All’Ecofin Tremonti dà la linea su come tenere insieme rigore e crescita

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All’Ecofin Tremonti dà la linea su come tenere insieme rigore e crescita

05 Ottobre 2011

Contagio bancario, conti pubblici, sistema pensionistico ed occupazione. E’ un Tremonti a tutto campo quello che dal vertice Ecofin in Lussemburgo si esprime sullo stato dell’economia nazionale. La considerazione più preoccupata riguarda le banche che, secondo il ministro, stanno risentendo enormemente della crisi dei debiti sovrani. Se nel 2008 avvenne il passaggio della crisi dal settore finanziario a quello pubblico, come conseguenza del crack Lehman Brothers, oggi il rischio è quello di un contagio di segno opposto, ovvero dal pubblico al privato.

Il caso Dexia è esemplificativo. Nella giornata di ieri, la banca franco-belga è affondata in Borsa (il titolo è arrivato a perdere fino al 37%), a seguito di un possibile smantellamento della banca. Le cause della crisi dell’istituto stanno nell’eccessiva esposizione dell’attivo patrimoniale nei confronti dei titoli di stato greci, portoghesi, olandesi e irlandesi per complessivi 21 miliardi di euro. I governi francese e belga hanno fatto intendere di voler prestare la loro garanzia, ma se questa promessa può rappresentare la salvezza per l’istituto, allo stesso tempo trasferirebbe nuovamente il rischio al settore pubblico.

Per le banche italiane, il rischio è invece quello di un aumento del prezzo dei finanziamenti, per effetto del continuo aumento degli spread, che potrebbe generare un ulteriore restringimento del credito. Tremonti ha anche parlato del rapporto tra conti pubblici e crescita. Il pareggio di bilancio, nelle sue parole, rappresenta una sicurezza e l’Italia è una delle poche nazioni che registra un saldo primario in avanzo (nel 2011 è quantificato in 14 miliardi di euro, nel 2014 a 97 miliardi), e questo contribuirà certamente alla riduzione dello stock di debito pubblico.

Da questo punto di vista Tremonti ha ragione, manovre fiscali restrittive per riequilibrare il bilancio dello Stato sono sconsigliabili, dal momento che se, da una parte, generano effetti positivi sul bilancio, dall’altra creano effetti negativi diretti sul Pil. Il focus deve essere ora sulla crescita, attraverso l’adozione delle misure che da tempo sono state scritte nei libri bianchi ma che fino ad ora non hanno ancora trovato attuazione. A questo riguardo, le aspettative relative al prossimo decreto sviluppo sono elevate ed è auspicabile che questa volta il Governo inserisca tutte le misure di cui l’economia ha bisogno per poter esprimere completamente il suo potenziale produttivo.

Capitolo pensioni. Tremonti ha ricordato il giudizio positivo espresso dall’Europa sul nostro sistema pensionistico. Da questo punto di vista, per effetto degli ultimi interventi di riforma in materia di requisiti di accesso alla pensione, l’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil dovrebbe ridursi in media di 1,4 punti percentuali annui nel periodo 2015-2040, dall’attuale livello pari a circa il 15,5-15,6%. Tuttavia, è bene considerare che anche questo indicatore dipende dal tasso di crescita dell’economia, ed è quindi scontato sottolineare come la mancanza di una crescita sostenuta potrebbe creare problemi alla sostenibilità del sistema pensionistico nel suo complesso.

Inoltre, se l’innalzamento dell’età pensionabile ha degli effetti positivi sul bilancio statale, ancora incompleto è il processo di riforma delle politiche di reinserimento nel mondo del lavoro dei lavoratori più anziani rimasti disoccupati. All’aumentare dell’età, infatti, diminuiscono le possibilità di trovare un nuovo impiego, soprattutto per certe categorie di lavoratori, che potrebbero trovarsi per diversi anni nella peggiore delle situazioni, ovvero l’essere "troppo anziani per lavorare, troppo giovani per andare in pensione".  Sarà questo un fenomeno economico e sociale che l’Italia si troverà ad affrontare a breve.

Occupazione. Tremonti ha affermato che l’Italia sta meglio della media UE. Gli ultimi dati Istat mostrano come ad agosto il tasso di disoccupazione si sia ridotto di -0,1 punti percentuali (da 8% a 7,9%), mentre nell’eurozona il tasso registrato nello stesso mese è stato pari al 10%. In Spagna, per esempio, si è registrato un aumento della disoccupazione pari al +2,3%. Nonostante questi dati sembrino dare ragione a Tremonti, è necessario comunque ridurre al più presto la disoccupazione giovanile, ancora ad un livello insostenibile (27,6%) e il tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro, se si pensa che al Sud una giovane donna su due è senza lavoro.

Per poter migliorare l’occupazione è necessario ripensare ad un nuovo sistema di contrattazione salariale, più decentrata ed individuale, superando le ben note inefficienze causate dalla contrattazione centralizzata. E’ inoltre fondamentale rafforzare il sistema di monitoraggio da parte di scuole e università sui mismatch che si verificano sul mercato del lavoro. Una migliore allocazione dei diplomati e laureati nei settori dove si registra un eccesso di domanda, a fronte di altri ormai saturi (ad esempio, l’avvocatura), sortirebbe un duplice vantaggio: un aumento generalizzato dell’occupazione giovanile e un parallelo aumento delle retribuzioni nei settori nei quali avviene la correzione dell’eccesso di offerta.