatorio titolo “Infiltration: How Muslim Spies and Subversives have penetrated Washington”. Il giornalista investigativo della Alt-Right Steven Emerson ha accusato più apertamente la Società Islamica di legami con il terrorismo, tirando in ballo la taqiyya.
La taqiyya è un oscuro concetto della teologia islamica. Viene usato per dire che l’islam moderato è meno moderato di quello che sembra. Si accusa l’islam politico di parlare con una voce più tenue e dialogante nel Dar al-Harb, la ‘casa della guerra’, i Paesi dove si cerca di impedire la pratica della religione musulmana, e usare altri toni più accesi nel Dar al-Islam, i Paesi sotto la sovranità del Corano.
Fratelli Musulmani tra lobby e relazioni istituzionali
Secondo l’accademico ed esperto in sicurezza Lorenzo Vidino, la Società Islamica è una costola della Fratellanza Musulmana. La potente organizzazione islamica che in Occidente si è conquistata visibilità nella opinione pubblica, stringendo mani al Congresso e nei parlamenti europei per affermare la propria agenda politica.
Cbs nel 2014 raccontava che Minneapolis era diventata terreno fertile per il reclutamento degli estremisti islamici. Soprattutto nei quartieri periferici della “Piccola Mogadiscio”. L’anno successivo la rivista New Yorker ha scritto degli arresti di piccoli gruppi di presunti “foreign fighters” che si preparavano a partire per combattere in Siria.
In dieci anni molte cose sono cambiate. Allah è grande, la chiamata all’islam dei muezzin risuona tra le strade e le case della grande città americana. Intanto, l’autrice dell’attacco bomba del 2017 a una moschea di Minneapolis, Emil Clair Hari (una seguace delle milizie paramilitari americane che ora si professa transgender) sconta la sua pena a 53 anni di prigione negli Usa. L’attacco danneggiò l’edificio che ospitava la moschea senza provocare morti o feriti, scatenando la naturale indignazione delle comunità islamiche.