All’Eurogruppo i ministri dell’eurozona scelgono di non impiccarsi al rigore
10 Luglio 2012
L’Eurogruppo che ha riunito lo scorso 9 Luglio i ministri dell’economia dei paesi dell’eurozona, tra cui il potente ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha partorito due rassicuranti misure da dare in pasto ai mercati, e lo ha fatto sui capitoli Spagna e fondo di stabilizzazione europeo, ESM.
Per quanto riguarda i nodi iberici, saranno messi a disposizione della Spagna, già a partire dalla fine di Luglio, aiuti alle banche per un ammontare parziale di 30 mld di euro su un totale di 100 mld. I prestiti saranno elargiti su base contrattuale e il rimborso da parte delle banche avverrà in lassi quindicennali. Il titolare dell’economia di Berlino ha affermato che saranno imposto dei tetti agli stipendi e ai bonus dei dirigenti delle banche oggetto di ricapitalizzazione.
Accanto al nodo bancario, il governo di Madrid, rappresentato a Bruxelles dal ministro dell’economia Luis de Guindos, potrà ritardare al 2013 il rientro sul deficit, che nel 2011 si era attestato al 6,3%, dall’8,3% zapaterista del 2010 (tanto per dare qualche termine di paragone, il deficit italiano sul 2011 si attesterebbe, secondo le stime Eurostat, al 3,9%, ben al di sotto della media dell’eurozona, 4,5%, e del 4,1% dell’Ue).
Le banche spagnole saranno inoltre chiamate a far confluire dentro una asset management company – una grande fondo di stoccaggio e gestione – tutte le ipoteche tossiche che gli istituti di credito iberici, (Santander, BBVA, Caixa Bank, Sabadell, Bankinter, solo per fare alcuni nomi) hanno nelle proprie pance.
Una soluzione questa inizialmente non condivisa, almeno in principio, dal governo di Mariano Rajoy, che secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, avrebbe preferito creare delle piccole ‘bad bank’ da agganciare a ciascun istituto di credito ricevente prestiti europei, ciò per non penalizzare le banche meno esposte alla tossicità ipotecaria, e dunque più virtuose, certamente danneggiate da un accordo di settore.
Infine all’Eurogruppo il premier italiano Mario Monti ha incassato un altro sì sulla gestione delle risorse dello European Stability Mechanism, vincendo le resistenze dei governi di Germania, Finlandia e Olanda. Sarà la Banca centrale europea a gestire da intermediario e in funzione calmierativa, l’eventuale acquisto dei titoli di debito dei paesi dell’eurozona con tassi di rendimento in rapida ascesa.
In totale la Bce avrà a gestione 350 mld di euro, con i quali potrà acquisire sui mercati secondari titoli quali quelli italiani, spagnoli o portoghesi, ciò solo qualora fosse giudicato opportuno (da chi non si sa!) l’acquisto di bond. Un procedimento che ha la finalità, sul piano delle aspettative, d’arginare le dinamiche verso l’alto de rendimenti dei titoli di debito.
Tutto questo mentre in Germania imperversa una disputa attorno alla Suprema Corte federale, la massima autorità giurisprudenziale tedesca, che ha il compito di verificare la costituzionalità dello European Stability Mechanism, ovvero la costituzionalità degli impegni tedeschi al conferimento nello ESM di risorse federali.
Nella giornata di oggi lo stesso ministro Schäuble ha esercitato una velata pressione mediatica sulla Corte, affermando che “eventuali ritardi [nella presa della decisione da parte della Corte] potrebbero avere gravi conseguenze”. Evidentemente anche all’interno della compagine governativa tedesca si sente bisogno di ‘fare presto’. Forse perché anche a Berlino s’annuncia un inverno freddo, di recessione?
Quel che comunque è evidente è che a partire dal Consiglio europeo dello scorso 28-29 Giugno, passando per l’Eurogruppo dello scorso 8 Luglio, a livello europeo sta cambiando la posizione tedesca. L’arrivo a Parigi di un socialista e il rinsaldato asse Roma-Madrid, stanno lentamente spingendo il governo di Angela Merkel a cedere su alcuni capitoli, che solo 6 mesi fa nessuno avrebbe osato nemmeno sollevare.
L’Europa insomma ha preso la via di un maggiore equilibrio tra rigore e considerazioni legate al ciclo economico. Il tutto aspettando che si capisca da dove la crisi economica e fiscale dell’Europa (e domani degli Stati Uniti) origina: troppa spesa pubblica e troppe tasse.