Alle Primarie Renzi ha bisogno di voti e affluenza
08 Dicembre 2013
di Joe Galt
Oggi gli iscritti del Pd e i cittadini italiani scelgono chi, tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati, guiderà il partito. "Chiedo a tutti un ultimo sforzo: parlate con tutti, uno per uno, casa per casa. Dai, che questa è #lavoltabuona!", ha scritto su Facebook Matteo. "Noi non siamo il volto buono della destra, noi siamo la sinistra. Noi non siamo il volto politico della moda o di Zelig, noi siamo la sinistra", ha attaccato Cuperlo da Bologna.
Ma è Civati a porre la vera questione: "I gufi sono appollaiati sui gazebo da qualche giorno e sperano che le primarie vadano male perché così non cambia niente. Già la partecipazione sarebbe un segnale", dice dalla Sardegna. Effettivamente il rischio che le Primarie del 2013 siano sottotono c’è. La forchetta, secondo La Stampa, oscilla tra 900mila e il milione e mezzo di elettori e nel primo caso sarebbe un vero flop. Negli altri due appuntamenti del passato, le Primarie del 2007 e del 2009, a votare furono oltre tre milioni di persone (tre milioni e mezzo nel 2007).
Tanto che è dovuto scendere in campo il professor Prodi annunciando di averci ripensato e che domani sarà ai Gazebo per dare il suo voto. "Il fatto che Prodi abbia cambiato idea è positivo e apprezzato dalla comunità dei democratici italiani perché è una scelta importante che spinge al voto e sono convinto che possa far crescere la partecipazione", ha commentato il segretario uscente, il traghettatore Guglielmo Epifani. Se Renzi resta il favorito, dunque, il sindaco di Firenze è davanti a due incognite pesanti.
La prima è appunto la partecipazione. Se i votanti delle tanto invocate Primarie aperte fossero meno di un milione molta della retorica sul fatto che Renzi è un politico capace di attrarre consenso al di là del suo schieramento sarebbe messa fortemente in discussione. E se lo scenario fosse questo, Renzi non può neanche accontentarsi di vincere superando di poco il 50 per cento dei voti. Alle Camere lo aspettano gruppi parlamentari piddini agguerriti, poco disposti ad accettare l’idea della "fine delle correnti" interne. Renzi dunque deve vincere con un ampio margine e portando tanta gente a votare.